In Italia la politica frequentemente dà scandalo e, in assenza di scandalo, si caratterizza in linea di massima per insipienza, spreco, sperpero, danno.
I cittadini dallo stupore e dall'incredulità passano presto all'indignazione e alla denuncia e, organizzati in comitati o associazioni, hanno un'unica possibilità: quella di ricorrere alla MAGISTRATURA.
Accogliendo il ricorso di Legambiente, WWF e LIPU, la Prima Sezione del Tar Sicilia, con sentenza n. 302 del 4 febbraio, ha censurato l'operato del governo regionale riportando allo Stato la competenza esclusiva sull'ambiente.
Di fatto, la sentenza ha annullato il decreto 22 ottobre 2007, con il quale l'Assessore Regionale al Territorio pro tempore aveva stabilito che sulle Zone di Protezione Speciale e sui Siti di Importanza Comunitaria non si applicano le norme di tutela fissate dallo Stato.
In base alla nuova sentenza, i cittadini, quindi, potranno pretendere la tutela di ben 233 aree di interesse naturalistico: 29 Zone di Protezione Speciale, già individuate dall’Unione Europea, e 204 Zone Speciali di Conservazione (di prossima individuazione sulla base dei Siti di Importanza Comunitaria già presenti in Sicilia). Esse rientrano tra le aree naturali protette, sono sottoposte alla relativa tutela penale e paesaggistica, e nella loro gestione e protezione va garantito il rispetto dei criteri minimi di conservazione fissati dallo Stato.
Questa sentenza impone agli amministratori di Mazara del Vallo di applicare la normativa volta al mantenimento dell'integrità delle zone già individuate come di interesse comunitario.
Non è consentito a nessuno, sia privato che ente, di mettere le mani sulle zone di interesse comunitario esistenti a Mazara del Vallo per trasformarle o deturparle.
La sentenza in questione, a modesto parere del comitato, mette a disposizione degli amministratori e dei cittadini lo strumento per bloccare il tentativo in essere di una ditta che vorrebbe trasformare la zona di interesse comunitario, posta nella piana di San Nicola, in cloaca massima.
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