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martedì 19 aprile 2011

Campagna referendaria: voci cristiane in difesa di "sora acqua"

CAMPAGNA REFERENDARIA:
VOCI CRISTIANE IN DIFESA DI «SORA ACQUA»

36102. ROMA-ADISTA. Si allarga la mobilitazione, anche fra i cattolici, in vista delle convocazioni referendarie previste per il 12 e 13 giugno, quando i cittadini italiani saranno chiamati ad esprimersi su privatizzazione dei servizi idrici, nucleare e legittimo impedimento.


L’acqua non obbedisce alle ragioni del mercato


Sullo spinoso tema dell’acqua aveva preso posizione, lo scorso 22 marzo, L’Osservatore Romano in occasione dell’annuale Giornata mondiale dell’acqua, con un lungo approfondimento di Gaetano Vallini. Ricordando l’impegno di molte realtà ecclesiali nella battaglia referendaria per l’acqua bene comune, il quotidiano aveva ribadito che l’acqua «è un bene troppo prezioso per obbedire solo alle ragioni del mercato e per essere gestita con un criterio esclusivamente economico e privatistico. Il suo valore di scambio o prezzo non può essere fissato secondo le comuni regole della domanda e dell’offerta, ovvero secondo la logica del profitto».


Per una gestione comunitaria e partecipata


A scendere in campo anche la Rete Interdiocesana per i Nuovi Stili di Vita che ha promosso una «campagna per il tempo di Pasqua» – sottoscritta da 24 diocesi – dal titolo “Acqua, dono di Dio e bene comune”: «Un invito ad adottare stili di vita e comportamenti che tutelino questo prezioso bene comune, garantendone la disponibilità per tutti. Proponiamo alle Chiese locali, la costruzione di percorsi pastorali, adatti al proprio territorio, che conducano i cristiani a riscoprire lo sguardo di Francesco, che chiamava l’acqua “sorella”, rinnovando così coerentemente le proprie pratiche». Con lo sguardo fisso sul Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, la Rete chiarisce il significato, attribuito all’acqua, di “bene comune”, «che esige una gestione comunitaria, orientata alla partecipazione di tutti e non determinata dalla logica del profitto». «Il diritto all’acqua deve dunque essere garantito anche sul piano normativo», invita la Rete, «mettendo in discussione quelle leggi che la riducono a bene economico. Sarà importante, quindi, partecipare attivamente al dibattito legato al referendum sulla gestione dell’acqua».


Sacralità dell’acqua


In linea con la sua vocazione al dialogo interreligioso, il Cipax (Centro interconfessionale per la Pace), in un appello diffuso lo scorso 11 aprile, ha ricordato che l’acqua è «anche un elemento simbolico centrale di tutte le fedi religiose». «Per la difesa del diritto di accesso all’acqua potabile, senza la barriera spesso insormontabile per i più poveri causata da lucri commerciali», si legge nel comunicato, «hanno ormai preso posizione numerosi uomini di Chiesa» e molte testate cristiane. Contro il Decreto Ronchi – «che obbliga la privatizzazione dell’acqua potabile» e «assicura al gestore profitti garantiti senza vincoli di re-investimento» – il Cipax invita a partecipare al voto, il 12 e 13 giugno prossimi, affinché si raggiunga il quorum necessario per la vittoria dei referendum. Il Centro si rivolge, in particolare, ai religiosi e alle religiose italiane, perché «approfondiscano la conoscenza di questa tematica» e si impegnino in prima persona come «promotori della partecipazione al referendum».


La Chiesa gridi la sua indignazione


L’acqua come diritto irriducibile e come «valore simbolico e sacramentale» è anche al centro dell’Appello alle comunità cristiane, diffuso lo scorso 3 aprile dal comboniano p. Alex Zanotelli. «Per noi cristiani – afferma il missionario – l’acqua è sacra, l’acqua è vita, l’acqua è la madre di tutta la vita sulla Terra. Senz’acqua, gli esseri umani non possono vivere, per cui diventa, fin dalla nascita, un diritto fondamentale umano. E allora, come mai le comunità cristiane non hanno protestato coralmente e alzato la voce, quando il nostro Parlamento (primo in Europa!) ha votato il 19 novembre 2009 la legge Ronchi, che dichiara l’acqua un bene di rilevanza economica?». L’apatia nel mondo cattolico risulta ancora più contraddittoria, denuncia p. Zanotelli, di fronte alle esortazioni di Benedetto XVI che, nell’enciclica Caritas in veritate, parla dell’acqua come diritto umano fondamentale. Le stesse parole impugnate da Pax Christi ed altri movimenti di base lo scorso 26 marzo, per motivare la loro partecipazione alla manifestazione nazionale per l’acqua pubblica e contro il nucleare.


«Come cristiani non possiamo accettare la legge Ronchi», è l’affondo di p. Zanotelli: «Per questo, alla vigilia del referendum, ci appelliamo a tutte le comunità cristiane perché si impegnino, insieme a tutti i cittadini, in questa fondamentale sfida referendaria. Ci appelliamo nuovamente alla Conferenza episcopale italiana perché aiuti i credenti a capire che l’acqua è un bene di non rilevanza economica, e che dobbiamo togliere il profitto dall’acqua»; «ci appelliamo ai sacerdoti e ai catechisti perché proclamino nelle omelie, nelle celebrazioni e nelle catechesi il valore sacrale dell’acqua. E ci appelliamo a tutti i cristiani perché si impegnino a difendere “sorella acqua” come diritto fondamentale umano e a far nascere una cultura di profondo rispetto e risparmio di un bene così prezioso e così scarso». (giampaolo petrucci)


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