LA CONFERENZA DI DURBAN
SALVIAMOCI CON IL PIANETA
Il 28 novembre si apre a Durban (Sudafrica) la 17 Conferenza(COP 17), per rispondere alla sempre più drammatica crisi ecologica. I rappresentanti di tutti i governi del mondo dovranno in dieci giorni trovare delle vie per bloccare il surriscaldamento del Pianeta. Dopo i fallimenti della Conferenza di Copenhagen(2009) e di Cancun(2010), un’altra sconfitta a Durban l’umanità non se la può permettere. Con i governi del Nord del mondo concentrati sui problemi della finanza, la crisi ecologica è passata in second’ordine.Purtroppo anche i media (sia stampa che TV) non hanno acceso i riflettori su questo problema fondamentale, rivelandosi così profondamente funzionali a questo Sistema economico-finanziario.Siamo grati al Papa Benedetto XVI perché spesso ritorna sui temi ecologici.Siamo altresì grati ai vescovi del Sudafrica che in una lettera inviata recentemente e letta in tutte le parrocchie, “vedono questo importante evento di Durban come un’occasione per riflettere”.I vescovi sudafricani affermano:”Questa crisi climatica globale pone una grande sfida spirituale a tutti i cristiani, alle altre fedi e a tutti gli uomini e donne di buona volontà, dato che è la conseguenza della distruzione della creazione di Dio a cui tutti in vari modiabbiamo contribuito. Siamo tutti convocati a cambiare mentalità e ad assumere nuovi stili di vita per ridurre la nostra dipendenza dall’energia fossile come il carbone e il petrolio.”
La situazione infatti climatica del Pianeta è grave.La comunità scientifica teme che, andando avanti così, la temperatura potrebbe salire del 3-4 gradi centigradi.E i tempi che abbiamo per evitare tale catastrofe sono brevi. Gli esperti affermano che, per evitare tale disastro, dobbiamo tagliare l’80% delle emissioni di gas serra entro il 2050. Purtroppo i governi sono prigionieri sia dei potentati economico-finanziari che dei potentati agro-industriali che traggono enormi profitti da questo Sistema. La finanza poi è talmente scaltra che vuole guadagnare anche sulla crisi ecologica, con la cosidetta ‘economia verde’. Ne sono espressione il ‘mercato del carbonio’, il ‘Redd+’ (produzione agro-forestale per bio-carburanti), la geo-ingegneria che introducono l’assurdo principio del ‘diritto ad inquinare’ e finanziarizzano la crisi ecologica, per poterci speculare.
Dobbiamo invece aiutare tutti i cittadini a capire che le ragioni fondamentali del disastro ecologico sono il nostro modello di sviluppo e il nostro stile di vita.Se tutti a questo mondo vivessero come viviamo noi occidentali ,avremmo bisogno di quattro pianeti terra come risorse e di altrettanti come pattumiere ove buttare i nostri rifiuti.
C’è bisogno di un grande lavoro di informazione e coscientizzazione che porti a una rivoluzione culturale . E’ quanto stiamo tentando di fare come Rete per la Giustizia Ambientale e Sociale (RIGAS). Chiediamo a tutte le realtà che lavorano sull’ambiente di fare RETE come abbiamo fatto per l’acqua.Insieme si può! E chiediamo a tutti di impegnarsi:
-a livello personale , con uno stile di vita più sobrio;
-a livello locale, con un riciclaggio totale dei rifiuti opponendosi agli inceneritori;
-a livello nazionale, con un bilancio energetico(mai fatto!) che riduca del 30% le emissioni dei gas serra entro il 2020;
-a livello europeo, sostenendo il Piano della Commissione Europea che prevede una riduzione per tappe dell’80% delle emissioni dei gas serra entro il 2050;
-a livello globale,iniziando un Fondo per le nazioni del Sud del mondo per fronteggiare i cambiamenti climatici; riconoscendo il debito ecologico delle nazioni del Nord nei confronti del Sud; estendendo il protocollo di Kyoto; tassando dello 0,05% le transazioni finanziarie; concedendo il diritto d’asilo per i rifugiati climatici; riconoscendo i diritti della Madre Terra.
E’ su queste basi che noi ci mobilitiamo come Rete in vista di Durban e di Rio+20 ,la conferenza indetta dall’ONU per il prossimo giugno.
