venerdì 19 giugno 2009
Per la sopravvivenza del diritto all'acqua nell'agonia di tutti i diritti
(...in ritardo, ma per mantenere la continuità del dibattito interno)
Venerdì 15 maggio, all'indomani dell'Assemblea nazionale del Forum dei Movimenti per l'acqua, che si è tenuta a Palermo, al Palazzo dei Normanni, si è reso necessario un incontro, per riportare a chi non era stato presente, la sostanza e il clima del dibattito.
È stata una vera boccata di ossigeno conoscere di persona gli attori di un movimento che, pietra su pietra, ha cominciato a costruire la strada che porta alla riconquista di un diritto. E pare un assurdo che, per contestare una legge che lo ha leso, sia stato necessario tanto di energia, di fatica e di tempo.
Sindaci da tante parti d'Italia, rappresentanti e aderenti a movimenti e comitati hanno riportato le loro esperienze, i successi e le battaglie ancora in atto per la ripubblicizzazione dell'acqua.
Sono state prese decisioni che nei prossimi mesi impegneranno gli aderenti al Forum, e che, a Mazara del Vallo, consentiranno di riprendere il lavoro con rinnovata energia.
Qui, si torna ad analizzare la situazione locale, si parla dello stato della rete idrica, delle gravi dispersioni di acqua, della conseguente diminuzione della pressione. Per sopperire, il cittadino è costretto a dotarsi di motore e cisterna e così aumenta il suo consumo di energia elettrica, aumenta la spesa. Per non parlare delle altre disfunzioni che si generano quando sono attivi motori di differente potenza: quello più potente, lascia a secco gli altri.
Le società, che hanno già rilevato le reti idriche delle città che hanno dovuto cederle, (ad occhi chiusi, in quanto non se ne conoscevano le conseguenze) hanno fatto un bell'affare: non acquistano materia prima, non trasformano, non producono, non commercializzano. Molto peggio di quanto avvenuto con la telefonia: agiscono in regime di monopolio (vedi Telecom) nel microambiente.
Fino a qualche decennio fa, i servizi che interessavano il territorio nazionale, come le ferrovie, l'energia elettrica e tutti gli altri, erano in mano ai privati che chiedevano l'autorizzazione a fare la rete.
A Mazara del Vallo, il marchese Giambertone gestiva la distribuzione dell'energia elettrica. La stessa cosa era per la telefonia, che era gestita da Buonsangue.
Poi, quando il governo passò alla sinistra, si decise la nazionalizzazione. Basta con gli speculatori. Tutto pubblico. Sip per i telefoni, Enel per l'energia elettrica, e cosi via. Le proprietà passarono allo Stato. Chi le possedeva, nella cessione, fu pagato.
Tutto, fino a quel momento, a Mazara del Vallo, aveva funzionato bene. Il marchese Giambertone, qundo smise di gestire, era ultra miliardario, talmente il settore era remunerativo.
Da quel momento in poi, le società caddero nelle mani dei politici che, con la lottizzazione degli incarichi, si crearono i bacini personali a cui attingere per raccogliere voti.
Quando, sia per l'inadeguatezza degli incaricati - assunti per fedeltà ai partiti e non per merito -, sia per lo scandalo del voto/ricatto, la politica decise che si doveva fare una marcia indietro, ecco che si ritorna alla privatizzazione.
Ma questa marcia indietro segna soltanto il fallimento della politica, non mette in discussione il diritto dei cittadini ai servizi essenziali, garantiti dallo Stato, e, quindi, assicurati a tutti.
Oggi, avendo dimostrato di essere degli incapaci nella gestione pubblica dei servizi, i governanti chiedono a un Tronchetti Provera di gestire per lo Stato, a un Montezemolo di prendere tutto nelle mani e far correre i treni nella rete dello Stato.
È un furto.
Di fronte ai padri della patria, come può la sinistra parlare di privatizzazione?
Piuttosto dovrebbe dire chi ha sbagliato, sia cacciato.
Lo Stato sta abdicando alla sua funzione pubblica anche nelle istituzioni periferiche. A Mazara del Vallo l'istruzione delle pratiche di sanatoria edilizia viene affidata ad una ditta, la quale doveva esaurire tutto il lavoro nel dicembre del 2008, ma ancora nulla è stato fatto. Le poste, in mano a privati, a loro volta, danno da consegnare le lettere ad altri privati.
Sembra impossibile che la sinistra sia stata e continui ad essere complice di tutto questo e fa spavento che si sia giunti all'attacco dello stesso statuto dei lavoratori.
Di Pietro raccoglie lo scontento. Si assiste alla disintegrazione di tutti i partiti.
Dove sono finiti i giornali di partito?
Sull'acqua si capisce tutto in maniera semplice. Sugli altri campi, uno su cento non lo capisce, ma sul problema dell'acqua tutti lo capiscono: gli utili, se gestisce l'Ente Locale, vengono reinvestiti, i privati, invece, prendono un bene pubblico e se lo vendono, trattenendo per sé tutti gli utili.
Le acque sono dello Stato. Per legge.
Avviene l'assurdo: io, privato, posso estrarre un certo quantitativo di acqua, un altro privato, che la estrae per imbottigliare e vendere... può emungere a volontà. E poi, perché tra l'acqua Geraci e San Pellegrino c'è differenza di prezzo? Quale differenza c'è, fra le due, perché il prezzo vari?
L'acqua minerale non è indispensabile, se esiste quella pubblica.
Quante speculazioni, quante sopraffazioni! Ma i cittadini stessi, con il loro voto, hanno autorizzato al sacco.
La mancanza della sinistra produce il danno.
Partiti, come il comunista e il socialista, che esprimevano una maggioranza nel paese, per non assumersi la responsabilità di governare, con cadenza periodica, si sono frantumati con scandalose scissioni, fino a scomparire.
Il Comitato può considerarsi un minuscolo gruppo e conduce battaglie in nome degli altri. Le battaglie sono disinteressate, non c'è tornaconto. Nessuno porrebbe sospettare un tanto di interesse personale. Questa è una forza straordinaria, che giustifica l'impegno settimanale, i discorsi speculativi. Ma questa forza è anche una debolezza, perché il gruppo non può confrontarsi con nessuno.
Sembra assodato che il sindaco attuale (per poco) è insensibile e non solo lui, ma tutto l'entourage. Tutto rimbalza. Il Comitato parla alla gente, raccoglie le firme e poi c'è da attendere, nutrire delle speranze... con la nuova amministrazione.
La privatizzazione del Servizio Idrico, paradossalmente, è più grave dei nitrati nell'acqua in distribuzione, dei quali la gente non percepisce il pericolo, fin quando non muore subito e chi li teme compra l'acqua minerale. Ma i soldi, con la privatizzazione del Servizio Idrico, dalla tasca escono subito.
(Dalla discussione del 15.05.2009 Verbale n.72)
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