Il cittadino non è abituato a entrare nel merito delle questioni che riguardano la comunità tutta, nè deve farlo. Altri hanno il compito di farlo, lo devono fare per tutti i cittadini che amministrano. Si chiama infatti amministrazione comunale questa ammucchiata di cittadini eletti a questo scopo.
Ma loro -come in questi giorni ha dichiarato in maniera illuminata l'arcivescovo di Palermo mons.Romeo- non amministrano un bel niente, o meglio amministrano gli affari personali e della pletora di elettori ai quali hanno promesso qualcosa per un voto.
A questo si riduce il “contratto sociale” di Rousseau! Non è un contratto fra tutti i cittadini che, rinunciando ad alcune libertà, delegano qualcuno a provvedere al bene di tutti.
E allora che succede? Succede che i cittadini traditi devono imparare a fare da sè e devono fare come si fa nelle comunità non ancora organizzate, in cui si mettono in gioco i saperi e i saper fare di ciascuno per risolvere il problema che assilla tutti.
Ma, mentre in quelle società si contribuiva da pari e si era uniti nell'azione, anzi il problema stesso faceva aggregazione, oggi -e questo è il paradosso- pare che questi cittadini abbiano un peso maggiore da sopportare, che non è costituito dal problema stesso, dalla sua entità, il peso maggiore è costituito dalla presenza ostile o indifferente proprio di quella amministrazione che nasconde anziché risolvere il problema, che non mostra competenze, non indirizza i suoi poteri.
Ecco perché è più difficile attivarsi:
L'attivarsi presuppone la conoscenza del problema e spesso manca l'informazione
L'attivarsi non è dovuto, c'è chi è delegato a farlo
L'attivarsi è difficile, non si è abituati
L'attivarsi è impegnativo
L'attivarsi turba il quieto vivere
L'attivarsi espone
E tuttavia è necessario: questa democrazia bloccata ha bisogno della vitalità dei gruppi di pressione, che scoprono i mali nascosti, additano le soluzioni possibili e che, come campanelli di allarme, svegliano, scuotono e marciano sulle vie del cambiamento possibile.La democrazia è un processo.
Silvana Mannone
Nessun commento:
Posta un commento