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giovedì 6 settembre 2007

Appelliamoci al Principio di precauzione per rivendicare il diritto alla salute

C’è chi pensa che a Mazara del Vallo non ci sia un problema di emergenza idrica. In effetti, se per emergenza idrica si intende la carenza di acqua, a Mazara l’acqua non manca.

Quello che manca è la potabilità di questa acqua, che continua ad essere distribuita ai cittadini a mezzo condotta idrica (anche se, è vero, sono stati collocati dei silos -inadeguati e insufficienti- per l’approvvigionamento idrico da parte degli abitanti delle zone più colpite dal caso “nitrati”).

Come dire che è peggio, perché, se è vero che un’acqua per essere immessa nella rete idrica deve essere potabile, questa -che non è più potabile- non può, non deve essere distribuita. Quindi è come dire che a Mazara del Vallo non c’è acqua, almeno nelle zone di Trasmazzaro e Tonnarella

Ma il sindaco ha ottenuto una deroga che gli permette di continuare a distribuirla, con valori che superano il limite massimo consentito dalla legge, fino al 31 dicembre.

E’ indubbio che nessuno vorrebbe trovarsi al suo posto, tanto è grave il problema da risolvere, tanto è difficile. .E i tempi sono lunghi, se si comincia a lavorare per risolverlo veramente.

Ma pare che di questo non si parli, e, su una maggioranza di cittadini che non si accorgono di nulla, l’amministrazione ha buon gioco.

Ma che gioco è questo, di avvelenare e avvelenarsi?! Cos’è questo fatalismo che fa pensare che su ogni cosa che accade niente possa essere fatto per correggerla?

La stragrande maggioranza della popolazione è indifferente o addirittura infastidita dal dibattito in corso fra amministrazione e cittadini responsabili, che si stanno attivando perché sia tutelata la salute pubblica.

E mentre, nella indifferenza dei più, le autorità minimizzano e alcuni degli allarmati si tranquillizzano, appare difficile, sempre più difficile l’azione legittima di chi vuole rivendicare il diritto alla salute.

Eppure non mancano i riferimenti legislativi cui ricorrere per averla vinta.

Per cominciare

ll Trattato di Maastricht del 1992, modificando il Trattato di Roma del 1957, all’art. 174, primo comma, prescrive alla politica comunitaria il compito e il dovere di promuovere misure di tutela per la salvaguardia dell’ambiente e la protezione della salute pubblica. E, al secondo comma, esplicita “La politica della Comunità in materia ambientale mira a un elevato livello di tutela, tenendo conto della diversità delle situazioni nelle varie regioni della Comunità. Essa è fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente, nonché sul principio chi inquina paga.

L’elenco è lungo,

si dovrebbe ricorrere, per chiarimenti, ai vari trattati di diritto internazionale. Sarà sufficiente ai nostri fini fare riferimento al Principio 15 della Dichiarazione su “Ambiente e Sviluppo”, adottata nel 1992 con la Conferenza delle Nazioni Unite di Rio de Janeiro.

Esso richiama il Principio di precauzione, tentando di arrivare a una sua definizione “Il Principio di precauzione sarà applicato dagli Stati in maniera diffusa, secondo le loro rispettive capacità, al fine di proteggere l’ambiente, qualora vi sia la minaccia di un danno grave o irreversibile. La mancanza di piene certezze scientifiche non può costituire un motivo valido per ritardare l’adozione di misure al fine di prevenire il degrado ambientale”.

Chi minimizza, asserendo che non si ha certezza scientifica sulla nocività di un’alta percentuale di nitrati nell’acqua, dovrà dare ascolto ai cittadini preoccupati per la propria salute, e attenersi al Principio di precauzione, perché la salute umana rientra a pieno titolo fra gli obiettivi delle stesse politiche ambientali (art.174 comma1).

Silvana Mannone

1 commento:

Anonimo ha detto...

Cara Sinacori,
Lei che è responsabile della AUSL queste leggi non le conosce?!
Ora ha delle basi per cominciare a documentarsi!
buon lavoro...