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venerdì 26 novembre 2010

Trapani "Provincia Eternit free"

Trapani, prima provincia siciliana che aderisce al progetto "Provincia Eternit free".
Trapani 25.11.2010

È stato presentato stamani il progetto pilota “Trapani, provincia Eternit free” che ha come finalità quella di censire, monitorare e soprattutto, cosa non facile, sostituire le coperture in eternit esistenti su tutto il territorio della Provincia di Trapani, con coperture fotovoltaiche, beneficiando così del contributo introdotto dal decreto ministeriale nel febbraio 2007. Al progetto hanno aderito Provincia regionale di Trapani, Asp, Arpa, Legambiente, Azzero C02, Osservatorio rifiuti, club Kyoto. L'utente, il cittadino, il titolare di azienda che vorrà usufruire di questo progetto, avrà presto a disposizione uno sportello che sarà creato ad hoc, al quale ci si può rivolgere per avere maggiori informazioni o per essere seguito passo passo, nel disbrigo delle pratiche che lo porteranno ad un eventuale smaltimento dell'amianto e al montaggio dell'impianto fotovoltaico. Per quanto riguarda i costi, questi verranno sostenuti dai finanziatori privati che supporteranno l'utente nella dismissione dell'amianto e in cambio daranno in affitto l'impianto fotovoltaico da cui potranno usufruire degli introiti del conto energia. In caso contrario, se i costi di smaltimento saranno a carico dell'utente, quest'ultimo potrà in cambio ricevere i proventi del conto energia per il tetto fotovoltaico.
Fonte trapani.trapanicronaca.it

(notizia tratta da facebook tramite Tiziana Giacalone.)
Testo al link
http://rifiutizerotrapani.blogspot.com/2010/11/trapani-prima-provincia-siciliana-che.html

mercoledì 24 novembre 2010

Ora anche l'inquinamento acustico a Mazara del Vallo


Chi ha auspicato la rinascita del centro storico, deserto da alcuni decenni per la chiusura progressiva delle numerose attività commerciali, e pericoloso per i passanti, specie a tarda ora, oggi si è veramente pentito.

Nella strettissima via Garibaldi, ovvero "la mastranza", quando era cuore pulsante del commercio, oggi si sono aperti molti bar che in successione continua occupano tutta la strada con tavoli e tende che di giorno chiudono al sole e di notte all'illuminazione pubblica.

Tranne che per i giovani che la frequentano, per il resto della cittadinanza la strada è divenuta impraticabile. Devi chiedere il permesso per passare, quasi si entrasse in una casa privata. Ma il bello comincia la sera, quando in quasi tutti i locali si fa musica ad alto volume.

Non si dorme la notte nella via Garibaldi! Tremano i letti e tintinnano i soprammobili nelle case dei residenti. Inascoltate le legittime proteste del Comitato "PRO CENTRO STORICO", inefficaci le denunce per schiamazzi. Controlli e multe, non fermano la Movida mazarese.

(Dalla seduta del 10 novembre 2010, nella quale si è realizzato l'incontro con Gaspare Tedesco, promotore del Comitato Civico Antirumore "PRO CENTRO STORICO", nato a seguito del proliferare di bar e pub nella via Garibaldi. Il Comitato ha solidarizzato e condiviso le iniziative intraprese al fine di scongiurare il pericolo di inquinamento acustico.)

martedì 23 novembre 2010

Renzo Piano - Cosa significa fare

Come non condividere!
Facciamo tesoro del pensiero degli uomini colti.

lunedì 22 novembre 2010

domenica 21 novembre 2010

21 novembre Festa Nazionale dell'Albero




In Italia oggi ricorre la festa dell'albero e, per l'occasione, in molte città si trovano spazi dove piantare nuovi alberi che lì cresceranno rigogliosi.
A Mazara, invece, anche se questo comitato ripetutamente l'ha suggerito, l'amministrazione non cerca spazi e pianta, sbagliando le essenze, alberi in posti inadeguati. Sarebbe stato necessario, nella scelta delle nuove piante sul lungomare, rivolgersi a persone competenti.

Avevamo scritto ".....i ficus, che hanno sostituito le palme del lungomare San Vito, crescono rigogliosi....." qualcuno aveva obiettato " la prova del nove la si avrà quest'inverno"....ma siamo in autunno e dei sempreverdi cadono le foglie.

sabato 20 novembre 2010

Evviva la macchina mangiarifiuti!


Anche noi, a Mazara del Vallo, vogliamo un assessore all'Ambiente come Alessio Ciacci a Capannori.

Ha acquistato una macchina, che arriva dalla Svezia, e la inaughera' oggi, 20 novembre 2010, una macchina per il compostaggio locale ad uso collettivo.
Il compost prodotto sara' utilizzato come fertilizzante per le aree verdi comunali.

