Il prossimo mese saremo chiamati a votare su vari referendum abrogativi, dei quali due aventi a tema la gestione dell'acqua. Come al solito, alcuni si impegneranno per non far raggiungere il quorum perché la votazione sia valida. (Ricordiamo che deve andare a votare almeno il 50 per cento più uno degli aventi diritto). Questa, però, può essere la volta buona. Su un tema come l'acqua - e anche l'energia nucleare - non ci sono schieramenti precostituiti, come destra e sinistra, ma i cittadini possono farsi un'idea da soli, formata sulle proprie... bollette.
Sull'acqua la cooperazione ha dato una risposta netta con la campagna "L'acqua di casa tua", promuovendo un consumo critico dell'acqua in bottiglia, venduta a ettolitri nei supermercati, anche nei nostri. Una risposta parziale, certamente, di fronte a ciò che rappresenta l'acqua per l'ambiente e per l'umanità. Una campagna volta proprio all'uso dell'acqua del rubinetto. Ed è di questa che trattano due referendum di giugno. La Legge Ronchi stabilisce che le Società per azioni che gestiscono la rete idrica, devono diventare private, e che il capitale investito deve avere una resa alta.
In pratica si stabilisce il principio che l'acqua deve creare profitto. Un bene così essenziale, e che si avvia ad essere anche prezioso, perché insufficiente per una umanità in continuo sviluppo, secondo noi non può essere considerato come una merce. Prima e al posto del profitto, vengono altre esigenze: la piena disponibilità per tutti, la qualità, il controllo.
Certo non pensiamo di tornare alle municipalizzate, come prima: troppe, per essere efficienti e dare il miglior servizio al costo più basso. Spesso ci vogliono aree più ampie del piccolo territorio comunale per raggiungere buoni livelli di efficienza; quindi non mettiamo in dubbio la necessità di avere aziende più grandi. Quello che non va è la forma di società che si vuole imporre per queste aziende. La Società per azioni è controllata e guidata da chi detiene la maggioranza, o una quota di controllo, del capitale. Nelle Società cooperative, invece, vale il principio "ogni testa un voto": una garanzia affinché prevalga l'interesse comune e non la logica del profitto.
(Illustrazione di Lido Contemori)
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