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giovedì 29 luglio 2010

L'ONU DICHIARA L'ACQUA DIRITTO UMANO: IL GOVERNO ITALIANO VOTA A FAVORE A NEW YORK E PRIVATIZZA IN ITALIA!

Riceviamo e volentieri diffondiamo il comunicato stampa del
FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L'ACQUA

COMUNICATO STAMPA


L'ONU DICHIARA L'ACQUA DIRITTO UMANO:
IL GOVERNO ITALIANO VOTA A FAVORE A NEW YORK E PRIVATIZZA IN ITALIA!


Lo straordinario successo della raccolta firme per i tre referendum per l'acqua può da oggi contare su una nuova autorevolissima presa di posizione: dopo 15 anni di discussioni, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato, con 122 voti a favore e 41 astensioni, un documento proposto dal Governo Boliviano che dichiara "L'accesso all'acqua come diritto umano".

La dichiarazione, pur non vincolante dal punto di vista normativo, sostiene e rafforza le mobilitazioni sociali che in ogni angolo del pianeta contrastano la privatizzazione dell'acqua e la sua consegna nelle mani delle multinazionali.

Nell'apprendere del voto favorevole espresso dal Governo Italiano, ci domandiamo come questo possa conciliarsi con le normative concretamente adottate dallo stesso nel nostro Paese, dove, proprio in opposizione a queste normative, 1.400.000 donne e uomini hanno sottoscritto le proposte referendarie.
Se il Governo volesse dare un segnale positivo ed invertire la rotta potrebbe approvare una moratoria che blocchi tutti i processi di privatizzazione.
In caso contrario saranno i milioni di "SI" ai referendum della prossima primavera a ridare coerenza tra ciò che si declama all'estero e ciò che si produce in Italia.


FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L'ACQUA



Per riscontro e contatti:

Ufficio Stampa Campagna Referendaria Acqua Pubblica
Via di S. Ambrogio n.4 - 00186 Roma
Tel. 06 6832638; Fax.06 68136225
e-mail: segreteria@acquabenecomune.org
Sito web: www.acquabenecomune.org

L'Italia è una grande discarica

Ecco cosa succede a Taranto. Mentre a Mazara del Vallo ci chiediamo quanti devono essere i morti perché chi deve provvedere alla bonifica dei siti inquinati apra gli occhi sui dati analitici, forniti dall'Arpa, del percolato che dalla discarica di Campana/Misiddi scende in falda.


Inquinamento a Taranto. Lesioni da metalli pesanti in circa un terzo dei bovini

Lesioni da metalli pesanti al fegato, ai polmoni e ai linfonodi di circa un terzo dei bovini allevati nella zona di Taranto. La notizia segue le lumache alla diossina e le aree verdi vietate ai bambini a causa dell’inquinamento nel quartiere Tamburi.

La ricerca sui bovini è fresca di pubblicazione sul periodico scientifico Folia Histochemica et Cytobiologica, ed è stata condotta dalle Università di Bari e Federico II di Napoli.

L’Arpa Puglia ha diffuso un comunicato in cui sostiene che lo studio non è significativo, anche perchè non chiarisce in che misura i danni riscontrati nei bovini sono dovuti all’esposizione all’inquinamento industriale. Secondo i ricercatori invece lo studio dei bovini può contribuire a stimare i rischi per la salute umana.

A ridosso del’abitato di Taranto si trova una zona industriale con il più grande polo siderurgico europeo, una grossa raffineria, un grande cementificio, industrie metalmeccaniche.

I ricercatori delle Università di Bari e di Napoli hanno preso in esame 183 bovini mandati al mattatoio (poveretti) dopo essere stati allevati nell’area di Taranto.

Hanno appurato che 60 di questi animali presentavano lesioni dovute all’accumulo di metalli pesanti, come carbonio, alluminio, silice, ferro e titanio.

Le lesioni, spiegano i ricercatori, sono più frequenti negli animali più vecchi, e provenienti dalle zone più vicine all’area industriale, ma sono state riscontrate anche su un vitello di appena 4-5 mesi.

L’articolo è stato accettato da Folia Histochemica et Cytobiologica l’anno scorso, ed è on line sul sito della rivista dalla fine di aprile. I ricercatori hanno dichiarato di aver continuato il lavoro anche dopo aver terminato la stesura della ricerca, e di possedere nuovi dati non ancora pubblicati.

Su Folia Histochemica et Cytobiologica l’articolo completo, bovini e metalli pesanti a Taranto, e il riassunto

Su Repubblica Bari a Taranto metalli pesanti in polmoni e fegato dei bovini, prima e seconda parte dell’articolo

Via Peacelink il link al Pdf con l’articolo sui bovini di Taranto pubblicato dal Corriere del Giorno

Su Agi l’Arpa Puglia e i bovini contaminati a Taranto

Foto Flickr

I privati vanno avanti come carri armati, schiacciando i diritti dei cittadini

Mentre ancora risuona l'eco del successo della campagna referendaria ed è fresca di un giorno la notizia che a New York, all'assemblea delle Nazioni Unite, è stata approvata la risoluzione presentata dalla Bolivia per il riconoscimento del diritto all'acqua, a Lucca, Pistoia e Massa Carrara è in atto la vendita dell’acqua ai privati.
Avanzano come carri armati, insensibili al "grido di allarme" che dal popolo si alza, a livello locale e globale, contro lo scippo del primo dei diritti umani.

COMUNICATO STAMPA

28.07.2010

Nel chiuso delle stanze si sta decidendo sulla gestione dell’acqua per i prossimi vent’anni.
Ieri, all’assemblea dell’ATO1, la privatizzazione del servizio idrico è stata data per scontata; ai Sindaci resta solo da decidere come cedere il 40% del capitale pubblico di GAIA alle multinazionali e alle banche.

I Comitati referendari provinciali di Massa Carrara, Lucca e Pistoia, il Forum Toscano dei Movimenti per l’acqua e il Forum Toscano dei Movimenti per l’acqua Toscana Nord hanno promosso un presidio sul posto e partecipato come uditori all’assemblea per chiedere ai Sindaci di raccogliere la volontà di tanti movimenti, associazioni e singoli cittadini di ‘tenere l’acqua fuori dal mercato e i profitti fuori dall’acqua’.

A Lucca, Pistoia e Massa Carrara è in atto la vendita dell’acqua ai privati e i cittadini ne sono all’oscuro come all’oscuro sono gli amministratori; nessun Consiglio comunale è stato chiamato ad esprimersi sulle sorti dell’unica azienda pubblica di gestione del servizio idrico della Toscana.
Questa non è privatizzazione dell’acqua; è privatizzazione della politica.
Nella civile Toscana della legge sulla partecipazione Governatore, Sindaci e delegati non possono decidere sull’acqua senza il mandato diretto delle comunità che rappresentano.
Comitati e Forum toscano Acqua rivendicano la convocazione urgente di Consigli comunali aperti che diano voce alla domanda partecipazione diretta dei cittadini, unici custodi del bene comune-acqua e perciò veri titolari della sua gestione.


Comitati referendari provinciali di Massa Carrara, Lucca, Pistoia
Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua
Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua Toscana Nord

lunedì 26 luglio 2010

I gruppi di acquisto solidale, un fenomeno in crescita

Un'altra economia è davvero possibile.
A macchia di leopardo si diffondono i GAS, gruppi di acquisto solidale che, saltando gli intermediari, scegliendo prodotti etici e creando relazioni di fiducia con chi produce, cacciano dal mercato i cattivi prodotti e ridanno un futuro all'agricoltura senza concimi chimici e pesticidi.

domenica 25 luglio 2010

"L'acqua e la nostra indifferenza" di Marcello Benfante

Repubblica — 24 luglio 2010 pagina 1 sezione: PALERMO MARCELLO BENFANTE

STAMANI, sotto la doccia, non ho potuto fare a meno di pensare a un vecchio film di fantascienza: "2022: i sopravvissuti". La regia? mi sono chiesto, cercando di allontanare una vaga angoscia. E sono andato subito, quasi grondante, a consultare il "Dizionario dei film" del Mereghetti: "Soylent Green", Usa, 1973, di Richard Fleischer. Ma l'angoscia scaturiva da un ricordo-sequenza davvero opprimente: Charlton Heston che usufruisce del raro privilegio di una doccia in un mondo snaturato che sopravvive grazie a un inconsapevole cannibalismo. Ogni anno che passa la vecchia buona science fiction diventa sempre più realistica, sempre più attuale e meno profetica. E non ci vuole molto a prevedere che in poco più di un decennio la situazione potrebbe sul serio precipitare. L'allarme acqua in Sicilia è già scattato (e d'altronde, su questo fronte è stata sempre una continua emergenza). Ci eravamo preoccupati per lo sprofondamento di 70 metri delle falde acquifere etnee. E subito dopo, come un destro-sinistro da knock out, arriva la notizia che gran parte della zona costiera, da Palermo a Ragusa, da Catania a Marsala, è interessata da un abbassamento di minore entità, ma anche più inquietante a causa del rischio di contaminazione col sale marino. oLtre alla quantità, sempre più scarsa, esiste quindi anche un problema della qualità delle acque, che si rivela sempre più scadente. Le cause, convergenti, sono due: la diminuzione della piovosità e l'aumento dei prelievi. Questi due fattori determinano infatti il livello delle falde. Ma è difficile immaginare che i consumi possano diminuire. Anzi, è lecito (e forse perfino auspicabile in termini economici) ipotizzare che i consumi siciliani in futuro tenderanno ad avvicinarsi alla media nazionale che è di 213 litri a testa, mentre gli agrigentini, per esempio, se ne fanno bastare meno della metà. Bisogna quindi intervenire sulle perdite, che ammontano a una media del quaranta per cento. Insomma, tappare i buchi. Ma non basta, occorre anche la pioggia. E non serve pregare o magari sparare alle nuvole per ottenerla. Ci vuole una seria politica ecologica, una progettazione territoriale che miri a riequilibrare un contesto idrogeologico fortemente compromesso (come ci segnalano anche le sempre più frequenti frane). Ma la parola progettazione, pur così preziosa, è anche infida, ché ci proietta e aggetta in un domani indefinito, nebuloso (ma non necessariamente gravido di piogge). Al problema dell'acqua bisogna invece dare una risposta immediata in termini di risoluzione e di efficienza. I nostri amministratori avranno sicuramente studiato un po' di filosofia e ricorderanno quel che diceva Talete di MiO leto. Se l'acqua è il principio di tutte le cose (l' arché) è proprio da essa che dobbiamo cominciare o ricominciare. Così hanno fatto quei cittadini (ben un milione e quattrocentomila) che hanno firmato la richiesta di un referendum contro la privatizzazione dell'acqua: insolita notizia rassicurante sullo stato di salute della nostra cagionevolissima democrazia. D'altronde è proprio "sulle implicazioni sociali e morali dell'acqua" che l'architetto anarchico Colin Ward basava una sua riflessione sulla città solidale. E che la sua analisi riguardasse la Gran Bretagna, nulla toglie alla validità, anche per noi, del suo messaggio: "Il dramma è che nessuno sa come tornare all'antica saggezza secondo cui l'acqua, bene vitale quanto il sangue, deve essere condivisa e conservata". Ove il "nessuno sa" va inteso come ironia dell'utopista che sa bene, al pari dei suoi contendenti, ciò che andrebbe fatto col più elementare buon senso e realismo. In Sicilia (tutti lo sanno) le lotte per l'acqua sono sempre state lotte contro la mafia, come l'esperienza di Danilo Dolci ci ha insegnato. Ma sono state e sono anche battaglie, il più delle volte perse, contro i nonsensi della burocrazia, la sua inettitudine e le sue negligenze (che talora colludono con gli interessi mafiosi). Qualcuno dovrà spiegarci come mai la disponibilità degli invasi non si traduce operativamente in un'irrigazione delle campagne, che invece rimangono assetate e quindi non pienamente produttive. Talora si tratta di guasti alle condotte apparentemente irreparabili. Talaltra di tubature fatiscenti e da sostituire, ma evidentemente insostituibili. Guarda caso, si tira avanti con i pozzi privati. Ma il fatto è che ormai, privata o meno, l'acqua scarseggia. La vecchia metafora dell'acqua alla gola non rende più l'idea. Siamo con l'acqua alle caviglie. E forse questo spiega la lentezza dei provvedimenti. Come se sprofondassimo in una palude, ovviamente non potabile. Mentre l'acqua lambisce il nostro tallone d'Achille, forse potremmo ripensare alle sagge parole del Tao-Tê-ching: "Niente al mondo è più molle e debole dell'acqua; ma nell'avventarsi contro ciò che è duro e forte, niente può superarla". Proprio perché posta in basso, dice il Tao, l'acqua indica la Via. E potrebbe essere la forza trascinante e travolgente di una grande protesta civile. Che non sia allora proprio questa siccità, questo venir meno delle riserve vitali, il modo in cui noi siciliani possiamo rivedere il nostro rapporto con la cosa pubblica, le istituzioni, la politica, il nostro atavico servaggio? Sarebbe, per dirla in qualche modo con Talete, un principio anche questo. - MARCELLO BENFANTE

giovedì 22 luglio 2010

Atto finale della campagna referendaria per l'acqua pubblica

La consegna delle firme in Cassazione, documentata in due video.


LA RIVOLUZIONE DELL’ACQUA

Un milione e quattrocentomila donne e uomini che sottoscrivono i tre referendum per la ripubblicizzazione dell’acqua rappresentano una piccola grande rivoluzione.

Come tale, provoca immediato spavento nei poteri forti e in un quadro politico-istituzionale non avvezzo all’idea che possa esistere una soggettività sociale capace di prendere parola e di progettazione autonoma.

Un primo tratto di questa rivoluzione risiede nel fatto che sul tema dell’acqua si è ormai costituito, per la prima volta dopo decenni, un vero e proprio movimento nazionale di massa.

L’Italia, come ciascuno può intuire anche ad un’ osservazione superficiale, è un Paese tutt’altro che pacificato : decine di conflitti attraversano il mondo del lavoro, la società e le realtà territoriali.

Sono esperienze dotate spesso di una fortissima radicalità ma al contempo di altrettanta frammentazione.

Dentro questo contesto, il movimento per l’acqua si colloca come una fertile anomalia : estremamente reticolare e radicato nei territori, su questo humus ha saputo costruire e vivificare nel tempo –dalla legge d’iniziativa popolare alla campagna referendaria, passando per due grandi manifestazioni nazionali- una forte vertenza nazionale, capace di incidere sull’agenda politica del Paese.

Il secondo tratto risiede nel non negoziabile contrasto con il pensiero unico del mercato : dopo due decenni di egemonia della cultura dell’impresa sulla società e la vita delle persone, il movimento per l’acqua costruisce una mobilitazione densa non per ottenere qualche riduzione del danno, bensì per affermare la totale fuoriuscita dell’acqua e dei beni comuni –essenziali alla vita- dal gorgo delle Società per Azioni comunque delineate. E per affermarne la riappropriazione sociale e una gestione pubblica e partecipata dalle comunità locali.

O la Borsa o la vita, per dirla senza perifrasi.

Il terzo tratto nasce dalla straordinaria domanda di democrazia e di protagonismo sociale che questo movimento ha messo in campo e ha saputo intercettare : le donne e gli uomini che hanno profuso energie, in ogni comitato nato nella più grande metropoli così come nel più piccolo paese di montagna, e i cittadini corsi a frotte a firmare affermano la straordinaria volontà di decidere tutte e tutti in prima persona su ciò che a tutti appartiene. Per la qualità della vita nel presente oggi e una possibilità di futuro per le future generazioni.

Da questo punto di vista, il referendum è uno strumento ma anche un fine in sé, in quanto afferma il principio che su beni essenziali alla vita come l’acqua nessuna delega è autorizzata e la decisione deve appartenere a tutte e tutti.

Da ultimo, ma non per importanza, emerge il tratto di laboratorio di democrazia e partecipazione che il movimento per l’acqua ha saputo costruire in quasi un decennio di esperienza. Il costante rapporto fra locale e globale, l’approccio inclusivo verso le più diverse culture e provenienze, il metodo del consenso come elemento costitutivo di tutti processi decisionali fondamentali, hanno fatto di questa esperienza un interessante laboratorio di formazione collettiva, di saperi condivisi, di redistribuzione della conoscenza.

Un laboratorio perfettibile, ma sufficientemente attrezzato da consentire al movimento dell’acqua, a differenza di altri luoghi di costruzione dell’opposizione sociale e politica, di evitare una delle conseguenze più nefaste del degrado della politica : la nascita dei populismi, che, anche nelle loro versioni più avanzate, costruiscono appartenenza sull’elemento simbolico della personalizzazione.

Al contrario, nel movimento per l’acqua l’appartenenza nasce dalla condivisione del tema e di una piattaforma valoriale, culturale e politica che si fonda su obiettivi di radicale trasformazione della democrazia nel senso della partecipazione sociale.

Sono queste alcune delle caratteristiche che, nel determinare il successo della campagna di raccolta firme, mettono in campo un potenziale di cambiamento di grande fertilità sociale.

Un popolo che riprende collettivamente parola è molto più pericoloso di un popolo che cerca di volta in volta qualcuno a cui affidarsi.

Sarà un autunno caldo per la battaglia dell’acqua.

Sapremo rinfrescarci in primavera con una marea di SI alla riappropriazione sociale dell’acqua.



Marco Bersani

Attac Italia

martedì 20 luglio 2010

Il successo della campagna referendaria - Come passa la notizia

La Stampa che ci piace

20/7/2010
Un po' di fresco

Sarà l’afa, o l’appiccicaticcio che trasuda dalle intercettazioni, ma in questa estate gelatinosa si sentiva il bisogno di un sorso d’acqua pura. Quasi un milione e mezzo di italiani, ormai indotti a scansare come la peste i banchetti della firmocrazia, hanno apposto il loro autografo sotto la richiesta di referendum contro la privatizzazione dell’acqua. Un record (neppure per il divorzio erano stati così numerosi), consumato nel sostanziale silenzio dei partiti e dei media, che all’argomento hanno riservato solo qualche tiepida polemica. Poiché si ripromette di cancellare una legge di sinistra e una di destra, la battaglia per l’acqua non ha eccitato le opposte tifoserie. E poiché nessuno l’ha «buttata in politica» (ci ha provato Di Pietro, ma è stato messo da parte), questa raccolta di firme è forse la scelta più politica che sia stata compiuta negli ultimi anni: difendere la natura pubblica di un bene essenziale, e farlo in un Paese che considera ciò che è pubblico una terra di nessuno, anziché un patrimonio di tutti.

A mettere in moto quel milione e mezzo di biro non è stato un esame ponderato dei pro e dei contro, ma uno slancio naturale, quasi un impulso atavico: l’acqua è vita, e non si privatizza la vita. Ai cinici sembrerà l’apoteosi del buonismo. Ma a noi, che cinici non siamo, e che veniamo da decenni in cui l’idea di bene comune si è progressivamente ridotta fino a coincidere con l’orticello del proprio clan, piace sperare che quest’alluvione di firme per «l’acqua di tutti» sia il preludio di un cambio di stagione.

Altro ai link:
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=111339&sez=HOME_INITALIA

http://www.youtube.com/watch?v=bNELiDmP0pM

http://www.repubblica.it/cronaca/2010/07/19/foto/referendum_sull_acqua_raccolta_di_firme-5677672/1/?ref=HREC1-2

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_luglio_19/REFERENDUM-ACQUA-PUBBLICA-1703407752283.shtml

lunedì 19 luglio 2010

Consegnate in Cassazione 1.401.492 firme!!

(da www.acquabenecomune.org)



Consegnate in Cassazione un milione e 400mila firme. E' record
Oggi, lunedì 19 luglio, il Comitato Promotore dei Referendum per l'acqua pubblica consegna oltre un milione e quattrocentomila firme presso la Corte di Cassazione.

Un risultato che segna un passo importante nella storia della democrazia e della partecipazione in questo Paese. Nessun referendum nella storia repubblicana ha raccolto tante firme.

La sfida che il comitato promotore ha davanti è quella di portare almeno 25 milioni di italiani a votare tre “sì” la prossima primavera, quando si terrà il referendum contro la privatizzazione dei servizi idrici. Un risultato che oggi, alla luce del “risveglio democratico” a cui si è assistito nei mesi della raccolta firme, sembra assolutamente raggiungibile.

Adesso chiediamo al Governo di emanare un provvedimento legislativo che disponga la moratoria degli affidamenti dei servizi idrici previsti dal Decreto Ronchi almeno fino alla data di svolgimento del referendum. Chiediamo inoltre alle amministrazioni locali di non dare corso alle scadenze previste dal Decreto Ronchi. Un milione e quattrocentomila firme rappresentano una delegittimazione di qualunque scelta tesa ad applicare il Decreto, a maggior ragione per quelle amministrazioni che vogliono addirittura anticiparne le scadenze.

Il prossimo appuntamento del popolo dell'acqua è il prossimo 18 e 19 di settembre, quando, probabilmente a Firenze, si terrà l'assemblea dei movimenti per l'acqua.





Roma, 19 luglio 2010

giovedì 8 luglio 2010

Referendum Acqua - Certificare, che passione!