Imitiamolo e cosi' la finiamo con questa storia della munnizza!

martedì 16 novembre 2010

Napoli con la sua monnezza fa notizia

In Italia, a meno che non si tocchino livelli insostenibili, i problemi sono ignorati. Quello dei rifiuti è uno dei tanti, ne soffrono più o meno quasi tutte le città, ma sembra che questa sofferenza sia dovuta.

A Mazara, come a Napoli, la munnizza aumenta vertiginosamente e se la discarica non la può contenere, se ne crea un'altra. Intanto dalla vecchia continua a giungere in falda percolato e se la qualità dell'acqua peggiora chi se ne importa? Tanto è inquinata da anni, i cittadini hanno protestato, ma il tempo provvederà a stancarli e si abitueranno ad avvelenarsi lentamente. Nitrati? Arsenico? Le percentuali altissime rilevate dalla analisi sono dati sulla carta che non fanno smuovere neanche la magistratura.

Conviene che la quantità dei rifiuti sia enorme, gli inceneritori ne hanno bisogno e chi li ha voluti e costruiti ne ha ancor più bisogno.
Forze occulte o non tanto occulte guazzano sui rifiuti.

Esiste, infatti, una filiera dell'inquinamento: si comincia con chi produce l'oggetto inquinante, si passa a chi lo distribuisce e poi a chi lo compera e ne disperde quel tanto (troppo) che diviene rifiuto. Ma non è finita, a questo punto comincia l'azione di chi raccoglie il rifiuto e successivamente quella di chi lo distrugge. Cinque attori, ma chi di essi è accusato? Esattamente chi sta in mezzo alla filiera dell'inquinamento, stretto fra gli interessi di chi lo causa da un lato e di chi lo riduce - e invece ne peggiora gli effetti - dall'altro.

L'industriale produce l'inquinamento ed è pronto a disinquinare. Bella storia! Il capitale sceglie di inquinare poi sceglie di disinquinare, tutto a spese del cittadino!

Se lo Stato volesse veramente risolvere il problema, lo attaccherebbe alla radice e, invece di mandare i carriarmati contro i poveri cittadini che non vogliono morire dei veleni delle discariche, obbligherebbe le ditte alla riduzione degli involucri e all'uso di materiali non inquinanti.

Ma la gestione dei rifiuti produce ricchezza, se si dovesse intervenire, si arresterebbe la filiera e si produrrebbe disoccupazione.

La munnizza fa lavorare chi la produce.

Come si interrompe questa catena, se l'eliminazione di certe abitudini crea disoccupazione?

La strada da percorrere è culturale ed altri paesi l'hanno percorsa, giungendo ad un maggiore rispetto collettivo nei confronti dell'ambiente, mentre in Italia questa cultura è lenta ad attecchire.

Una volta chi beveva la birra doveva riportare indietro la bottiglia. C'era un risparmio di materia prima. Oggi qualche passo nella riduzione dei rifiuti lo comincia a fare chi immette sul mercato prodotti con imballaggi leggeri, il supermercato che distribuisce prodotti alla spina e i cittadini più responsabili, che penalizzano, nella scelta di acquisto, produttori e distributori che non si allineano.

La scelta è etica
, bisogna pensare al bene comune. Se non lo fa lo Stato lo fa il cittadino.


(dalla discussione del 3 novembre 2010)

domenica 14 novembre 2010

A Cancun la voce di RIGAS: per i cambiamenti climatici agire sulle cause

Un modello di sviluppo predatore ha attaccato e intaccato l'ambiente l'uomo il sistema sociale.

Non è più il tempo di aspettare, dipende da noi far sentire la necessità e l'urgenza del cambiamento.

Alla 16° Conferenza Mondiale Onu sui cambiamenti climatici, che si terrà a Cancun dal 29 novembre al 10 dicembre una delegazione di Rigas, la RETE ITALIANA per la GIUSTIZIA AMBIENTALE e SOCIALE sarà presente per dire che quello che va cambiato è il sistema non il clima.

Nell'attesa dell'importante appuntamento si terranno in varie città italiane iniziative, assemblee, incontri sul percorso dei movimenti sociali fino ed oltre Cancun.



