Le ultime operazioni nel nostro territorio delle forze dell’ordine ci hanno ricordato che sussiste il perverso e dannoso intreccio tra criminalità mafiosa e corruzione di alcuni esponenti politici . Certamente dobbiamo rispettare la dignità delle persone arrestate e quindi attendere che i “presunti colpevoli” di reati gravi siano chiamati a rispondere su quanto loro contestato. Ma rimane il fatto che purtroppo esiste realmente (e chi lo nega che interessi ha?), quello che i vescovi italiani già nel 1989, (nel documento “Chiesa italiana e Mezzogiorno: Sviluppo nella solidarietà”) definivano “fenomeno impressionante”. Affermavano: “la criminalità organizzata, che ha assunto le forme di impresa e di una economia sommersa e parallela, trova un humus e disponibilità all’aggregazione per carenze di sviluppo economico, sociale e civile e in particolare per la disoccupazione di troppi giovani, ai quali offre la lusinga di rapidi guadagni. Si tratta di un fenomeno che (…) inquina la vita sociale, creando un clima di insicurezza e di paura, impedisce ogni sana imprenditoria, esercita un pesante influsso sulla vita politica e amministrativa. (…) Deve essere ben chiaro che questo fenomeno non è il Mezzogiorno; ne è invece solo una malattia, un cancro contro il quale la coscienza generale del sud, assieme a quella di tutto il Paese, si indigna e reagisce (…) La criminalità organizzata viene favorita da atteggiamenti di disimpegno, di passività e di immoralità nella vita politico-amministrativa. C’è, infatti, una «mafiosità» di comportamento, quando, ad esempio, i diritti diventano favori, quando non contano i meriti, ma i legami di «comparaggio» politico. Il sud non sarà mai liberato se non in una trasparenza etica di chi governa e in un comportamento onesto di ogni cittadino”. Queste parole di circa venti anni fa sono drammaticamente attuali. Il disimpegno civile di tanti e la corruzione di alcuni politici e di taluni funzionari ed impiegati pubblici continua a “devastare” il tessuto socio-economico delle nostre città. Ancora c’è chi nomina nelle pubbliche amministrazioni consulenti inutili (ben pagati) e ad “amici-conoscenti” si offrono “possibilità” di guadagno o di carriera negati illegittimamente ad altri. C’è chi fa politica solo per “giostrare” meglio i suoi affari o per piazzare qualcuno (meglio se familiare) in qualche ente privato compiacente. C’è chi, con la violenza e l’intimidazione, organizza compagini illegali e segrete per inserirsi nei settori economici più redditizi (edilizia e settore immobiliare, distribuzione di alimenti e merci, raccolta rifiuti, ecc.). C’è chi sta solo (e colpevolmente da troppo tempo) a guardare ed a lamentarsi. Noi cercheremo sempre di ricordare che ogni sorta di “mafia” o di corruzione restano veri “nemici” della collettività e del bene comune. Collaboreremo, con la magistratura e con gli organi dello stato, a far rinascere, dapprima nelle coscienze, persone e comunità animate dalla bellezza del vivere e dal desiderio profondo di giustizia sociale.
Don Francesco Fiorino
fonte:marsal@it
1 commento:
Condivido pienamente le riflessioni di Don Francesco Fiorino ma voglio aggiungere una semplice considerazione che attesta ancora una volta come sia facile fuorviare dal cuore del problema per coprire il vero senso delle vicende. In questi giorni di cronaca sulla vicenda "Eolo" si è puntato spesso e a sproposito il dito sull'impresa delle energie rinnovabili, come se il danno fosse attribuito più alle pale eoliche che al gioco politico mafioso che ha agevolato un'impresa connessa con Cosa Nostra. A mio giudizio questa vicenda sarà ancora di più strumentalizzata quando si entrerà nel vivo del dibattito sul nucleare, come a dire che le energie rinnovabili sono mafiose, le centrali no. Siamo al paradosso. Le vicende del sig. Agate alias Vito Martino, direttamente riconducibili alla criminalità organizzata, esulano dall'importanza delle nuove fonti di energia che devono essere comunque l'obiettivo su cui dobbiamo puntare per un futuro ecocompatibile.
Posta un commento