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sabato 10 novembre 2007

Una scelta obbligata

L’intensa attività svolta dai vari comitati cittadini, attivatisi per l’emergenza idrica o nati sull’emergenza idrica nei quartieri interessati alla presenza di nitrati oltre i limiti di legge, non si accompagna, a parere dei cittadini tutti, ad una analoga attività dell’amministrazione e di chi la rappresenta.

Tutti i pronunciamenti del sindaco, le sue ordinanze, gli adempimenti stessi, imposti dal decreto di deroga, appaiono alquanto improvvisati e superficiali. Atti eseguiti giusto per rispondere alle fastidiose richieste di chi non ha capito e non vuole capire che i problemi non si affrontano, non è comodo affrontarli, quando chi siede al potere ha ben altro da fare.

La vita amministrativa deve camminare su una routine che fa comodo pure ai funzionari. Il vero da fare è costituito dagli interessi personali che, una volta al potere, la classe politica deve assolutamente curare.

Se non fosse così retorico parlarne, si dovrebbe fare la storia degli attuali amministratori comunali e provinciali (troppo lungo parlare anche di quelli passati), per mettere alla luce quello che gli osservatori della storia politica di questa città hanno rilevato.

Fortune create dal nulla, progressi nella carriera politica non supportati da meriti adeguati e si potrebbe continuare nell’elenco.

In questo momento è utile focalizzare la vicenda “acqua ai nitrati”, essa è esemplificativa della pratica della classe dirigente di questa città.

In data 9.11.2007 il CO.CI.T.R.I.A.TE.MA. ha inviato un esposto/denuncia con il quale chiede che le autorità preposte, ognuna per le proprie competenze, provvedano a:
1.individuare le cause che hanno determinato l’inquinamento chimico delle acque potabili;
2.individuare e identificare i responsabili di detto inquinamento e perseguirli ai sensi di legge, dopo averli costretti a risanare il territorio inquinato e la falda acquifera sottostante.

Se nessun intervento da parte degli Organi Superiori viene attivato, la cittadinanza è autorizzata a pensare che le istituzioni sono malate e la società è sana, ma, per un assurdo effetto, a stare male è la società e a vivere di buona salute sono le istituzioni.
Silvana Mannone

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