Pagine

mercoledì 26 dicembre 2012

Scegliamo il Buon Vivere

Riportiamo un articolo da condividere Verso il voto - L'agenda Monti o la nostra agenda del buon vivere Venerdì 21 Dicembre 2012 14:53 G. De Marzo su Il Manifesto [G. De Marzo su Il Manifesto del 20 dicembre 2012] Negli ultimi giorni siamo travolti da notizie, facce, percentuali e slogan che rischiano di riportare il dibattito politico del nostro paese nel medioevo più che nel novecento. Ovunque ci viene ricordato che la politica economica si deve fondare sulle compatibilità, sul pareggio in bilancio e sul fiscal compact, anche quando questi riducono la democrazia, i diritti e la partecipazione ad aspetti marginali. Ci viene ossessivamente ripetuto che nulla cambierà a prescindere dall'esito delle prossime elezioni. In molti si chiedono stando così le cose che senso abbia votare, così come parlare di sovranità, considerando il condizionamento subito dalla politica italiana. La stessa proposta politica che ha determinato la crisi in Europa e nel mondo ha conquistato l'appoggio anche di chi avrebbe dovuto rappresentare una alternativa. I dati del Censis offrono invece la fotografia di un paese in cui un terzo della popolazione non ce la fa più, mentre i rapporti OCSE indicano un costante aumento del debito e delle diseguaglianze. A questo si aggiungono le ultime analisi delle agenzie delle Nazioni Unite per lo sviluppo e l'ambiente e della BM, che denunciano la catastrofe ecologica, il fallimento del modello economico liberista fondato sulla crescita economica e l'immediata necessità di modificare attività produttive e consumi se vogliamo evitare la catastrofe per il genere umano. In Italia le due grandi crisi del nostro tempo, quella sociale e quella ecologica, sono purtroppo ignorate dall'attuale agenda politica. Chiunque a partire dalla propria situazione materiale provi invece a declinare un ragionamento che tenga insieme le questioni legate alla giustizia sociale ed ambientale viene sistematicamente ignorato o censurato. Come le decine di migliaia di tarantini che lo scorso 15 dicembre hanno attraversato una città martoriata, denunciando un modello di sviluppo ed una politica economica dannosa e criminale per tutti. Cancellati dai media e dalla politica pur di non guardare in faccia il conflitto e la gravità della situazione causata da ricette sbagliate e da un modello di civiltà ormai in crisi ovunque. Le forze politiche in campo sembrano più preoccupate a “rassicurare” i mercati, le agenzie di rating, le grandi banche. Ma è rimasto qualcuno che voglia almeno ragionare, non dico rassicurare, noi italiani ed italiane? Negli ultimi 20 anni nel nostro paese non vi è stata solo la stagione del berlusconismo. Sono nate nuove soggettività della politica che in ogni territorio si sono impegnate a difendere democrazia e beni comuni, promuovendo pratiche ed alternative credibili che oggi potrebbero essere utili a tutta la comunità nazionale. Sono stati e sono i movimenti, i comitati, le associazioni, a rappresentare non solo un argine alla crisi della democrazia ma una vera alternativa alla crisi delle forme della politica. L'autogoverno, la democrazia partecipata e comunitaria, l'educazione popolare, l'autoformazione, sono alcune delle pratiche diffuse nel nostro paese grazie all'impegno giornaliero di milioni di italiani che costruiscono non solo resistenze ma nuovi metodi e categorie con cui relazionarci e guardare il mondo. Le politiche che le nuove soggettività propongono si fondano sulla necessità pratica di mettere insieme la giustizia e la sostenibilità ambientale e sociale. Per farlo abbiamo bisogno di una politica industriale ed energetica che garantisca la riconversione ecologica delle attività produttive e della filiera energetica, rispondendo contemporaneamente alle esigenze di creare lavoro, difendere i beni comuni e garantire la partecipazione democratica. Niente megaprogetti dunque ma un grande piano di riassetto del paese e di riconversione industriale. Niente privatizzazioni ma ripubblicizzazione dei servizi basici e rafforzamento delle economie locali e comunitarie. Niente cacciabombardieri ma risorse per il sociale, le scuole e gli ospedali. Niente tasse sui ceti più deboli ma reddito di cittadinanza per chi non trova lavoro e patrimoniale sulle grandi ricchezze. Niente incentivi ad imprese inquinanti ma sostegno all'innovazione ed alla ricerca. Sono alcune delle proposte delle nuove soggettività che costruiscono già l'agenda politica di chi vuole davvero cambiare. Sicuramente non rassicurano la BCE, ne le caste delle vecchie forme della politica, ma incontrerebbero il consenso della maggior parte del paese. Ignorare quello che i movimenti facevano e dicevano venti anni fa poteva avere un senso per chi fa fatica ad accettare la realtà. Continuare ad ignorare oggi quello che fanno e propongono le nuove soggettività politiche non è solo delittuoso, vista l'irreversibilità della crisi con queste ricette sbagliate, ma ci appare incomprensibile su un piano pratico e scientifico. Il metodo e le proposte delle nuove soggettività sono il cuore pulsante dell'alternativa e rappresentano l'unica risposta in campo per uscire dall'oscurità della lunga notte liberista. Se vogliamo raggiungere il buon vivere e tornare a guardare con speranza e fiducia al futuro, la politica deve ripartire da qui per ribaltare la crisi imposta dal governo del mal vivere. Giuseppe De Marzo associazione A Sud www.asud.net trovato al link http://asud.net/it/news/6-italia/2098-verso-il-voto-lagenda-monti-o-la-nostra-agenda-del-buon-vivere.html

Nessun commento: