Poiché si trova facilmente su internet la graduatoria delle città italiane in ordine alla qualità ambientale, ovvero il meglio e il peggio secondo parametri definiti da esperti, sarebbe interessante attingere all'elenco completo, per conoscere gli attuali dati della vivibilità nella città di Mazara del Vallo, e, a partire da essi, verificare se, attraverso una politica di miglioramento, la città modifica in positivo la sua posizione sulla scala nazionale.
Visto che il sindaco ha creato le isole pedonali, dovrebbe sapere che, su questo parametro, la prima è Venezia e, conosciuta la posizione della città di Mazara del Vallo, progettare nuovi interventi per farla avanzare nella graduatoria.
Ora si parla di Mazara in bici, come Parigi. Apriamo uno scenario: se prendesse piede l'uso della bicicletta, si creerebbero, nelle attuali strade (un metro e mezzo sarebbe sufficiente) dei percorsi senza una vera pista ciclabile. Con enormi vantaggi: meno smog, meno polveri sottili, meno intasamento delle strade. Ma il traffico dovrebbe essere ordinato.
Nel caso contrario, la bicicletta può diventare pericolosa.
Ogni mattina, dalle ore 8.00 alle 9.00 meno un quarto, è un caos: tutti a lasciare i bambini a scuola. Alle 13,30, stessa storia. Se tutti gli alunni frequentassero la scuola di appartenenza, non sarebbe necessario usare la macchina per accompagnarli. Tutto ciò avviene con la complicità di presidi e professori, che, chiudendo un occhio, accettano le richieste di iscrizione avanzate dai fuori zona.
Deregulation.
Con il contributo dei vigili urbani che non fanno buon servizio e, d'altro canto, sono forse 25, quando nell'organico sono previsti in numero di 120. La loro presenza costante sulle strade sarebbe un deterrente, se solo avessero le qualità dei vigili urbani di una volta, quando il comandante doveva possedere qualifiche militari.
La vita militare non è uno scherzo, il colonnello comandante deve aver superato la scuola di guerra e possedere particolari attitudini al comando, a differenza degli altri, è identificabile dal panno rosso che circonda le sue stellette.
I vigili urbani, per ritornare nel merito della questione, dovrebbero avere un aplomb adatto alla funzione, nel cui esercizio dovrebbero dimostrare competenza e autorevolezza, avendo come punto di riferimento il comandante con una importante carriera militare alle spalle, così come avveniva una volta.
Oggi, invece, i vigili sono demotivati, non sono orgogliosi della funzione che compiono, si sono tutti confinati negli uffici, lasciando da fare ai precari e ai socialmente utili il lavoro più importante, quello sulle strade, che dovrebbe essere svolto dai vigili e funzionari più qualificati.
Con tutto ciò non si vuole disconoscere la colpa dei cittadini nel contributo alla deregulation. La definitiva soluzione sta, infatti, anche nel comportamento sano e serio dei cittadini, ai quali non si può chiedere solo che conoscano il codice della strada, ma che sappiano rispettare le regole. E per questo è necessario incidere sul piano della educazione, operazione a lungo termine.
Chi ha vissuto in America, ad Harvard, può giurare di non aver mai visto un vigile, se non nei punti nevralgici della città. La gente si comportava correttamente in assenza di controllo.
Nella stessa Italia di oggi, in una cittadina della Brianza, lo stesso dichiara di non aver mai visto un vigile, ad eccezione della volta che si è presentato a casa del familiare, ivi residente, solo per consegnare alla sua bambina un libro della biblioteca. Un comune arriva a fare questo servizio!
Quando il cittadino ha maturato la sua coscienza civica, si comporta nei limiti della legalità e a questo punto, così come ad Harvard e in Brianza i vigili urbani non si vedono.
Il messaggio: se si dovesse ampliare il corpo dei vigili urbani, i criteri di selezione dovrebbero essere diversi dagli attuali; se si volesse una cittadinanza più civile, la formazione dell'uomo e del cittadino dovrebbe stare al primo posto nell'agenda politica.
L'intervento nella burocrazia deve essere tale da far acquistare al cittadino fiducia nelle istituzioni.
(dalla discussione del 20 ottobre 2010)
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