E’ un momento gravissimo questo sia per il Pianeta sia per Homo sapiens.E la colpa è dell’uomo, soprattutto della nostra generazione! Giustamente il teologo cattolico americano Paul Collins ha scritto:” La generazione che ha vissuto dalla II guerra mondiale ad oggi sarà tra le più maledette della storia umana, perché nessuna altra generazione ha talmente danneggiato e sfruttato la terra come la nostra.”
Oggi lo sappiamo :o si cambia o si muore. A noi tocca lavorare dal basso in Rete per portare il nostro paese e il governo Monti (nel suo discorso al Senato ha menzionato trenta volte la parola crescita !) a mettere al centro dell’impegno politico il salvarci tutti insieme con il Pianeta Terra.
Alex Zanotelli
Napoli, 26 novembre 2011
venerdì 2 dicembre 2011
lunedì 7 novembre 2011
Dissesto idrogeologico, la Prestigiacomo svela il bluff del governo

La resa della ministra: «Fallita la prevenzione»
MALTEMPO. «Il piano straordinario per il dissesto è fermo al palo». In commissione Ambiente la Prestigiacomo svela il bluff del governo.
Meglio tardi che mai, verrebbe voglia da dire. Se non fosse che in gioco c’è l’incolumità di migliaia di persone. Sta di fatto che ieri, nel corso dell’audizione in Commissione ambiente del Senato, il ministro Prestigiacomo ha di fatto certificato il fallimento della politica ambientale dell’attuale esecutivo: «Di fatto il Piano straordinario per il dissesto in molte regioni è ancora fermo al palo. Ad oggi - aggiunge il ministro - al ministero dell’Ambiente non è stata assegnata alcuna risorsa». Come se non bastasse, «con il decreto legge di agosto, tutte le risorse Fas statali, incluse quelle per il dissesto, sono state cancellate». Obiettivo del Piano anti-dissesto, osserva Prestigiacomo, è quello di programmare in maniera unitaria le risorse disponibili realizzando «un complesso di interventi quanto più possibile organico e coordinato». Quello, insomma, che è mancato finora.
Il valore complessivo degli accordi di programma sottoscritti con le regioni è pari a circa 2.155 milioni di euro, così suddivise: 800 milioni delle risorse Fas statali destinate dalla Finanziaria del 2010, 400 milioni dal bilancio del ministero, 954 milioni delle risorse regionali. Il ministro precisa però che, «nel corso della discussione sul disegno di legge di Stabilità, ci sono state garanzie per un’assegnazione di 150 milioni». Risorse che, secondo Prestigiacomo, sono «assolutamente insufficienti». Infine nella legge di Stabilità - rileva il ministro - sono inclusi «gli interventi per il dissesto idrogeologico tra quelli finanziabili con il fondo per lo sviluppo e la coesione», oltre ad esserci «un’intesa per destinare a tale finalità 500 milioni». Situazione disperata, dunque, per un Paese dove il 9,8% della superficie «è ad alta criticità idrogeologica, mentre il problema del dissesto riguarda 6633 comuni in Italia». Ossia, l’81,9% del totale. Dura la reazione dell’opposizione alle parole del ministro. «Il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha certificato che il Piano straordinario per la messa in sicurezza del suolo non esiste più».
A sostenerlo, a nome dei senatori del Pd, Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, esponenti del Partito democratico in commissione Ambiente a Palazzo Madama. «Meglio di qualunque esponente dell’opposizione - affermano i due senatori del Pd - il ministro ha formalizzato il fallimento principale dell’impegno che il governo ha assunto sull’ambiente». In questo modo, concludono Della Seta e Ferrante, «nei giorni in cui ancora si piangono le vittime dell’alluvione che ha colpito Liguria e Toscana viene così messa in evidenza l’inadeguatezza dell’esecutivo». Divenuta «intollerabile» per Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd: «Sono anni - prosegue - che denunciamo il taglio metodico e continuativo delle risorse destinate alla manutenzione del territorio che, dai già insufficienti 500 milioni stanziati dal Governo Prodi, sono state in sostanza annullate». Secondo Roberto Reggi, sindaco di Piacenza e vice presidente Anci «investire sulla prevenzione al dissesto idrogeologico è diventata un’esigenza imprescindibile».
Il primo cittadino di fatto risponde anche alle dichiarazione del prefetto Franco Gabrielli. Il Capo della Protezione civile infatti, parlando della tragedia che ha colpito la Liguria, ha puntato il dito sulla politica del condono, ribadendo l’importanza della prevenzione a discapito di una cultura fatalista dei disastri. «In questi anni- ha aggiunto Reggi - come Anci, abbiamo contrastato la politica del condono proposta e reiterata dal governo, proponendoci come soggetti attuatori della prevenzione del dissesto idrogeologico. Non ci stiamo - aggiunge Reggi - ad essere considerati corresponsabili, o peggio, responsabili diretti dei disastri di questi giorni, occorrono risorse straordinarie che non possono essere attinte soltanto dai bilanci comunali ma che piuttosto debbono essere programmate attraverso un Piano nazionale di prevenzione».
Vincenzo Mulè
al link http://www.terranews.it/news/2011/11/la-resa-della-ministra-%C2%ABfallita-la-prevenzione%C2%BB
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Terra
mercoledì 26 ottobre 2011
Napoli come Parigi, l'acqua è di nuovo pubblica

COMUNICATO STAMPA
Napoli come Parigi, l'acqua è di nuovo pubblica
Il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua e il Comitato Acqua Pubblica Napoli salutano con gioia e soddisfazione il voto del Consiglio Comunale di Napoli che ha approvato, sostanzialmente all'unanimità, la trasformazione dell'azienda "Arin S.p.a." in “Acqua Bene Comune Napoli”, un ente di diritto pubblico che gestirà le risorse idriche.
Si tratta delle prima effettiva attuazione del voto referendario, e della volontà di 27 milioni di cittadini, in una grande città: a Napoli l'acqua torna pubblica.
Si compie il primo, storico, passo verso la ripubblicizzazione del servizio idrico nel nostro paese.
Ci aspettiamo adesso che tutte le altre città seguano l'esempio napoletano e che oltre alla ripubblicizzazione si vada nella direzione di una reale partecipazione dei cittadini e dei lavoratori nella gestione del Servizio Idrico Integrato.
Da oggi, 26 ottobre, inizia il percorso della gestione pubblica e partecipata del servizio idrico, a cui tutti i cittadini e tutte le cittadine saranno chiamati a contribuire.
L'acqua torna ed essere un bene comune e nessuno, d'ora in poi, potrà dire che non si poteva fare. Su acqua e referendum indietro non si torna.
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
Comitato Acqua Pubblica Napoli
Napoli, 26 ottobre 2011
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Acqua Pubblica
sabato 8 ottobre 2011
A Capannori "Ragioniamo con i piedi"

ARRIVANO LE SCARPE ECOLOGICHE. POTREBBERO ESSERE INSERITE NEL ‘PANIERE’ DEI GAS. SE NE PARLERA’ IN OTTOBRE ALLE GIORNATE INTERNAZIONALI SUI RIFIUTI ZERO. Il 9 ottobre un incontro di presentazione del progetto ‘Ragioniamo con i piedi’
Sono realizzate con materiali biodegradabili a basso impatto ambientale (fodera conciata al vegetale, sottopiede in cuoio e suola in para), rispettano la filiera corta, hanno la tracciabilità e impiegano manodopera italiana.
Sono le scarpe ecologiche nate dal progetto ‘Ragioniamo con i piedi’ e prodotte da un’azienda del nord Italia, dal 2008, che negli anni è cresciuta dando oggi lavoro a 75 persone e che distribuisce il proprio prodotto principalmente attraverso i gruppi di acquisto solidale (Gas), così come si proverà a fare anche a Capannori.
Le calzature ‘verdi’ saranno presentate, domenica 9 ottobre nell’ambito delle ’Giornate internazionali: esperienze comuni verso Rifiuti Zero”, che si svolgeranno all’Auditorium di piazza Aldo Moro, a Capannori con un incontro al quale parteciperanno Gigi Perinello del progetto’ Ragioniamo con i piedi’, promosso dall’azienda calzaturiera Astorflex, Daniele Del Grande, direttore di Ceseca Innovazione srl, gli assessori all’ambiente e alle attività produttive, Alessio Ciacci e Maurizio Vellutini, insieme al direttore di Ascit, Roger Bizzarri e Arianna Buti del Progetto Active
Nella giornata conclusiva del convegno dedicato alle buone pratiche ambientali, che inizierà il 6 ottobre, si parlerà quindi della responsabilità estesa del produttore nella riduzione dei rifiuti e di alcuni ‘casi studio’ realizzati dal Centro di Ricerca Rifiuti Zero del Comune coordinato da Rossano Ercolini. Tra questi ce n’è uno dedicato proprio alle calzature ecologiche. Da un’indagine compiuta dal Centro di ricerca, circa il 20% del rifiuto indifferenziato prodotto a Capannori è costituito da scarpe. Un dato significativo sul quale il centro di ricerca, che da tempo ha avviato uno studio sui materiali presenti nei sacchetti del cosiddetto residuo, conferiti alla piattaforma di Salanetti, insieme all’amministrazione comunale e al Ceseca intende lavorare per trovare soluzioni alternative alla calzatura classica con lo studio di una scarpa ecologica.
Per questo hanno avviato un percorso che porti Capannori ad essere capofila di un nuovo progetto sperimentale per lo studio di una scarpa ecologica, una scarpa, cioè, facilmente riparabile e quindi riutilizzabile e prodotta con materiali e processi di lavorazione del tutto naturali ed eco compatibili. L’importante occasione per lo ‘start up’ di un progetto sperimentale è data dal Polo Tecnologico di Segromigno che sarà ultimato entro l’anno. Al suo interno infatti conviveranno i laboratori del Ceseca e l’attività del centro di ricerca rifiuti zero.
“Il momento potrebbe essere proprio quello giusto – sostiene l’assessore alle attività produttive, Maurizio Vellutini -, poiché in Europa sta emergendo un filone produttivo di calzature eco compatibili e la Comunità Europea, anche per cercare di favorire lo sviluppo di queste calzature a produzione locale, interverrà con finanziamenti ‘ad hoc’. La produzione di scarpe ecologiche potrebbe essere una produzione di ‘nicchia’ in grado di favorire la nascita di nuove imprese del territorio”.
“Il nostro Comune, così come ha già fatto con la Strategia Rifiuti Zero –prosegue l’assessore all’ambiente Alessio Ciacci – , vuole essere tra i primi a far parte di questo nuovo modo di concepire i processi produttivi, una linea di pensiero di cui si parlerà all’inizio di ottobre alle giornate internazionali su rifiuti zero, dalle quali sono certo usciranno collaborazioni e proposte molto importanti per il futuro”.
(la notizia al link http://www.ciaccimagazine.org/?p=6867 )
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Fatti e notizie
domenica 2 ottobre 2011
A Pisa il primo FESTIVAL DEL FUTURO MIGLIORE. 4 - 8 ottobre 2011

Interessantissimo!
Da martedì 4 a sabato 8 ottobre, presso le strutture dell'Università di Pisa, prenderà vita la prima edizione del FESTIVAL DEL FUTURO MIGLIORE www.futuromigliore.org .
Si tratta di una serie di iniziative che si svolgeranno nell'arco della prossima settimana e che vedranno coinvolti i migliori esperti nazionali, accomunati dall'interesse per l'economia, la società e la tecnologia viste da un punto di vista alternativo.
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Fatti e notizie
giovedì 29 settembre 2011
Ai Comuni la difesa dei Beni Comuni
DAI COMUNI PER I BENI COMUNI
Alberto Lucarelli e Gianfranco Bettin*
Non è stata sufficiente l’inedita manifestazione degli amministratori locali per le strade di Milano il
29 agosto scorso, né il primo “sciopero” dei sindaci, giovedì 15 settembre, contro i micidiali effetti
della manovra governativa per le autonomie locali: tagli, ancora tagli nei trasferimenti a Comuni e
Regioni e un ulteriore irrigidimento dei criteri del Patto di stabilità interno.
Sono drammatiche le prevedibilissime conseguenze sociali dell'operazione, approvata dal
Parlamento più delegittimato dell’intera storia repubblicana: riduzione dei servizi offerti ai cittadini
(dai trasporti pubblici al welfare) e contrazione della capacità di stimolare investimenti. Pagano
sempre gli stessi – è stato detto non a torto – e vengono messi in discussione non solo diritti
fondamentali, ma la possibilità stessa di affrontare la crisi economica e finanziaria con coraggiose
risposte alternative.
Nel dibattito pubblico delle ultime settimane, poca attenzione è stata però dedicata alla portata degli
articoli 4 e 5 del Decreto Legge 138. Articoli che contraddicono il pronunciamento di oltre
ventisette milioni di italiani (la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto) che, con i
referendum del 13 giugno scorso, avevano detto un secco NO alla gestione privatistica del servizio
idrico integrato, ma avevano anche segnato una netta inversione di tendenza nei confronti di tre
decenni di cultura e pratica della privatizzazione selvaggia di tutto ciò che è patrimonio comune.
Articoli che impongono, con la scadenza vincolante del prossimo 31 marzo 2012 e pochissime
eccezioni, la forzata vendita (perciò la svendita) della gestione dei servizi pubblici essenziali, che
oggi i Comuni, anche attraverso le aziende partecipate, assicurano ai cittadini. Decenni di
ubriacatura neoliberista hanno dimostrato come le privatizzazioni non abbiano affatto risolto i
problemi di inefficienza, burocratizzazione e spartizione partitica delle vecchie municipalizzate, ma
si siano invece tradotte in nuovi monopoli ed oligopoli, che hanno comportato aumenti
indiscriminati delle tariffe, peggiore qualità dei servizi e smarrimento di qualsiasi potere di indirizzo
e controllo democratico.
Per questo, proprio nel momento in cui sono sottoposti, al pari dei diritti e delle condizioni di vita
dei “molti”, al più pesante attacco mai registrato, non solo alle proprie finanze, ma alla capacità
stessa di esercizio della propria costituzionale autonomia, e quindi alla possibilità effettiva di
autogoverno dei beni comuni da parte delle comunità territoriali, si rivela più che mai necessaria
una nuova stagione di protagonismo politico dei Comuni.
Occorre ripartire dalla partecipazione diretta dei cittadini al governo locale e dalla costruzione di un
nuovo patto: anche da qui può nascere una reale alternativa, sociale e politica, alla crisi che abbiamo
di fronte. Per queste ragioni abbiamo partecipato, come amministratori locali, all’assemblea che si è
svolta sabato scorso a Roma in vista della grande mobilitazione del 15 ottobre. Per queste ragioni,
riteniamo sia giunto il momento di ritessere una fitta ed estesa rete che connetta chi, nei Comuni,
cerca di sperimentare la difesa e il governo, democratico e partecipato, dei beni comuni. Per queste
ragioni, vogliamo confrontarci con chiunque sia disponibile a “sabotare” praticamente gli effetti
della manovra governativa per le nostre città: dai ricorsi costituzionali alla costruzione di una
possibile proposta referendaria. Noi ci siamo.
Per contatti e adesioni: comuniperibenicomuni@gmail.com
* assessori comunali ai beni comuni di Napoli e Venezia
Alberto Lucarelli e Gianfranco Bettin*
Non è stata sufficiente l’inedita manifestazione degli amministratori locali per le strade di Milano il
29 agosto scorso, né il primo “sciopero” dei sindaci, giovedì 15 settembre, contro i micidiali effetti
della manovra governativa per le autonomie locali: tagli, ancora tagli nei trasferimenti a Comuni e
Regioni e un ulteriore irrigidimento dei criteri del Patto di stabilità interno.
Sono drammatiche le prevedibilissime conseguenze sociali dell'operazione, approvata dal
Parlamento più delegittimato dell’intera storia repubblicana: riduzione dei servizi offerti ai cittadini
(dai trasporti pubblici al welfare) e contrazione della capacità di stimolare investimenti. Pagano
sempre gli stessi – è stato detto non a torto – e vengono messi in discussione non solo diritti
fondamentali, ma la possibilità stessa di affrontare la crisi economica e finanziaria con coraggiose
risposte alternative.
Nel dibattito pubblico delle ultime settimane, poca attenzione è stata però dedicata alla portata degli
articoli 4 e 5 del Decreto Legge 138. Articoli che contraddicono il pronunciamento di oltre
ventisette milioni di italiani (la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto) che, con i
referendum del 13 giugno scorso, avevano detto un secco NO alla gestione privatistica del servizio
idrico integrato, ma avevano anche segnato una netta inversione di tendenza nei confronti di tre
decenni di cultura e pratica della privatizzazione selvaggia di tutto ciò che è patrimonio comune.
Articoli che impongono, con la scadenza vincolante del prossimo 31 marzo 2012 e pochissime
eccezioni, la forzata vendita (perciò la svendita) della gestione dei servizi pubblici essenziali, che
oggi i Comuni, anche attraverso le aziende partecipate, assicurano ai cittadini. Decenni di
ubriacatura neoliberista hanno dimostrato come le privatizzazioni non abbiano affatto risolto i
problemi di inefficienza, burocratizzazione e spartizione partitica delle vecchie municipalizzate, ma
si siano invece tradotte in nuovi monopoli ed oligopoli, che hanno comportato aumenti
indiscriminati delle tariffe, peggiore qualità dei servizi e smarrimento di qualsiasi potere di indirizzo
e controllo democratico.
Per questo, proprio nel momento in cui sono sottoposti, al pari dei diritti e delle condizioni di vita
dei “molti”, al più pesante attacco mai registrato, non solo alle proprie finanze, ma alla capacità
stessa di esercizio della propria costituzionale autonomia, e quindi alla possibilità effettiva di
autogoverno dei beni comuni da parte delle comunità territoriali, si rivela più che mai necessaria
una nuova stagione di protagonismo politico dei Comuni.
Occorre ripartire dalla partecipazione diretta dei cittadini al governo locale e dalla costruzione di un
nuovo patto: anche da qui può nascere una reale alternativa, sociale e politica, alla crisi che abbiamo
di fronte. Per queste ragioni abbiamo partecipato, come amministratori locali, all’assemblea che si è
svolta sabato scorso a Roma in vista della grande mobilitazione del 15 ottobre. Per queste ragioni,
riteniamo sia giunto il momento di ritessere una fitta ed estesa rete che connetta chi, nei Comuni,
cerca di sperimentare la difesa e il governo, democratico e partecipato, dei beni comuni. Per queste
ragioni, vogliamo confrontarci con chiunque sia disponibile a “sabotare” praticamente gli effetti
della manovra governativa per le nostre città: dai ricorsi costituzionali alla costruzione di una
possibile proposta referendaria. Noi ci siamo.
Per contatti e adesioni: comuniperibenicomuni@gmail.com
* assessori comunali ai beni comuni di Napoli e Venezia
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Beni comuni
domenica 25 settembre 2011
Napoli si candida a Capitale dell'Acqua Pubblica
La Giunta comunale, il 23 settembre scorso ha approvato l'ABC, azienda di diritto pubblico "Acqua Bene Comune"
Comunicato stampa
Napoli, 23 settembre 2011
Il 23 settembre c.a. la giunta del Comune di Napoli ha deliberato per la trasformazione dell'Arin da SpA in Azienda di diritto pubblico, denominata: "ABC Napoli (ABC sta per Acqua Bene Comune)". Delibera a firma dell'Assessore ai Beni Comuni Alberto Lucarelli e dell'Assessore al Bilancio Riccardo Realfonzo.
Un passo in avanti, più in avanti certamente di altri Comuni d'Italia, che ancora non danno seguito a quanto 27 milioni di elettori hanno espresso, attraverso i referendum, nel giugno scorso, con il loro "No alle Società di capitali, perchè non fanno dell'acqua un bene comune bensì una merce.
Ora il passo successivo è l'approvazione in Consiglio Comunale, attraverso una delibera che ratifichi questa decisione.
Se tutto ciò accadrà. e ci auguriamo avvenga quanto prima, Napoli sarà, come auspicavamo da tempo, la capitale dell'acqua pubblica, traguardo per il quale sin dal 2004 i comitati napoletani per la gestione pubblica si sono battuti.
Comitato Acqua Pubblica Napoli
Il commento di Ugo Mattei su "il manifesto"
Comunicato stampa
Napoli, 23 settembre 2011
Il 23 settembre c.a. la giunta del Comune di Napoli ha deliberato per la trasformazione dell'Arin da SpA in Azienda di diritto pubblico, denominata: "ABC Napoli (ABC sta per Acqua Bene Comune)". Delibera a firma dell'Assessore ai Beni Comuni Alberto Lucarelli e dell'Assessore al Bilancio Riccardo Realfonzo.
Un passo in avanti, più in avanti certamente di altri Comuni d'Italia, che ancora non danno seguito a quanto 27 milioni di elettori hanno espresso, attraverso i referendum, nel giugno scorso, con il loro "No alle Società di capitali, perchè non fanno dell'acqua un bene comune bensì una merce.
Ora il passo successivo è l'approvazione in Consiglio Comunale, attraverso una delibera che ratifichi questa decisione.
Se tutto ciò accadrà. e ci auguriamo avvenga quanto prima, Napoli sarà, come auspicavamo da tempo, la capitale dell'acqua pubblica, traguardo per il quale sin dal 2004 i comitati napoletani per la gestione pubblica si sono battuti.
Comitato Acqua Pubblica Napoli
Il commento di Ugo Mattei su "il manifesto"
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