Mai affidarsi al giudizio anche di un bravo giornalista, perché in materia di energia il panorama è complicato e composto da una tale varietà di soluzioni che ci si deve costantemente confrontare punto per punto.
Anche all'interno degli ambientalisti, il nucleare, per esempio, da una scuola di pensiero è considerato positivamente, dall'altra, in un sistema politico dove non ci si può fidare, la stessa soluzione è aborrita: le centrali nucleari generano scorie, in Italia abbiamo fin troppi problemi di smaltimento di materiali tossici e il rischio che possiamo correre è alto.
E per l'eolico? Che dire da mazaresi? Abbiamo già detto.
In materia di energia, ciascuno deve, pezzo per pezzo, comporre il suo quadro.
Qui di seguito la lettera che i membri di NO Tubo, con molte sottoscrizioni di singoli e associazioni, hanno inviato al giornalista che ha realizzato la puntata SoleVentoAlberi andata in onda domenica 07.03.2010 su Rai3.
Egregio dott. Loiacono,
dopo l’ultima puntata di Presa Diretta del 7 marzo sentiamo il dovere e la necessità di
scriverle per puntualizzare alcune importanti cose.
In realtà, per essendo d’accordo sulla necessità di orientare il più possibile l’intero comparto della produzione energetica verso le fonti rinnovabili, siamo rimasti allibiti, ci perdoni la franchezza, per la superficialità con cui i vari argomenti sono stati affrontati nella trasmissione.
Nel nostro paese non sono certo i contributi che mancano, da noi le fonti alternative ricevono finanziamenti cospiqui, maggiori che in molti altri paesi.
Difatti, molto spesso, l’unico scopo delle ditte che presentano i progetti ( soprattutto quelli eolici perché hanno la capacità di muovere capitali pubblici più consistenti) è quello di realizzare l’impianto per agguantare pubblico denaro, secondario invece è invece farlo funzionare. E comunque, è ben diverso piantare torri di centocinquanta metri in vaste pianure sulle rive del Mare del Nord (dove almeno il vento c’è), che creare parchi eolici del genere sui più alti crinali delle montagne italiane.
Se molti progetti sono ostacolati dalle popolazioni, dai comitati di cittadini o dalle associazioni è solo perché sono deliranti e approssimativi, per questo motivo vengono proposti quasi sempre cercando di evitare ogni serio confronto.
Non scelte condivise quindi, ma imposte con la forza, il ricatto o con l’ipocrisia del “noi facciamo del bene” e qui si tira fuori l’ambiente da salvare, l’occupazione ecc… bonta loro.
In Italia purtroppo, caschi il mondo, l’unica cosa che conta è far quattrini.
La sua trasmissione del giorno sette ha di fatto amplificato la voce dei predatori di pubblico denaro.
La parte che comunque ci è risultata maggiormente scioccante è quella relativa alla produzione di energia da biomasse.
Non un’esperto forestale si è sentito.
Chi si è espresso, lei compreso, si è limitato a manifestare l’ansia di trasformare le foreste dell’Appennino in truciolame da ardere.
La sua espressione riferita ad un bosco da trasformare in gas ci è sembrata aberrante,
ci pare di ricordare che i termini fossero questi:
“ qui prima non ci veniva nessuno e tutto questo legname era inutile” .
Considerare inutile un bosco solo perchè nessuno lo brucia ci pare folle.
Anche senza addentrarsi in valutazioni di tipo naturalistico, si capisce che i boschi e le foreste sono qualcosa di molto più complesso e ricco di una serie di pali da ardere.
La quantità di anidride carbonica trattenuta dai boschi, soprattutto quelli maturi, non è poca cosa.
Dire che bruciandoli non se ne libera di nuova, perché comunque era gia in circolo, risulta incomprensibile.
Nella fase di decomposizione naturale di un albero il rilascio avviene in tempi molto lunghi, se questo viene arso il processo si riduce a pochi minuti, non è esattamente la stessa cosa.
Paragonare in ogni caso la realtà territoriale Austriaca, o di altri paesi europei, con quella italiana è fuorviante.
Il nostro territorio è in gran parte montuoso e il tipo di sfruttamento meccanizzato visto nel suo servizio sarebbe improponibile.
Ma la cosa che più ci ha sorpreso è la totale ignoranza sulle attuali condizioni del nostro patrimonio forestale.
E’ stato mostrato un rimboschimento di pini attorno al lago di Vico, individuando alcuni alberi malandati, e si è proiettata la stessa situazione su tutto l’Appennino.
Un rimboschimento di pini asiatici e un bosco naturale non sono affatto la stessa cosa.
Inoltre, potrà valutarlo dalle foto che alleghiamo, lo stato del nostro patrimonio forestale non è esattamente quello di “abbandono” che il suo servizio ha voluto far passare. Nella maggior parte del territorio (specie in Italia Centrale) lo sfruttamento è già intensivo e pesante, e la quantità di biomassa estratta dalle nostre foreste è imponente. La maggior parte dei boschi peninsulari è gestita a “ceduo”, con tagli a raso su vaste superfici, a intervalli di neppure 15 anni. I fenomeni di dissesto idrogeologico che ne derivano sono tanto imponenti quanto nascosti, nel senso che nessuno ne parla e si preferisce attribuire ogni colpa agli incendi, piuttosto che a “motosega selvaggia”, gestita per di più da terzisti che utilizzano extracomunitari “a cottimo”, lavoratori che non hanno un briciolo di formazione alle loro spalle. Senza parlare delle condizioni di sicurezza sul lavoro.
Per questo motivo, soprattutto, occorre razionalizzare la gestione della foresta italiana, legata ad un maggior rispetto complessivo dell’ecosistema forestale, che preveda la difesa del suolo e la produzione di assortimenti diversificati e non solo biomassa combustibile, così com’è ora. E all’interno di questa gestione è prevedibile anche un utilizzo del tipo da lei proposto, ma su base sicuramente molto diverse e in casi specifici ( esempi positivi per fortuna ci sono).
E’ desolante e triste vivere in un paese così.
C’è chi per fare affari ripropone il nucleare in barba a tutte le considerazioni economiche, di sicurezza e soprattutto di democrazia, gli italiani si sono già espressi chiaramente con un referendum.
Per contro, chi vorrebbe sostenere le altre fonti lo fa a volte, come è successo nella sua trasmissione, in modo approssimativo o comunque non meno aggressivo.
PS: tenga conto che chi sottoscrive questa lettera la ritiene uno dei migliori giornalisti italiani, segue la sua trasmissione, che è una delle oramai poche fonti di informazione rimaste nel paese. Ma quest’ultima trasmissione, come avrà capito, ci ha lasciati di sasso: è stata uno scivolone rovinoso su una buccia di banana.
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