(Tratto dal sito acquabenecomune)





Un milione. Abbiamo raccolto un milione di firme e siamo nella storia di questo paese. Questo percorso, iniziato più di 2 mesi fa, ha comportato lo sforzo di decine di persone che si sono mobilitate in tutta Italia.
Ma questo è solo un pezzo; infatti l'altra parte di questa avventura, che ha poca visibilità ma sicuramente è più faticosa, è quella della certificazione.

Le stesse persone stanno lavorando giorno e notte per completare i moduli con i documenti necessari al fine di renderli validi per la presentazione; coscienti che, senza, tutto quello che si è fatto sarebbe inutile, questo è sicuramente un lavoro lungo, capillare e anche un po' noioso!

Raccontiamo questo perchè riteniamo formidabile che comitati, in tutti i territori di Italia, da Nord a Sud, uomini e donne abbiano messo in piedi un apparato organizzativo così serio.

Questi sforzi, fatti di quotidianità ed impegno, costruiscono un modello di fare politica, al di là delle strutture e sovrastrutture classiche della politica, per il proprio territorio, per i propri diritti e per il proprio futuro.

martedì 6 luglio 2010

Campagna Referendaria Acqua Pubblica - Il 19 di luglio le firme raccolte saranno in Cassazione

Stop in Sicilia alla campagna referendaria per l'acqua pubblica.
Da Palermo, ieri, 5 luglio, sono partiti per Roma i moduli con le firme raccolte in tutta la Sicilia. C'erano anche quelle di noi mazaresi.

Il lavoro al Coordinamento Regionale è stato intenso, i dati ufficiali si avranno a breve.


A più di un anno dalla prima mobilitazione cittadina, con la quale questo Comitato ha raccolto 2000 firme di appoggio alla richiesta al Sindaco di una modifica allo Statuto Comunale per impedire la privatizzazione dell'acqua (ancora si attende la delibera), a Mazara del Vallo si è allargata l'area dell'attivismo.

Per l'acqua bene comune è maturata una sensibilità e oggi sono proliferate le iniziative in adesione alla campagna referedaria indetta dal Forum dei Movimenti per l'Acqua, cui questo Comitato aderisce da marzo 2009.

Un buon successo!

I mazaresi, ormai informati, più convinti sono tornati a firmare per l'acqua pubblica. Questa volta lo hanno fatto da italiani, sulla richiesta di referendum, avanzata a livello nazionale, per fermare la privatizzazione, aprire la strada alla ripubblicizzazione, eliminare i profitti.

La loro firma ha contribuito a rafforzare il segnale che sale dal popolo al governo centrale per la rivendicazione di un diritto irrinunciabile, il diritto all'ACQUA che significa diritto alla VITA.

Con un risultato che è destinato a fare storia si è aperta la strada alla rivendicazione di tutti i diritti negati e alla creazione di nuovi spazi di Democrazia km zero, attraverso l'operosità di tante realtà che in modo puntiforme stanno disegnando una nuova carta geografica dell'Italia.

Ai mazaresi che hanno firmato tutta la stima e un sentito ringraziamento da parte del Comitato Cittadino per la Tutela delle Risorse Idriche e Ambientali del Territorio di Mazara del Vallo, per aver risposto in tanti alle sollecitazioni lanciate contro la privatizzazione dell'acqua.

Un grazie particolare, per la disponibilità e per la sensibilità dimostrate, ai Consiglieri dott.Vincenzo Pecunia e dott.Francesco Di Liberti, al Giudice di Pace, avv.Filippo Vazzana, al Cancelliere Capo della sezione distaccata del Tribunale di Mazara del Vallo, dott.Lindo Pirollo, alla Segretaria Generale del Comune di Mazara del Vallo, dott.ssa Antonella Marascia, agli impiegati dell'Ufficio Elettorale e in particolare alla dott.ssa Caterina Burgio , al dott. Manfredi Muscolino (Movimento Consumatori), ai coniugi Maurizio Dilluvio e Maria Ingoglia, a Giovanni Giaramidaro Mannone.

La prossima primavera, quando si dovrà votare per il referendum, si coglieranno i veri frutti di tanto lavoro.

E poiché non c'è due senza tre, Il Comitato è fiducioso nella mobilitazione di tutti i mazaresi elettori.

Da una buona semina un buon raccolto.