Rete Italiana per la Giustizia Ambientale e Sociale
RIGAS


presenta:


CAMBIARE IL SISTEMA, NON IL CLIMA
Verso Cancun

martedì 16 novembre, h. 9
Sala dei Vigili, Comune di Roma

Incontro pubblico

Quale città? Giustizia ambientale e sociale a Roma

ne parleranno:

Gianni Alemanno - sindaco di Roma
Monica Cirinnà - Consigliere Comune di Roma
Andrea Alzetta - Consigliere Comune di Roma
Tonino Perna - Università degli Studi di Messina
Giuseppe De Marzo - A Sud / Rigas
Sabrina Aguiari - Casa Int. delle Donne / Rigas
Riccardo Troisi - CAE
Andrea Novelli - UISP

coordina:
Celeste Costantino - daSud/Riga


Le iniziative sono promosse da:
A Sud, Action, Casa Internazionale delle Donne, Cipax, Da Sud, Libertà e Giustizia, Loop, Ya Basta Roma


RIGAS - Rete Italiana per la Giustizia Ambientale e Sociale
www.reteambientalesociale.org

Nodo Romano RIGAS
info e contatti: 06.83603427

domenica 7 novembre 2010

La desertificazione

L'intervento dell'uomo modifica la natura, l'ambiente, il territorio.
In presenza di interventi che mirano soltanto al profitto e che non si curano della qualità della vita, a lungo andare, si ha il deserto.

Il deserto rappresenta la stanchezza della natura, incapace, anche dopo reazioni terribili, quali terremoti, maremoti, uragani, di ottenere un comportamento più assennato da parte dell'uomo.

Ora, le società sono regolate dalle stesse leggi che regolano la natura. Una società si collassa quando tutti gli interventi che in essa si operano sono finalizzati al profitto. Oggi, in un gioco delle parti dissennato, tutti dicono di agire nell'interesse generale, mentre nei fatti perseguono l'interesse personale.

In presenza di una situazione di degrado, così nella natura, come nella società, si sviluppa un fenomeno che è quello della emigrazione.

Chi va via?
Nella natura, quando nell'ambiente di provenienza poco o nulla rimane e il deserto avanza, vanno via gli animali, alla ricerca disperata di un habitat più favorevole. E le piante, inaridite, affidano al vento i semi che attecchiranno in terreni più fertili, dove mettere radici per meglio fruttificare e riprodursi.

Nella società chi va via?
Da sempre, è accertato, vanno via i più coraggiosi i più intelligenti, lasciando un habitat privo di stimoli, dove la speculazione e il profitto hanno creato il deserto. E si mettono in viaggio, vivo il mito di Ulisse.
Resta chi, come le piante in natura, trattenuto dalle radici, si sottopone agli stenti, resta il mediocre, il vigliacco che ha paura di tentare la fortuna e fare un salto nel buio verso la speranza.

In questa situazione drammatica va inquadrato il fenomeno, da alcuni considerato moderno e contemporaneo, della cosiddetta fuga dei cervelli.

Il fenomeno ha dunque una causa. Quali i soggetti che la scatenano?

Politicanti, affaristi e mafiosi, in un intreccio difficile da districare, a volte districato e insabbiato, hanno determinato una situazione in cui gli ignoranti, gli assolutamente mediocri, quelli che a scuola e nelle università erano gli ultimi hanno conquistato tutti i posti di responsabilità sia nella pubblica amministrazione, che nell'economia e nella politica. Buoni servitori per cattivi padroni.

E le eccellenze? Ai margini. Perché la palude non ha bisogno di gente che pensa, che intuisce, che crea, che specula intellettualmente, ha bisogno di mediocri, di vigliacchi, di gente contenta di stare nell'acquitrino, a volte di guazzare nel fango.

In una società divenuta piatta, priva di stimoli, regolata soltanto dalla speculazione, dal profitto, dal malaffare e controllata nella sua totalità dalle organizzazioni criminali non cresce una classe dirigente, anche se la società per sua natura produce eccellenze che, a questo punto, possiamo dire divengono fastidiose per il sistema.

E così, come i semi più forti, portati dal vento, attecchiscono in terreni più fertili, anche le eccellenze volano via e facilmente trovano l'opportunità di crescere. Sul mercato del lavoro i soggetti più qualificati vengono immediatamente assorbiti all'estero.

Perché rimanere? Hanno necessità di vivere e crescere in un ambiente favorevole e il confronto, le opportunità, la vivacità culturale dei luoghi dove vanno a risiedere dà loro l'opportunità di aggiungere un surplus all'eccellenza.
Se questi soggetti, per fatti non dipendenti dalle loro volontà dovessero rimanere nel triste ambiente dove sono cresciuti, si inaridirebbero fino a spegnersi, perché costretti a isolarsi in se stessi per mancanza di scambio.

Mazara del Vallo è la cartina di tornasole del fenomeno. A Mazara c'era la Prefettura, c'era un presidio dell'esercito, c'era l'Ufficio delle Imposte, l'Ufficio del Registro, c'era il teatro Garibaldi, il teatro Vaccara, c'era un porto commerciale, c'era una stazione ferroviaria con 50 dipendenti: capistazione, bigliettai, casellanti, addetti al servizio merci (perché Mazara aveva uno scalo merci!), c'era....

Oggi, anche se, naturalmente, avremmo dovuto crescere, qui siamo tornati indietro e, continuando di questo passo, arriveremo alle capanne. Non c'è più la Prefettura, non c'è più il presidio militare, non c'è l'Ufficio delle Imposte, non c'è l'Ufficio del Registro ......
Non c'è più nulla. Il deserto, morale culturale e politico. Ecco perché le eccellenze sono andate via.

(Dalla discussione del 28 ottobre 2010. L'appuntamento settimanale è slittato di un giorno)

venerdì 5 novembre 2010

Acqua stagna a Mazara del Vallo

Anni di lotte, proliferazione di comitati, impegni sulla carta.
(clicca sull'immagine per ingrandirla)

martedì 2 novembre 2010

Vivibilità in città

Poiché si trova facilmente su internet la graduatoria delle città italiane in ordine alla qualità ambientale, ovvero il meglio e il peggio secondo parametri definiti da esperti, sarebbe interessante attingere all'elenco completo, per conoscere gli attuali dati della vivibilità nella città di Mazara del Vallo, e, a partire da essi, verificare se, attraverso una politica di miglioramento, la città modifica in positivo la sua posizione sulla scala nazionale.

Visto che il sindaco ha creato le isole pedonali, dovrebbe sapere che, su questo parametro, la prima è Venezia e, conosciuta la posizione della città di Mazara del Vallo, progettare nuovi interventi per farla avanzare nella graduatoria.

Ora si parla di Mazara in bici, come Parigi. Apriamo uno scenario: se prendesse piede l'uso della bicicletta, si creerebbero, nelle attuali strade (un metro e mezzo sarebbe sufficiente) dei percorsi senza una vera pista ciclabile. Con enormi vantaggi: meno smog, meno polveri sottili, meno intasamento delle strade. Ma il traffico dovrebbe essere ordinato.

Nel caso contrario, la bicicletta può diventare pericolosa.

Ogni mattina, dalle ore 8.00 alle 9.00 meno un quarto, è un caos: tutti a lasciare i bambini a scuola. Alle 13,30, stessa storia. Se tutti gli alunni frequentassero la scuola di appartenenza, non sarebbe necessario usare la macchina per accompagnarli. Tutto ciò avviene con la complicità di presidi e professori, che, chiudendo un occhio, accettano le richieste di iscrizione avanzate dai fuori zona.

Deregulation.

Con il contributo dei vigili urbani che non fanno buon servizio e, d'altro canto, sono forse 25, quando nell'organico sono previsti in numero di 120. La loro presenza costante sulle strade sarebbe un deterrente, se solo avessero le qualità dei vigili urbani di una volta, quando il comandante doveva possedere qualifiche militari.

La vita militare non è uno scherzo, il colonnello comandante deve aver superato la scuola di guerra e possedere particolari attitudini al comando, a differenza degli altri, è identificabile dal panno rosso che circonda le sue stellette.

I vigili urbani, per ritornare nel merito della questione, dovrebbero avere un aplomb adatto alla funzione, nel cui esercizio dovrebbero dimostrare competenza e autorevolezza, avendo come punto di riferimento il comandante con una importante carriera militare alle spalle, così come avveniva una volta.

Oggi, invece, i vigili sono demotivati, non sono orgogliosi della funzione che compiono, si sono tutti confinati negli uffici, lasciando da fare ai precari e ai socialmente utili il lavoro più importante, quello sulle strade, che dovrebbe essere svolto dai vigili e funzionari più qualificati.

Con tutto ciò non si vuole disconoscere la colpa dei cittadini nel contributo alla deregulation. La definitiva soluzione sta, infatti, anche nel comportamento sano e serio dei cittadini, ai quali non si può chiedere solo che conoscano il codice della strada, ma che sappiano rispettare le regole. E per questo è necessario incidere sul piano della educazione, operazione a lungo termine.

Chi ha vissuto in America, ad Harvard, può giurare di non aver mai visto un vigile, se non nei punti nevralgici della città. La gente si comportava correttamente in assenza di controllo.
Nella stessa Italia di oggi, in una cittadina della Brianza, lo stesso dichiara di non aver mai visto un vigile, ad eccezione della volta che si è presentato a casa del familiare, ivi residente, solo per consegnare alla sua bambina un libro della biblioteca. Un comune arriva a fare questo servizio!

Quando il cittadino ha maturato la sua coscienza civica, si comporta nei limiti della legalità e a questo punto, così come ad Harvard e in Brianza i vigili urbani non si vedono.

Il messaggio: se si dovesse ampliare il corpo dei vigili urbani, i criteri di selezione dovrebbero essere diversi dagli attuali; se si volesse una cittadinanza più civile, la formazione dell'uomo e del cittadino dovrebbe stare al primo posto nell'agenda politica.

L'intervento nella burocrazia deve essere tale da far acquistare al cittadino fiducia nelle istituzioni.


(dalla discussione del 20 ottobre 2010)