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domenica 7 novembre 2010

La desertificazione

L'intervento dell'uomo modifica la natura, l'ambiente, il territorio.
In presenza di interventi che mirano soltanto al profitto e che non si curano della qualità della vita, a lungo andare, si ha il deserto.

Il deserto rappresenta la stanchezza della natura, incapace, anche dopo reazioni terribili, quali terremoti, maremoti, uragani, di ottenere un comportamento più assennato da parte dell'uomo.

Ora, le società sono regolate dalle stesse leggi che regolano la natura. Una società si collassa quando tutti gli interventi che in essa si operano sono finalizzati al profitto. Oggi, in un gioco delle parti dissennato, tutti dicono di agire nell'interesse generale, mentre nei fatti perseguono l'interesse personale.

In presenza di una situazione di degrado, così nella natura, come nella società, si sviluppa un fenomeno che è quello della emigrazione.

Chi va via?
Nella natura, quando nell'ambiente di provenienza poco o nulla rimane e il deserto avanza, vanno via gli animali, alla ricerca disperata di un habitat più favorevole. E le piante, inaridite, affidano al vento i semi che attecchiranno in terreni più fertili, dove mettere radici per meglio fruttificare e riprodursi.

Nella società chi va via?
Da sempre, è accertato, vanno via i più coraggiosi i più intelligenti, lasciando un habitat privo di stimoli, dove la speculazione e il profitto hanno creato il deserto. E si mettono in viaggio, vivo il mito di Ulisse.
Resta chi, come le piante in natura, trattenuto dalle radici, si sottopone agli stenti, resta il mediocre, il vigliacco che ha paura di tentare la fortuna e fare un salto nel buio verso la speranza.

In questa situazione drammatica va inquadrato il fenomeno, da alcuni considerato moderno e contemporaneo, della cosiddetta fuga dei cervelli.

Il fenomeno ha dunque una causa. Quali i soggetti che la scatenano?

Politicanti, affaristi e mafiosi, in un intreccio difficile da districare, a volte districato e insabbiato, hanno determinato una situazione in cui gli ignoranti, gli assolutamente mediocri, quelli che a scuola e nelle università erano gli ultimi hanno conquistato tutti i posti di responsabilità sia nella pubblica amministrazione, che nell'economia e nella politica. Buoni servitori per cattivi padroni.

E le eccellenze? Ai margini. Perché la palude non ha bisogno di gente che pensa, che intuisce, che crea, che specula intellettualmente, ha bisogno di mediocri, di vigliacchi, di gente contenta di stare nell'acquitrino, a volte di guazzare nel fango.

In una società divenuta piatta, priva di stimoli, regolata soltanto dalla speculazione, dal profitto, dal malaffare e controllata nella sua totalità dalle organizzazioni criminali non cresce una classe dirigente, anche se la società per sua natura produce eccellenze che, a questo punto, possiamo dire divengono fastidiose per il sistema.

E così, come i semi più forti, portati dal vento, attecchiscono in terreni più fertili, anche le eccellenze volano via e facilmente trovano l'opportunità di crescere. Sul mercato del lavoro i soggetti più qualificati vengono immediatamente assorbiti all'estero.

Perché rimanere? Hanno necessità di vivere e crescere in un ambiente favorevole e il confronto, le opportunità, la vivacità culturale dei luoghi dove vanno a risiedere dà loro l'opportunità di aggiungere un surplus all'eccellenza.
Se questi soggetti, per fatti non dipendenti dalle loro volontà dovessero rimanere nel triste ambiente dove sono cresciuti, si inaridirebbero fino a spegnersi, perché costretti a isolarsi in se stessi per mancanza di scambio.

Mazara del Vallo è la cartina di tornasole del fenomeno. A Mazara c'era la Prefettura, c'era un presidio dell'esercito, c'era l'Ufficio delle Imposte, l'Ufficio del Registro, c'era il teatro Garibaldi, il teatro Vaccara, c'era un porto commerciale, c'era una stazione ferroviaria con 50 dipendenti: capistazione, bigliettai, casellanti, addetti al servizio merci (perché Mazara aveva uno scalo merci!), c'era....

Oggi, anche se, naturalmente, avremmo dovuto crescere, qui siamo tornati indietro e, continuando di questo passo, arriveremo alle capanne. Non c'è più la Prefettura, non c'è più il presidio militare, non c'è l'Ufficio delle Imposte, non c'è l'Ufficio del Registro ......
Non c'è più nulla. Il deserto, morale culturale e politico. Ecco perché le eccellenze sono andate via.

(Dalla discussione del 28 ottobre 2010. L'appuntamento settimanale è slittato di un giorno)

2 commenti:

Roberto Asaro ha detto...

Bellissimo ed interessante intervento su una triste ed effettiva realtà.

Essere cittadini attivi vuol dire parlare e scrivere su ciò che va, ma soprattutto su ciò che non va nel nostro territorio. Popper ci insegna che attraverso la "falsificazione" la scienza e la stessa società supera le proprie difficoltà ed i propri errori.
Cittadini liberi e responsabili, di questo ha bisogno, l'Italia, di questo ha un estremo bisogno Mazara.

Roberto Asaro

Vice-coordinatore Regionale Giovani Italia dei Valori Toscana

Caporedattore Periodico Giovani Italia dei Valori "Energie libere!"

Anonimo ha detto...

Piena solidarietà a tutti quei coraggiosi cervelli che sono rimasti a Mazara e che, attaccati alle loro radici, alimentano la speranza che il deserto diventi terreno fertile