lunedì 3 marzo 2008
Il delirio
Il suo segreto è la velocità. Mette insieme parole ad effetto, trascura sintassi e lessico, aggiunge due frasi fatte, ogni tanto, a raffica e, se manca il legame logico, chi se ne importa. Potrebbe confezionare il vuoto in forma di sostanza. Se poi la sostanza c'è, questa fa paura.
Nell'intervista rilasciata a Tele 8, giovedì 28 febbraio 2008, il sindaco esordisce smentendo, ancora una volta, se stesso: asserisce pubblicamente che l'acqua è buona, e trascura un piccolo particolare e cioè che, nella delibera del giorno 8 febbraio 2008, ha richiesto la proclamazione dello stato di emergenza, “CONSTATATO che la qualità media delle acque potabili negli ultimi anni è degradata, per la presenza di nitrati, in concentrazione sempre più elevata, fino al superamento del limite di 50 mg./lt. nei tre pozzi di Cda Ramisella”
Ingannando se stesso e i cittadini, nasconde il problema, sbandierando mirabolanti interventi (risolutivi di un bel nulla) ad oggi posti in essere dalla giunta.
Dimentica o finge di dimenticare che ha già dichiarato di aver scavato i pozzi a cui attingere per trovare l'acqua buona ( ma perché la deve trovare? Quella in distribuzione è buona!) e, a un anno di distanza dalla diffusione della notizia relativa alla presenza di alta concentrazione di nitrati nell'acqua in distribuzione (resa pubblica dalla Righetti e non da lui !), dichiara che i quattro pozzi, in effetti, non sono stati ancora scavati.
Quindi la fantomatica condotta volante è ancora un'idea nella sua mente ( come poteva essere stata realizzata, se nessuno degli altri atti, propedeutici ad essa, era stato compiuto?).
Il problema non è stato mai seriamente affrontato.
Il primo cittadino (lasciamo da parte la sua giunta, in tutte le sue metamorfosi, visto che il sindaco l'ha delegittimata più volte e ora la diffama), ritenendo di avere le capacità, la preparazione e la competenza per poter affrontare il problema dell'inquinamento dell'acqua distribuita ai cittadini, non si è fatto collaborare da tecnici competenti e qualificati e ha ritenuto che bastassero le chiacchiere per risolverlo. E, in questo suo incredibile intervento, lodando se stesso e il suo strabiliante assessore ai lavori pubblici, dice di averlo risolto veramente.
Ma non ci risulta che abbia poteri divini e che sia nelle condizioni di fare miracoli.
Non è stato, non è nelle condizioni di risolvere nulla.
E' sconcertante dover osservare, nel suo ragionamento, il ribaltamento di compiti e responsabilità, ripetutamente e tassativamente attribuiti al sindaco dall'assessorato regionale, nel provvedimento di deroga prima (3 agosto 2007) e, successivamente, nel provvedimento di proroga (28 dicembre 2007).
Il Decreto legislativo 2 febbraio 2001, n.31, che disciplina la qualità delle acque destinate al consumo umano, assegna, infatti, al sindaco il compito di vigilare, a mezzo del controllo del territorio e dell'ambiente, sulla salute dei cittadini. Incombe su di lui, quindi, la responsabilità di porre in essere gli atti urgenti necessari, finalizzati alla risoluzione del problema.
Nell'esercizio di questa funzione può, in mancanza di mezzi e risorse, chiedere, a supporto della sua azione, la collaborazione di altri organi dello stato che, insieme a lui, possono e debbono risolvere i problemi più urgenti.
Ma non può, sbrigativamente, scrollarsi di dosso le responsabilità che gli competono, scaricando su altri compiti che sono suoi.
Inoltre, se sa, come afferma in questa intervista, che esterni, accedendo liberamente alle fonti di approvvigionamento idrico della città ( pozzi di Ramisella, n.1, n.2, n.3), possono attingervi (e allude a privati che fornirebbero acqua, in questo caso, inquinata), manometterle e/o dolosamente inquinarle, è suo dovere denunciare questi malfattori innanzi all'autorità giudiziaria, perché vengano perseguiti e condannati. Se, invece, queste affermazioni sono frutto della sua fantasia e non supportate da seri elementi di conoscenza e prove, egli, con questa affermazione apodittica, si rende responsabile del reato di calunnia e di falso allarme.
Questo, per dire che il primo cittadino di Mazara del Vallo, per la carica che riveste e le funzioni istituzionali che gli competono, non può affermare fatti così gravi, senza agire nei modi di legge.
L'inqualificabile comportamento continua nei confronti della Chiesa di Mazara del Vallo e del suo sommo rappresentante.
Si insinua una intromissione, quando il vescovo, interpretando e vivendo le preoccupazioni dei cittadini, nel suo giusto e responsabile appello, che gli compete, ha voluto solo sollecitare le autorità che reggono le sorti di questa martoriata città ad agire in modo rapido, responsabile e producente per risolvere il problema dell'inquinamento idrico, vissuto, in questo momento, così drammaticamente dall'intera cittadinanza.
Potremmo continuare all'infinito, ma non è necessario: i mazaresi, infatti, hanno ascoltato l'intervista resa dal ragioniere Macaddino. Dalle parole giudicheranno l'uomo.
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