Come aderenti al Forum dei Movimenti per l'acqua diffondiamo il comunicato a cura del Forum al link http://www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/

"Qui comincia l'avventura Un milione. Abbiamo raccolto un milione di firme e siamo nella storia di questo paese. Il 19 di luglio consegneremo le firme in Cassazione. Mentre vengono portate a termine le operazioni di certificazione, l'obiettivo è oggi quello di portare almeno 25 milioni di italiani alle urne nella primavera 2011. Con questo entusiasmo, con questa partecipazione, con questa voglia di bene comune ce la possiamo fare, tutti insieme."

domenica 4 luglio 2010

La sete della terra e il futuro dell'umanità


Se n'è discusso ieri a Trento.


(al link: http://www.yaku.eu/)
Cles (Trento) sabato 3 luglio 2010 ore 20.30
sala polifunzionale - Cassa Rurale di Tuenno

Incontro con Alex Zanotelli, Francesca Caprini, associazione Yaku
Gianfranco Poliandri, comitato Acqua Bene Comune di Trento

Organizzata in collaborazione con la Casa degli Ecologisti e della Sinistra e l’Associazione “Mario Pasi” di Cles, in collaborazione con il Forum italiano dei movimenti per l’acqua e per la campagna referendaria "L’acqua non si vende", la serata è pensata per condividere le ultime battute della battaglia referendaria in difesa dell’acqua in corso in Italia. Ma anche per analizzare più profondamente, la sete che sta caratterizzando il nostro tempo. Di acqua, di giustizia, di spiritulità nella sua più ampia accezione.

Un preludio, l’incontro di questo sabato con Alex Zanotelli, alla serie di incontri con i rappresentanti della popolazione indigena colombiana U'wa che dal 9 al 25 luglio toccheranno Puglia e Toscana, per concludersi proprio sulle montagne del Trentino.

Iniziative che si inseriscono nel progetto di Yaku, “Dalle Alpi alle Ande: Genti di Montagna in difesa dell’Acqua”, che vogliono alzare il confronto sui beni comuni salendo progressivamente in “quota”. E parlare di ghiacciai, montagne e acqua con le parole di quanti ancora li sentono nel cuore.

Berito Cobaria, capo spirituale del Popolo U’wa, Daris Maria Cristancho rappresentante delle donne U’wa, assieme a Danilo Urrea, rappresentante dell’organizzazione Justicia y Paz e Censat, come ambasciatori dei popoli delle Ande e di un Paese in guerra, che sta affrontando il difficile cammino referendario in difesa dell'acqua, proprio come l'Italia. Per riflettere insieme su quella "visione andina dell'acqua" ormai assunta dai movimenti in difesa dell'acqua a livello globale, e rielaborare concetti come difesa della biodiversità e cambiamento climatico, fuori da ogni retorica.

venerdì 2 luglio 2010

Costituita la Rete italiana per la giustizia ambientale e sociale


( www.yabastanapoli.blogspot.com )
Verso Cancun. Cambiare il sistema, non il clima
Logo Climate justice
Lo scorso 5 giugno diverse realtà e soggetti, in rappresentanza di comitati, associazioni, sindacati, reti sociali di tutto il paese, si sono incontrati a Roma per discutere di come affrontare anche in Italia quella che è stata definita la più grave minaccia per l’umanità: i cambiamenti climatici.
Da qui è nato un percorso per la costituzione della “Rete italiana per la giustizia ambientale e sociale”.
In questo momento sono oltre 600 milioni gli esseri umani che subiscono conseguenze negative dai cambiamenti climatici e centinaia di migliaia sono quelli che già hanno perduto le possibilità stesse di sopravvivenza. A Cochabamba, in Bolivia, lo scorso 22 aprile durante la prima Conferenza Mondiale dei Popoli per la Giustizia Climatica ed i Diritti della Madre Terra i movimenti sociali e la società civile internazionale hanno elaborato una dichiarazione chiamata “Accordo dei Popoli”.
È il primo manifesto di questo millennio che cerca di affrontare in maniera completa le responsabilità, le cause ed individuare concretamente misure efficaci per affrontare e risolvere la crisi ecologica della nostra casa comune, la madre Terra. Le proposte in esso contenute, insieme agli spunti emersi a Cochabamba dalla Mesa 18, pienamente da noi tutti e tutte condivise, saranno la base sulle quali ci recheremo a Cancun, in Messico, durante l’ultima settimana di novembre e la prima di dicembre, quando si terrà il prossimo COP 16 (Conference of the Parties) delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici.