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venerdì 2 dicembre 2011

SALVIAMOCI CON IL PIANETA

LA CONFERENZA DI DURBAN

SALVIAMOCI CON IL PIANETA

Il 28 novembre si apre a Durban (Sudafrica) la 17 Conferenza(COP 17), per rispondere alla sempre più drammatica crisi ecologica. I rappresentanti di tutti i governi del mondo dovranno in dieci giorni trovare delle vie per bloccare il surriscaldamento del Pianeta. Dopo i fallimenti della Conferenza di Copenhagen(2009) e di Cancun(2010), un’altra sconfitta a Durban l’umanità non se la può permettere. Con i governi del Nord del mondo concentrati sui problemi della finanza, la crisi ecologica è passata in second’ordine.Purtroppo anche i media (sia stampa che TV) non hanno acceso i riflettori su questo problema fondamentale, rivelandosi così profondamente funzionali a questo Sistema economico-finanziario.Siamo grati al Papa Benedetto XVI perché spesso ritorna sui temi ecologici.Siamo altresì grati ai vescovi del Sudafrica che in una lettera inviata recentemente e letta in tutte le parrocchie, “vedono questo importante evento di Durban come un’occasione per riflettere”.I vescovi sudafricani affermano:”Questa crisi climatica globale pone una grande sfida spirituale a tutti i cristiani, alle altre fedi e a tutti gli uomini e donne di buona volontà, dato che è la conseguenza della distruzione della creazione di Dio a cui tutti in vari modiabbiamo contribuito. Siamo tutti convocati a cambiare mentalità e ad assumere nuovi stili di vita per ridurre la nostra dipendenza dall’energia fossile come il carbone e il petrolio.”

La situazione infatti climatica del Pianeta è grave.La comunità scientifica teme che, andando avanti così, la temperatura potrebbe salire del 3-4 gradi centigradi.E i tempi che abbiamo per evitare tale catastrofe sono brevi. Gli esperti affermano che, per evitare tale disastro, dobbiamo tagliare l’80% delle emissioni di gas serra entro il 2050. Purtroppo i governi sono prigionieri sia dei potentati economico-finanziari che dei potentati agro-industriali che traggono enormi profitti da questo Sistema. La finanza poi è talmente scaltra che vuole guadagnare anche sulla crisi ecologica, con la cosidetta ‘economia verde’. Ne sono espressione il ‘mercato del carbonio’, il ‘Redd+’ (produzione agro-forestale per bio-carburanti), la geo-ingegneria che introducono l’assurdo principio del ‘diritto ad inquinare’ e finanziarizzano la crisi ecologica, per poterci speculare.

Dobbiamo invece aiutare tutti i cittadini a capire che le ragioni fondamentali del disastro ecologico sono il nostro modello di sviluppo e il nostro stile di vita.Se tutti a questo mondo vivessero come viviamo noi occidentali ,avremmo bisogno di quattro pianeti terra come risorse e di altrettanti come pattumiere ove buttare i nostri rifiuti.

C’è bisogno di un grande lavoro di informazione e coscientizzazione che porti a una rivoluzione culturale . E’ quanto stiamo tentando di fare come Rete per la Giustizia Ambientale e Sociale (RIGAS). Chiediamo a tutte le realtà che lavorano sull’ambiente di fare RETE come abbiamo fatto per l’acqua.Insieme si può! E chiediamo a tutti di impegnarsi:

-a livello personale , con uno stile di vita più sobrio;

-a livello locale, con un riciclaggio totale dei rifiuti opponendosi agli inceneritori;

-a livello nazionale, con un bilancio energetico(mai fatto!) che riduca del 30% le emissioni dei gas serra entro il 2020;

-a livello europeo, sostenendo il Piano della Commissione Europea che prevede una riduzione per tappe dell’80% delle emissioni dei gas serra entro il 2050;

-a livello globale,iniziando un Fondo per le nazioni del Sud del mondo per fronteggiare i cambiamenti climatici; riconoscendo il debito ecologico delle nazioni del Nord nei confronti del Sud; estendendo il protocollo di Kyoto; tassando dello 0,05% le transazioni finanziarie; concedendo il diritto d’asilo per i rifugiati climatici; riconoscendo i diritti della Madre Terra.

E’ su queste basi che noi ci mobilitiamo come Rete in vista di Durban e di Rio+20 ,la conferenza indetta dall’ONU per il prossimo giugno.

E’ un momento gravissimo questo sia per il Pianeta sia per Homo sapiens.E la colpa è dell’uomo, soprattutto della nostra generazione! Giustamente il teologo cattolico americano Paul Collins ha scritto:” La generazione che ha vissuto dalla II guerra mondiale ad oggi sarà tra le più maledette della storia umana, perché nessuna altra generazione ha talmente danneggiato e sfruttato la terra come la nostra.”

Oggi lo sappiamo :o si cambia o si muore. A noi tocca lavorare dal basso in Rete per portare il nostro paese e il governo Monti (nel suo discorso al Senato ha menzionato trenta volte la parola crescita !) a mettere al centro dell’impegno politico il salvarci tutti insieme con il Pianeta Terra.

Alex Zanotelli

Napoli, 26 novembre 2011

lunedì 7 novembre 2011

Dissesto idrogeologico, la Prestigiacomo svela il bluff del governo


La resa della ministra: «Fallita la prevenzione»

MALTEMPO. «Il piano straordinario per il dissesto è fermo al palo». In commissione Ambiente la Prestigiacomo svela il bluff del governo.

Meglio tardi che mai, verrebbe voglia da dire. Se non fosse che in gioco c’è l’incolumità di migliaia di persone. Sta di fatto che ieri, nel corso dell’audizione in Commissione ambiente del Senato, il ministro Prestigiacomo ha di fatto certificato il fallimento della politica ambientale dell’attuale esecutivo: «Di fatto il Piano straordinario per il dissesto in molte regioni è ancora fermo al palo. Ad oggi - aggiunge il ministro - al ministero dell’Ambiente non è stata assegnata alcuna risorsa». Come se non bastasse, «con il decreto legge di agosto, tutte le risorse Fas statali, incluse quelle per il dissesto, sono state cancellate». Obiettivo del Piano anti-dissesto, osserva Prestigiacomo, è quello di programmare in maniera unitaria le risorse disponibili realizzando «un complesso di interventi quanto più possibile organico e coordinato». Quello, insomma, che è mancato finora.

Il valore complessivo degli accordi di programma sottoscritti con le regioni è pari a circa 2.155 milioni di euro, così suddivise: 800 milioni delle risorse Fas statali destinate dalla Finanziaria del 2010, 400 milioni dal bilancio del ministero, 954 milioni delle risorse regionali. Il ministro precisa però che, «nel corso della discussione sul disegno di legge di Stabilità, ci sono state garanzie per un’assegnazione di 150 milioni». Risorse che, secondo Prestigiacomo, sono «assolutamente insufficienti». Infine nella legge di Stabilità - rileva il ministro - sono inclusi «gli interventi per il dissesto idrogeologico tra quelli finanziabili con il fondo per lo sviluppo e la coesione», oltre ad esserci «un’intesa per destinare a tale finalità 500 milioni». Situazione disperata, dunque, per un Paese dove il 9,8% della superficie «è ad alta criticità idrogeologica, mentre il problema del dissesto riguarda 6633 comuni in Italia». Ossia, l’81,9% del totale. Dura la reazione dell’opposizione alle parole del ministro. «Il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha certificato che il Piano straordinario per la messa in sicurezza del suolo non esiste più».

A sostenerlo, a nome dei senatori del Pd, Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, esponenti del Partito democratico in commissione Ambiente a Palazzo Madama. «Meglio di qualunque esponente dell’opposizione - affermano i due senatori del Pd - il ministro ha formalizzato il fallimento principale dell’impegno che il governo ha assunto sull’ambiente». In questo modo, concludono Della Seta e Ferrante, «nei giorni in cui ancora si piangono le vittime dell’alluvione che ha colpito Liguria e Toscana viene così messa in evidenza l’inadeguatezza dell’esecutivo». Divenuta «intollerabile» per Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd: «Sono anni - prosegue - che denunciamo il taglio metodico e continuativo delle risorse destinate alla manutenzione del territorio che, dai già insufficienti 500 milioni stanziati dal Governo Prodi, sono state in sostanza annullate». Secondo Roberto Reggi, sindaco di Piacenza e vice presidente Anci «investire sulla prevenzione al dissesto idrogeologico è diventata un’esigenza imprescindibile».

Il primo cittadino di fatto risponde anche alle dichiarazione del prefetto Franco Gabrielli. Il Capo della Protezione civile infatti, parlando della tragedia che ha colpito la Liguria, ha puntato il dito sulla politica del condono, ribadendo l’importanza della prevenzione a discapito di una cultura fatalista dei disastri. «In questi anni- ha aggiunto Reggi - come Anci, abbiamo contrastato la politica del condono proposta e reiterata dal governo, proponendoci come soggetti attuatori della prevenzione del dissesto idrogeologico. Non ci stiamo - aggiunge Reggi - ad essere considerati corresponsabili, o peggio, responsabili diretti dei disastri di questi giorni, occorrono risorse straordinarie che non possono essere attinte soltanto dai bilanci comunali ma che piuttosto debbono essere programmate attraverso un Piano nazionale di prevenzione».

Vincenzo Mulè

al link http://www.terranews.it/news/2011/11/la-resa-della-ministra-%C2%ABfallita-la-prevenzione%C2%BB

mercoledì 26 ottobre 2011

Napoli come Parigi, l'acqua è di nuovo pubblica



COMUNICATO STAMPA

Napoli come Parigi, l'acqua è di nuovo pubblica

Il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua e il Comitato Acqua Pubblica Napoli salutano con gioia e soddisfazione il voto del Consiglio Comunale di Napoli che ha approvato, sostanzialmente all'unanimità, la trasformazione dell'azienda "Arin S.p.a." in “Acqua Bene Comune Napoli”, un ente di diritto pubblico che gestirà le risorse idriche.

Si tratta delle prima effettiva attuazione del voto referendario, e della volontà di 27 milioni di cittadini, in una grande città: a Napoli l'acqua torna pubblica.

Si compie il primo, storico, passo verso la ripubblicizzazione del servizio idrico nel nostro paese.

Ci aspettiamo adesso che tutte le altre città seguano l'esempio napoletano e che oltre alla ripubblicizzazione si vada nella direzione di una reale partecipazione dei cittadini e dei lavoratori nella gestione del Servizio Idrico Integrato.

Da oggi, 26 ottobre, inizia il percorso della gestione pubblica e partecipata del servizio idrico, a cui tutti i cittadini e tutte le cittadine saranno chiamati a contribuire.

L'acqua torna ed essere un bene comune e nessuno, d'ora in poi, potrà dire che non si poteva fare. Su acqua e referendum indietro non si torna.

Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

Comitato Acqua Pubblica Napoli

Napoli, 26 ottobre 2011

sabato 8 ottobre 2011

A Capannori "Ragioniamo con i piedi"


ARRIVANO LE SCARPE ECOLOGICHE. POTREBBERO ESSERE INSERITE NEL ‘PANIERE’ DEI GAS. SE NE PARLERA’ IN OTTOBRE ALLE GIORNATE INTERNAZIONALI SUI RIFIUTI ZERO. Il 9 ottobre un incontro di presentazione del progetto ‘Ragioniamo con i piedi’

Sono realizzate con materiali biodegradabili a basso impatto ambientale (fodera conciata al vegetale, sottopiede in cuoio e suola in para), rispettano la filiera corta, hanno la tracciabilità e impiegano manodopera italiana.
Sono le scarpe ecologiche nate dal progetto ‘Ragioniamo con i piedi’ e prodotte da un’azienda del nord Italia, dal 2008, che negli anni è cresciuta dando oggi lavoro a 75 persone e che distribuisce il proprio prodotto principalmente attraverso i gruppi di acquisto solidale (Gas), così come si proverà a fare anche a Capannori.
Le calzature ‘verdi’ saranno presentate, domenica 9 ottobre nell’ambito delle ’Giornate internazionali: esperienze comuni verso Rifiuti Zero”, che si svolgeranno all’Auditorium di piazza Aldo Moro, a Capannori con un incontro al quale parteciperanno Gigi Perinello del progetto’ Ragioniamo con i piedi’, promosso dall’azienda calzaturiera Astorflex, Daniele Del Grande, direttore di Ceseca Innovazione srl, gli assessori all’ambiente e alle attività produttive, Alessio Ciacci e Maurizio Vellutini, insieme al direttore di Ascit, Roger Bizzarri e Arianna Buti del Progetto Active
Nella giornata conclusiva del convegno dedicato alle buone pratiche ambientali, che inizierà il 6 ottobre, si parlerà quindi della responsabilità estesa del produttore nella riduzione dei rifiuti e di alcuni ‘casi studio’ realizzati dal Centro di Ricerca Rifiuti Zero del Comune coordinato da Rossano Ercolini. Tra questi ce n’è uno dedicato proprio alle calzature ecologiche. Da un’indagine compiuta dal Centro di ricerca, circa il 20% del rifiuto indifferenziato prodotto a Capannori è costituito da scarpe. Un dato significativo sul quale il centro di ricerca, che da tempo ha avviato uno studio sui materiali presenti nei sacchetti del cosiddetto residuo, conferiti alla piattaforma di Salanetti, insieme all’amministrazione comunale e al Ceseca intende lavorare per trovare soluzioni alternative alla calzatura classica con lo studio di una scarpa ecologica.
Per questo hanno avviato un percorso che porti Capannori ad essere capofila di un nuovo progetto sperimentale per lo studio di una scarpa ecologica, una scarpa, cioè, facilmente riparabile e quindi riutilizzabile e prodotta con materiali e processi di lavorazione del tutto naturali ed eco compatibili. L’importante occasione per lo ‘start up’ di un progetto sperimentale è data dal Polo Tecnologico di Segromigno che sarà ultimato entro l’anno. Al suo interno infatti conviveranno i laboratori del Ceseca e l’attività del centro di ricerca rifiuti zero.
“Il momento potrebbe essere proprio quello giusto – sostiene l’assessore alle attività produttive, Maurizio Vellutini -, poiché in Europa sta emergendo un filone produttivo di calzature eco compatibili e la Comunità Europea, anche per cercare di favorire lo sviluppo di queste calzature a produzione locale, interverrà con finanziamenti ‘ad hoc’. La produzione di scarpe ecologiche potrebbe essere una produzione di ‘nicchia’ in grado di favorire la nascita di nuove imprese del territorio”.
“Il nostro Comune, così come ha già fatto con la Strategia Rifiuti Zero –prosegue l’assessore all’ambiente Alessio Ciacci – , vuole essere tra i primi a far parte di questo nuovo modo di concepire i processi produttivi, una linea di pensiero di cui si parlerà all’inizio di ottobre alle giornate internazionali su rifiuti zero, dalle quali sono certo usciranno collaborazioni e proposte molto importanti per il futuro”.
(la notizia al link http://www.ciaccimagazine.org/?p=6867 )

domenica 2 ottobre 2011

A Pisa il primo FESTIVAL DEL FUTURO MIGLIORE. 4 - 8 ottobre 2011



Interessantissimo!
Da martedì 4 a sabato 8 ottobre, presso le strutture dell'Università di Pisa, prenderà vita la prima edizione del FESTIVAL DEL FUTURO MIGLIORE www.futuromigliore.org .
Si tratta di una serie di iniziative che si svolgeranno nell'arco della prossima settimana e che vedranno coinvolti i migliori esperti nazionali, accomunati dall'interesse per l'economia, la società e la tecnologia viste da un punto di vista alternativo.

giovedì 29 settembre 2011

Ai Comuni la difesa dei Beni Comuni

DAI COMUNI PER I BENI COMUNI
Alberto Lucarelli e Gianfranco Bettin*
Non è stata sufficiente l’inedita manifestazione degli amministratori locali per le strade di Milano il
29 agosto scorso, né il primo “sciopero” dei sindaci, giovedì 15 settembre, contro i micidiali effetti
della manovra governativa per le autonomie locali: tagli, ancora tagli nei trasferimenti a Comuni e
Regioni e un ulteriore irrigidimento dei criteri del Patto di stabilità interno.
Sono drammatiche le prevedibilissime conseguenze sociali dell'operazione, approvata dal
Parlamento più delegittimato dell’intera storia repubblicana: riduzione dei servizi offerti ai cittadini
(dai trasporti pubblici al welfare) e contrazione della capacità di stimolare investimenti. Pagano
sempre gli stessi – è stato detto non a torto – e vengono messi in discussione non solo diritti
fondamentali, ma la possibilità stessa di affrontare la crisi economica e finanziaria con coraggiose
risposte alternative.
Nel dibattito pubblico delle ultime settimane, poca attenzione è stata però dedicata alla portata degli
articoli 4 e 5 del Decreto Legge 138. Articoli che contraddicono il pronunciamento di oltre
ventisette milioni di italiani (la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto) che, con i
referendum del 13 giugno scorso, avevano detto un secco NO alla gestione privatistica del servizio
idrico integrato, ma avevano anche segnato una netta inversione di tendenza nei confronti di tre
decenni di cultura e pratica della privatizzazione selvaggia di tutto ciò che è patrimonio comune.
Articoli che impongono, con la scadenza vincolante del prossimo 31 marzo 2012 e pochissime
eccezioni, la forzata vendita (perciò la svendita) della gestione dei servizi pubblici essenziali, che
oggi i Comuni, anche attraverso le aziende partecipate, assicurano ai cittadini. Decenni di
ubriacatura neoliberista hanno dimostrato come le privatizzazioni non abbiano affatto risolto i
problemi di inefficienza, burocratizzazione e spartizione partitica delle vecchie municipalizzate, ma
si siano invece tradotte in nuovi monopoli ed oligopoli, che hanno comportato aumenti
indiscriminati delle tariffe, peggiore qualità dei servizi e smarrimento di qualsiasi potere di indirizzo
e controllo democratico.
Per questo, proprio nel momento in cui sono sottoposti, al pari dei diritti e delle condizioni di vita
dei “molti”, al più pesante attacco mai registrato, non solo alle proprie finanze, ma alla capacità
stessa di esercizio della propria costituzionale autonomia, e quindi alla possibilità effettiva di
autogoverno dei beni comuni da parte delle comunità territoriali, si rivela più che mai necessaria
una nuova stagione di protagonismo politico dei Comuni.
Occorre ripartire dalla partecipazione diretta dei cittadini al governo locale e dalla costruzione di un
nuovo patto: anche da qui può nascere una reale alternativa, sociale e politica, alla crisi che abbiamo
di fronte. Per queste ragioni abbiamo partecipato, come amministratori locali, all’assemblea che si è
svolta sabato scorso a Roma in vista della grande mobilitazione del 15 ottobre. Per queste ragioni,
riteniamo sia giunto il momento di ritessere una fitta ed estesa rete che connetta chi, nei Comuni,
cerca di sperimentare la difesa e il governo, democratico e partecipato, dei beni comuni. Per queste
ragioni, vogliamo confrontarci con chiunque sia disponibile a “sabotare” praticamente gli effetti
della manovra governativa per le nostre città: dai ricorsi costituzionali alla costruzione di una
possibile proposta referendaria. Noi ci siamo.
Per contatti e adesioni: comuniperibenicomuni@gmail.com
* assessori comunali ai beni comuni di Napoli e Venezia

domenica 25 settembre 2011

Napoli si candida a Capitale dell'Acqua Pubblica

La Giunta comunale, il 23 settembre scorso ha approvato l'ABC, azienda di diritto pubblico "Acqua Bene Comune"

Comunicato stampa
Napoli, 23 settembre 2011

Il 23 settembre c.a. la giunta del Comune di Napoli ha deliberato per la trasformazione dell'Arin da SpA in Azienda di diritto pubblico, denominata: "ABC Napoli (ABC sta per Acqua Bene Comune)". Delibera a firma dell'Assessore ai Beni Comuni Alberto Lucarelli e dell'Assessore al Bilancio Riccardo Realfonzo.

Un passo in avanti, più in avanti certamente di altri Comuni d'Italia, che ancora non danno seguito a quanto 27 milioni di elettori hanno espresso, attraverso i referendum, nel giugno scorso, con il loro "No alle Società di capitali, perchè non fanno dell'acqua un bene comune bensì una merce.
Ora il passo successivo è l'approvazione in Consiglio Comunale, attraverso una delibera che ratifichi questa decisione.
Se tutto ciò accadrà. e ci auguriamo avvenga quanto prima, Napoli sarà, come auspicavamo da tempo, la capitale dell'acqua pubblica, traguardo per il quale sin dal 2004 i comitati napoletani per la gestione pubblica si sono battuti.


Comitato Acqua Pubblica Napoli

Il commento di Ugo Mattei su "il manifesto"

mercoledì 20 luglio 2011

martedì 19 luglio 2011

Campeggio di lotta a Lizzano (TA)


Bella iniziativa!
Tutti i comitati territoriali sono invitati.

( clicca sull'immagine per ingrandirla)

"Beni comuni, pratiche di futuro" - 19 luglio 2011, seminario internazionale a Genova

Genova - Seminario´Beni comuni, pratiche di futuro´ al Ducale

Genova - Il Comitato "Acqua pubblica Genova" organizza oggi, martedì 19 luglio, dalle 15 alle 18, nel sottoporticato di palazzo Ducale il seminario internazionale "Beni comuni, pratiche di futuro".
Il seminario, promosso da Transform! e Università del Bene Comune, si occuperà di concetti, esperienze, progetti per una società dei beni comuni.
Sempre più movimenti, gruppi, sindacati scelgono di usare il concetto di "bene comune" per definire il proprio oggetto o campo d'azione. Il seminario vuole essere una tappa di un percorso di auto-indagine del molteplice movimento che sta prendendo forma, in Italia e in Europa, attorno a ciò che viene definito "bene comune". Questa categoria comprende temi diversi, quali l'acqua, l'energia, il territorio, il clima, l'istruzione, la comunicazione, il web, il mondo del lavoro o la democrazia. Quali gli elementi comuni e quali le differenze? Quali gli strumenti necessari per avere una maggiore connessione fra le esperienze? E' possibile pensare ad una "Costituzione" dei beni comuni?
Interverranno fra gli altri: Mario Agostinelli, Bruno Amoroso, Walter Baier, Vittorio Bardi, Sergio Bellucci, Paolo Cacciari, Nadia Carestiato, Birgit Daiber, Tommaso Fattori, Eleonora Forenza, Emilio Molinari, Ciro Pesacane, Riccardo Petrella, Anna Pizzo, Renato Sabbadini, Yasser Shoukry, Pierluigi Sullo.

lunedì 18 luglio 2011

Val di Susa, le narrazioni spontanee sul 3 luglio 2011 in un e-book

Nervi saldi

Cronache dalla Val di Susa

di Agenzia X (a c. di)


Agenzia X mette online l'e-book gratuito che raccoglie le narrazioni spontanee del 3 luglio 2011
il giorno che ha segnato la disfatta degli old media italiani

Partiamo da un dato di fatto: quello che abbiamo letto sui giornali il 3 e il 4 luglio non è quello che abbiamo visto in Val di Susa

Questo libro è un esperimento, nato da un’urgenza particolare. Partendo dall’indignazione condivisa per gli stravolgimenti della stampa rispetto alla manifestazione del 3 luglio 2011 in Val di Susa, e più genericamente di tutto il movimento No Tav, abbiamo iniziato a leggere i racconti che circolavano in rete. Vere e proprie narrazioni orali, pagine di cronaca improvvisamente attraversate da un rilevante valore storico, molto simili alla ricerca sulla scrittura che Agenzia X cerca di diffondere.
Qualcosa di inedito era ormai successo: anche in Italia, dopo i casi paradigmatici di Tunisia ed Egitto, le agenzie di stampa erano ormai del tutto incapaci di raccontare il presente. Non solo: le loro deliberate bugie venivano immediatamente smascherate.
All’entusiasmo per questo fiorire di narrazioni spontanee, ormai innumerevoli, si è subito contrapposto il timore che, passata la grande attenzione di questi giorni, la maggior parte di esse fosse destinato a perdersi nelle maglie troppo larghe della rete. Con Nervi saldi abbiamo deciso di raccogliere queste testimonianze e riunirle in un libro. O, meglio ancora, in un e-book. I tempi di stampa e distribuzione non avrebbero permesso a una pubblicazione cartacea di entrare in libreria prima di gennaio 2012. Ci è sembrato quindi utile diffondere – ovviamente gratuitamente, sotto licenza Creative Common come tutti i nostri libri – questi testi, in modo da dare loro maggior diffusione, in una forma che nel suo insieme ne mettesse in risalto la complessità.
Chiunque può stamparli e portarli con sé, caricarli su un e-reader, sul suo smartphone, o anche solo leggerli sullo schermo del computer, ma con migliore impaginazione e senza dover setacciare il web per tentare un possibile orientamento.

144 pp.

(al link http://www.agenziax.it/oc_main.php?pid=53&sid=30)

sabato 16 luglio 2011

Allarme EEA: ’inquinamento eccessivo di acque potabili e marine

EEA: inquiniamo troppo le acque

Pubblicato: venerdì 15 luglio 2011 da Marina

acque troppo inquinate, l'allarme dell'agenzia europea per l'ambiente

L’Agenzia europea per l’ambiente, EEA, lancia l’allarme sull’inquinamento eccessivo di acque potabili e marine attraverso il rapporto Hazardous substances in Europe’s fresh and marine waters. Le sostanze inquinanti e dunque pericolose arrivano nelle acque attraverso diversi percorsi: industria, agricoltura, trasporti, miniere e smaltimento dei rifiuti, così come dalle nostre case. I sedimenti rivelano la presenza di una vasta gamma di prodotti chimici industriali e domestici, metalli, pesticidi e prodotti farmaceutici. Alcune sostanze, per esempio il tributilstagno (TBT), persistono negli ambienti acquatici per molto tempo o si è registrata ancora la presenza di DDT.

Ovviamente queste sostanze possono avere effetti dannosi su flora e fauna. Alcune interagiscono con il sistema endocrino compromettendo la riproduzione di pesci e molluschi, ad esempio. E da li entrano nella catena alimentare. A essere esposti perciò anche gli esseri umani che ingeriscono queste sostanze pericolose attraverso acque potabili, pesce d’acqua dolce e marini e frutti di mare contaminati.

Per alcuni inquinanti, la consapevolezza dei potenziali effetti si è avuta solo di recente e la conoscenza scientifica potrebbe essere ancora incompleta. Questi inquinanti emergenti includono le sostanze nate di recente, come i prodotti farmaceutici e per la cura personale, ma anche i nanomateriali. La politica, in questo caso, con delle leggi che ne limitano la presenza è latitante, poiché mancano conoscenze approfondite. In assenza di misure opportune va considerato che i cambiamenti climatici potrebbero incidere negativamente sulla qualità chimica delle acque nei prossimi decenni. Precipitazioni più intense, per esempio, aumenterebbero il lavaggio di terreni agricoli e urbani, disperdendo nelle acque maggiori sostanze pericolose.

Il rapporto conclude che allo stato attuale per ridurre la presenza di queste sostanze nelle acque va adottata una produzione più sostenibile e una maggiore riduzione di prodotti chimici, da applicare non solo in Europa.


(su www.ecoblog.it)

giovedì 14 luglio 2011

Proclamata la vittoria dei Sì - Ripubblicizzazione subito!




COMUNICATO STAMPA

Cassazione proclama vittoria dei Sì, parta subito il processo di ripubblicizzazione

La Corte di Cassazione ha oggi proclamato la vittoria dei Sì ai referendum del 12 e 13 giugno. I due quesiti sull'acqua sono quelli che hanno registrato il più alto numero di votanti, (27.689.455 il primo, 27.690.714 il secondo) e il maggior numero di Sì (25.931.531 il primo, 26.127.814 il secondo).

Il Comitato Referendario 2 Sì per l'Acqua Bene Comune si aspetta che a fronte di una così chiara espressione della volontà popolare, venga al più presto discussa e approvata in Parlamento la proposta di legge di iniziativa popolare depositata alla Camera dei Deputati già nel 2007, proposta che va nella direzione di un governo pubblico e partecipativo del servizio idrico così come lo intende la maggioranza degli italiani.

Allo stesso modo, il Comitato chiede a tutti gli Ambiti Territoriali Ottimali e a tutti gli enti locali di ottemperare immediatamente a quanto abrogato dai quesiti referendari, predisponendo gli atti necessari a togliere “l'adeguata remunerazione del capitale” dalla tariffa e ad avviare percorsi di ripubblicizzazione del servizio idrico integrato.


Roma, 14 luglio 2011

--
Luca Faenzi
Ufficio Stampa Comitato Referendario 2 Sì per l'Acqua Bene Comune

mercoledì 13 luglio 2011

La tempesta finanziaria serve per rilanciare le privatizzazioni: non lo permetteremo

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COMUNICATO STAMPA

La tempesta finanziaria serve per rilanciare le privatizzazioni: non lo permetteremo

Dopo una tanto repentina quanto sospetta tempesta finanziaria contro il nostro Paese, poteri forti e mondo politico istituzionale ritrovano lo spirito di unità nazionale per riproporre le ricette di sempre, ovvero tagli draconiani della spesa pubblica e una nuova ondata di privatizzazioni.

Evidentemente scottati dal recente esito referendario che, per la prima volta dopo decenni, ha sanzionato le politiche liberiste e deciso la fuoriuscita dell’acqua dal mercato e dei profitti dall’acqua, i poteri forti ci riprovano tentando di far rientrare dalla finestra (europea) ciò che è stato accompagnato alla porta (italiana).

A tutte e tutti loro, diciamo con forza: non ci provate, non lo permetteremo.

L’unica uscita dalla crisi è quella che abbandona le ricette che l’hanno sin qui provocata ed alimentata.

Il risultato referendario che, dopo un mese di incomprensibile ritardo, domani mattina verrà ufficialmente promulgato dalla Corte di Cassazione comporta una sola politica: l’attuazione del voto con la ripubblicizzazione dell’acqua, la difesa dei beni comuni e la loro gestione partecipativa.


Perché il futuro ci appartiene, la democrazia ci attende.

Roma, 13 luglio 2011


--
Luca Faenzi
Ufficio Stampa Forum Italiano Movimenti per l'Acqua

lunedì 11 luglio 2011

Al di là della crescita

Culture per il Cambiamento

Al di là della crescita: a Berlino il primo congresso di Attac

Si è tenuto presso la Technische Universität di Berlino dal 20 al 22 Maggio il primo congresso di Attac, il movimento globale per il cambiamento ecologista, solidale e pacifista. Un'occasione per riflettere sulle strategie della decrescita e sulla crisi dell'attuale modello economico, ma anche per mettere a fuoco problemi e prospettive. L'appuntamento ha avuto un notevole successo di pubblico e ha contato sulla straordinaria capacità di organizzazione da parte dei volontari di Attac.

di Elisa Magrì - 25 Maggio 2011

congresso attac
Si è tenuto presso la Technische Universität di Berlino dal 20 al 22 Maggio il primo congresso del movimento Attac

Si è svolto a Berlino, presso la Technische Universität, dal 20 al 22 Maggio, il primo congresso di Attac, il movimento per il cambiamento ecologista, solidale e pacifista che conta 90.000 membri in 50 Paesi diversi. Particolarmente attivo in Germania, Attac ha dedicato il suo primo congresso al tema Jenseits des Wachstums!? (Al di là della crescita!?), attirando una notevole attenzione, almeno a giudicare dal numero degli iscritti: circa 2500, fra cui moltissimi giovani.

Le domande rilanciate da Attac non erano delle più semplici: in che modo si può ripensare oggi una post-economia della crescita, che faccia salvi i diritti sociali, la giustizia ecologica e la qualità della vita? Come dovrebbero essere riconfigurati il mondo del lavoro, il sistema finanziario, i rapporti di genere e la sfera della sicurezza sociale al fine di tirarci fuori dall'impasse del presente?

Quesiti impegnativi, ma essenziali, per i quali Attac si propone di elaborare delle soluzioni coerenti e concrete, collocandosi così a pieno titolo nel dibattito europeo inaugurato dalla Sustainable Development Commission in Gran Bretagna e dalla Commission on the Measurement of Economic Performance and Social Progress in Francia.

L'evento di Berlino era strutturato in due differenti sezioni caratterizzate da specifiche tipologie di discussione, così che i partecipanti potevano combinare i workshops di analisi e di critica della crescita economica, con i dibattiti sulle alternative, le visioni e le strategie per il futuro. Ad intervenire più di cento relatori, fra economisti, sociologi, attivisti e cittadini provenienti dall'Europa all'America latina. Un evento notevole, che ha visto, fra l'altro, la partecipazione di Vandana Shiva e Alberto Acosta, giunti entrambi venerdì per esprimere i saluti e introdurre l'avvio dei lavori.


Vandana Shiva ha posto l'accento sul muro che ancora richiede di essere raso al suolo per poter edificare una nuova realtà

Vandana Shiva ha subito posto l'accento sul muro che ancora richiede di essere raso al suolo per poter edificare una nuova realtà: la barriera delle illusioni, quelle che autorizzano le speculazioni di denaro e debiti a danno dell'economia naturale, basata sull'equilibrio e non sullo spreco ed il consumo selvaggi.

La studiosa indiana ha portato l'esempio del suo Paese, la cui crescita si regge al 90% sulla distruzione delle risorse naturali, innescando un processo che rende i cittadini prigionieri, perché condannati a possedere cose (auto, cellulari, oggetti di consumo), ma senza la possibilità di un lavoro dignitoso. Così l'India, la terra del cotone per antonomasia, ha visto crescere il costo delle sementi a partire dagli anni Ottanta, mentre la varietà biologica viene gradualmente distrutta ed aumenta la criminalità a causa delle mancate condizioni di salute e sazietà.

Dal canto suo, Alberto Acosta ha preso posizione contro il sistema capitalistico, che è alla base dell'attuale economia della crescita. Secondo l'economista dell'Ecuador occorre ridefinire il progresso attraverso nuovi stili di vita, facendo proprio il buen vivir tanto caro alla tradizione indigena, la quale è sempre più in via di estinzione. Significa godere della qualità della vita in quanto ci si sente parte dell'ecosistema, senza distruggerlo per puro profitto.

Sono questi gli stimoli che i diversi tavoli di studio dovevano approfondire ed esaminare, pur fra alcune controversie e difficoltà. Perché, se è vero che negli slogan è facile riconoscerci, diverso è delineare nel merito le strategie da adottare.

Un aspetto saliente, che spesso ha acceso le discussioni e si è rivelato principale ostacolo per il raggiungimento dell'accordo, riguarda proprio la nozione di 'crescita'. È davvero opportuno parlare di una post-economia della crescita, oppure bisogna ripensare radicalmente il modello attuale nel quale viviamo, riconfigurando ciò che deve crescere da quel che deve essere ridotto?

L'opposizione fra Schrumpfung (crescita negativa) e Wachstum (crescita positiva) è stata fatta propria dalla rappresentante della Rosa Luxemburg Stiftung, Sabine Reiner, che ha rilanciato Keynes e la necessità di aprire nuove trattative sul lavoro. Ma, per risanare la situazione del lavoro, Sabine Reiner non intende il sistema capitalista un avversario, bensì un mezzo che si può opportunamente usare.


Il congresso Attac ha rappresentato un'occasione per riflettere sulle strategie della decrescita e sulla crisi dell'attuale modello economico

Di diverso avviso Niko Paech, economista dell'Università di Oldenburgh, che ha invece insistito sull'urgenza di avviare la demonetarizzazione dei rapporti sociali ed economici. Nico Paech ha illustrato la necessità di una Kopernikanische Wende, una rivoluzione copernicana che si attui nella cultura, come imperativo etico, spingendo tutti ad adottare stili di vita radicalmente nuovi: abbandonare l'auto, diventare vegetariani, condividere i mezzi materiali, seguire il modello delle Transition Towns.

È la cultura della sussistenza in antitesi a quella della sopravvivenza, perché dà valore al tempo, ai rapporti sociali ed alle attività manuali. In questo modo, una volta che tali stili si siano affermati individualmente fino a raggiungere la maggioranza all'interno di una comunità, la politica non potrà fare a meno di applicarli, avendone saggiato il successo.

Abbandonare la moneta per mettere fuori uso il capitalismo, sostiene Paech, ma come bisogna affrontare il sistema finanziario e il dilagare del debito? La crisi attuale è stata sinteticamente delineata da Christian Zeller dell'Università di Salisburgo, che ha mostrato come la politica economica neoliberale sia, in sostanza, un'economia del debito permanente, contro la quale è indispensabile richiedere: una moratoria per l'annullamento dei debiti illegittimi (quelli che ricadono sui privati cittadini, benché non provocati da loro); la riappropriazione pubblica del credito; la tassazione delle transazioni finanziarie e la chiusura definitiva dei paradisi fiscali per mezzo di politiche europee adeguate.


Al congresso sono intervenuti più di cento relatori, fra economisti, sociologi, attivisti e cittadini provenienti da ogni parte del mondo

Una posizione affine a quella di Filka Sekulova dell'Università di Barcellona, secondo la quale la decrescita significa, anzitutto, rendere il mercato finanziario meno rilevante mediante forme diverse di investimenti e precise regolamentazioni, in linea con quelle proposte nel 2010 da Basilea 3, il Comitato per la supervisione bancaria (come la liquidità a breve e i requisiti di capitale).

Sono solo alcune delle voci che hanno animato il dibattito dello scorso fine settimana a Berlino, destando interesse e curiosità, ma anche molte perplessità. Sotto diversi aspetti il congresso avrebbe dovuto offrire un maggiore approfondimento dei temi trattati, spesso illustrati in modo troppo generico e frettoloso. Non a caso le domande del pubblico invitavano i relatori ad andare oltre (non solo oltre la crescita, evidentemente), ad illustrare nel merito le strutture cui si faceva riferimento e a non dare troppo per scontati concetti chiave come capitalismo, eguaglianza e bisogni.

Ma proprio quest'esigenza diffusa di analisi e concretezza è il segnale di un'ansia di partecipazione e di cambiamento reale avvertiti fra giovani e meno giovani. Un esempio visibile di ciò lo hanno dato i volontari che hanno organizzato il congresso e i tanti ragazzi all'opera nella preparazione del pranzo e dei rinfreschi vegetariani e vegani, preparati nel cortile dell'Università con fornelli a gas e serviti in scodelle di latta. Una vera Volksküche, cucina popolare, cui tutti erano invitati a dare una mano.

(trovato al link http://www.ilcambiamento.it/culture_cambiamentoInserisci link/congresso_attac_berlino_2011.html)

venerdì 8 luglio 2011

Proclamazione dei risultati dei referendum - 14 luglio 2011 Palazzo di Giustizia - Roma


Il 14 luglio ancora festa!!!

Appena arrivata alla Segreteria del Comitato Referendario 2 per l'Acqua Bene Comune la comunicazione dell'Ufficio Centrale per il Referendum, con cui i promotori sono convocati per il 14 luglio alle 09.00 per la proclamazione dei risultati dei referendum presso l'Aula "Giallombardo" al Palazzo di Giustizia (Piazza Cavour - Roma).

VENITE A COGLIERVI LA FRUTTA?


Se non abbiamo una azienda, ma alcuni alberi da frutta in piena produzione, possiamo invitare gli amici a comprare la frutta da noi. Dal produttore al consumatore. Si elimina un anello della catena produttore-consumatore, si compra sicuramente roba fresca e si sta con gli amici.

Imitiamo l'Azienda Agricola Biologica Pasquini di Tosi - Reggello (FI)

Qui di seguito l'iniziativa.

Ogni sabato e domenica "la frutta sugli alberi", una iniziativa dell’Azienda Agricola Biologica Pasquini di Tosi - Reggello (FI)
L’Azienda Agricola Biologica Pasquini, a conduzione familiare, è situata alle pendici della Foresta di Vallombrosa, vicino a Firenze. I campi che la caratterizzano sono costellati da alberi da frutta: susini, meli, peri, fichi, noci e noccioli, piante di castagno, un unico diospero e 150 ciliegi. Sono piante che son state liberate dai pruni che crescevano incolti, soffocando luce e respiro ai rami. Dal 2003 vengono lasciate spontaneamente produrre, nel rispetto totale dell’agricoltura biologica.
La natura ha un andamento ciclico e quest’anno la frutta abbonda sugli alberi. Dopo le ciliegie, adesso è il turno delle susine: claudie verdi, mirabolano o goccia d’oro, piccole e piene di gusto. A seguire, sempre a Luglio, le prugne e, ad agosto, i fichi. In settembre le mele. In autunno castagne e noci ed infine, a Dicembre, diosperi.
Al fine di assecondare questa generosità è nata l’idea di proporre una serie di giornate aperte a coloro che desiderano venire a cogliere direttamente dalla pianta il proprio quantitativo di frutta. L’iniziativa è stata pensata per le famiglie con bambini, in quanto la realtà della grande distribuzione confonde l’intelligenza dei più piccoli, i quali credono che le ciliegie vengano coltivate nelle vaschette di plastica blu. In realtà è estesa a chiunque abbia voglia di passare una giornata all&! rsquo;ap erto.
Sarà dimostrato come deve avvenire la raccolta, in quanto è molto importante evitare di penalizzare la pianta che, nel caso, non riuscirebbe più a produrre il frutto nel tratto danneggiato. Poi l’Azienda distribuirà cestini di vimini e lascerà in totale autonomia gli ospiti a condurre la propria raccolta, con prevedibili scorpacciate dall’albero.
La frutta che si vuole portare a casa, sarà pesata al fresco, nei locali del magazzino e acquistata ad un prezzo inferiore a quello di costo. Prendendo, infatti, direttamente la frutta dall’albero vengono eluse le spese del raccolto e della distribuzione.
Gli appuntamenti con La Frutta sugli Alberi sono ogni sabato e domenica durante tutto l'anno. Gli orari prevedono due raccolte quotidiane: alle 10 del mattino e alle 17 del pomeriggio.
Per raggiungere l’Azienda è necessario arrivare a Pontassieve e proseguire in direzione Consuma, seguendo poi le indicazioni Pelago/Tosi. In alternativa si può uscire dall’autostrada Firenze/Roma ad Incisa e ritornare in direzione Firenze per svoltare all’indicazione Vallombrosa dopo S.Ellero. Davanti al mobilificio Boninsegni via è una strada parallela alla principale: via della Resistenza. Si può lasciare la propria macchina, ovunque si trovi posto. La strada è a sfondo chiuso. Dopo l’asfalto inizia un lastricato di pietre. Mantenendo la destra e scendendo, per un breve tratto a piedi, si arriva alla casa colonica che è il cuore dell’Azienda.
Per partecipare è necessario prenotarsi scrivendo al seguente indirizzo mail aziendaagricolapasquini@gmail.com, oppure telefonando al 340/3147925. Si accolgono anche materne, scuole e centri estivi.
PROSSIMO EVENTO: Sabato 9 Luglio appuntamento speciale!
Si raccolgono le susine dagli alberi, in attesa di incontrare le lucciole che punteggiano i prati come piccole fate, rendendo la sera una magica poesia.
Info: Azienda Agricola Biologica Pasquini - via Biagio Milanesi 49, 50060 Tosi - Reggello (FI) | www.aziendaagricolabiologicapasquini.it | aziendaagricolapasquini@gmail.com | elga 340/3147925

L'orto di Emilio, orto urbano in Sardegna

L’Orto di Emilio.
A Settimo (Cagliari) il primo orto urbano nato in Sardegna su un terreno pubblico.

sardegna-orto-emilio-9L’Orto di Emilio è il primo orto urbano nato in Sardegna su un terreno pubblico.

E’ stato realizzato a Settimo San Pietro (in provincia di Cagliari) dalla Onlus terraterra con la collaborazione del Comune, che ha concesso in uso all’associazione circa 1.100 mq di proprietà comunale in via Emilio Lussu.

Lo spazio è stato inaugurato ufficialmente sabato 11 giugno 2011 alla presenza del Sindaco Costantino Palmas.

E’ composto da un’area comune e da piccoli lotti di 25 mq ciascuno da affidare a singoli orticoltori, e rappresenta il progetto pilota della neonata associazione, uno strumento per attività di informazione e animazione dirette a favorire la realizzazione di altri orti sociali nel territorio di Settimo San Pietro.

L’autoproduzione collettiva alimentare è una forma di cittadinanza attiva in chiave anti-crisi (già peraltro sperimentata in Sardegna a Nuoro, nel rione Preda Istrada, su un piccolo fondo della Parrocchia di San Giovanni Battista) e rappresenta per per gli organizzatori la possibilità di costruire percorsi di inclusione sociale e di educazione ambientale, nella condivisione di stili di vita sobri e responsabili.

E così l’Orto di Emilio diverrà un luogo di incontro, di promozione delle colture tradizionali e del consumo critico, aperto alle visite di tutti i cittadini, con serate divulgative sugli stili di vita, sulle caratteristiche degli alimenti locali e sui principi della coltivazione biologica.

Destinatari privilegiati delle attività di animazione saranno i bambini delle scuole dell’obbligo e si punterà sul coinvolgimento degli anziani, che saranno sia dei “maestri” per gli orticoltori (in quanto detentori dei saperi tradizionali) sia degli utenti dell’orto (per condividere con i volontari la gioia del lavoro all’aria aperta).

Oltre al reclutamento di nuovi soci, le attività che vedranno impegnati i coltivatori sono l’organizzazione di seminari e incontri con agronomi, agricoltori e altri specialisti sui temi della conoscenza del territorio e dell’orticoltura biologica, la collaborazione con associazioni ed enti, la creazione di un semenzaio e di una compostiera comune, la bonifica e la lavorazione di un pezzo di terra condiviso (preparazione del terreno, piantumazione e semina, irrigazione) con l’individuazione di piccoli lotti di studio, una Banca del tempo e degli attrezzi e, infine, l’apertura di una rete di scambio gratuito tra orticoltori di sementi biologiche e locali.

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trovato al link

http://marraiafura.com/l-orto-di-emilio-a-settimo-cagliari-il-primo-orto-urbano-nato-in-sardegna-su-un-terreno-pubblico/

La rete custode dell'acqua pubblica

giovedì 7 luglio 2011

Val Susa: lacrimogeni sulla folla, potevi solo scappare.

La testimonianza di Gianni Vattimo

di Gianni Vattimo, da il manifesto, 6 giugno 2011

Continua la mistificazione mediatico-politica del movimento No Tav. Chi è stato domenica a Chiomonte ha potuto udire fin dalle ore centrali del mattino, quando non c'era ombra di aggressione al fortino della polizia, gli scoppi dei lacrimogeni che venivano lanciati a livello della strada contro gruppi di pacifiche famiglie con bambini che sostavano - certo «manifestavano» - pacificamente sul ponte accanto alla centrale elettrica della Maddalena. Io stesso, qualificandomi con la Polizia come deputato europeo, ho cercato di avvicinarmi alle forze dell'ordine per tentare di avviare una mediazione. Ho dovuto fuggire con tutti gli altri respinto dai lacrimogeni. Non ho visto nulla che sembrasse un attacco alle forze dell'ordine; parlerei piuttosto di una deliberata volontà di interrompere una pacifica manifestazione, che pacifica era rimasta fino al momento in cui si è deciso di scatenare un bombardamento di lacrimogeni. Del resto, la giornata di domenica ricalca perfettamente lo schema dei giorni precedenti.

Un gran numero di cittadini della Valle, con altri oppositori democratici della Tav, hanno cercato di far sentire le proprie ragioni; i famosi tavoli di concertazione e il famigeratissimo Osservatorio non hanno mai voluto discutere di queste ragioni; hanno escluso - violando leggi e accordi - tutti i rappresentanti della Valle che volevano discutere la sostanza delle cose, e che non si adattavano solo a chiacchierare sul come realizzare l'opera decisa sulle loro teste. Opera decisa si dice (lo dice da ultimo anche Bersani, Dio lo perdoni) con tutte le procedure democratiche (salvo il consenso informato delle comunità locali, e il rispetto di svariate altre clausole di accordi sottoscritti, con termini di scadenza sempre arbitrariamente spostati). A un certo punto, la settimana scorsa, unicamente per non perdere il contributo europeo (che avrebbe già dovuto essere cancellato per tutte le violazioni precedenti), il pacifico presidio dei cittadini alla Maddalena viene fatto sloggiare (2000 agenti) e la zona occupata militarmente (si dice 600 agenti). La resistenza pacifica dei cittadini presidianti fatti sloggiare viene dipinta come un attacco alle forze dell'ordine che, ovviamente, si devono difendere. Sui costi di tutta l'operazione i media stendono un velo pietoso, mentre il governo taglia le pensioni, la sanità, la scuola, i trasporti locali.

Domenica stesso copione. I cittadini della Val di Susa hanno inteso manifestare per farsi ascoltare, ma la risposta è stata quella militare già collaudata lunedì passato: lacrimogeni in abbondanza, denuncia del vile attacco dei black bloc, ecc... Forze politiche - si fa per dire - scatenate a difesa della legalità repubblicana, minacciata dalla resistenza di piccoli gruppi di facinorosi (cioè l'intera Val di Susa, ). Non è una faccenda che riguardi la sola Val di Susa, ormai; è l'emblema di come, con la connivenza più o meno esplicita di quella che dovrebbe essere l'opposizione, una classe di governo piena di collusioni mafiose, con l'approvazione di un Parlamento dove i voti decisivi vengono palesemente comprati, vuol realizzare un'opera della cui utilità non ha mai voluto discutere, trincerandosi dietro chiacchiere retoriche sul progresso e il minacciato isolamento del Piemonte. Chi ha visto domenica il traffico delle Valli di Susa e Chisone, bloccato per ore dalla chiusura dell'autostraInserisci linkda del Frejus e dalle code di auto che cercavano di avvicinarsi a Torino, ha ragione di domandarsi quante settimane potrà durare il cantiere aperto per finta in questi giorni, che si è limitato ad alzare barriere militari a difesa di un lavoro fatalmente destinato a risolversi in uno spreco di denaro europeo (anche nostro però), in uno scempio ambientale e di salute (l'amianto chi lo inghiottirà?) e nel sempre più pericoloso discredito della nostra democrazia.

(6 giugno 2011)
dal link http://temi.repubblica.it/micromega-online/val-susa-lacrimogeni-sulla-folla-potevi-solo-scappare-la-testimonianza-di-gianni-vattimo/

martedì 5 luglio 2011

La vittoria referendaria smuove il Parlamento

La legge di iniziativa popolare sull'acqua calendarizzata in Commissione Ambiente della Camera

dal linkhttp://www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/index.php?option=com_content&view=article&id=1059:la-vittoria-referendaria-smuove-il-parlamento-legge-di-iniziativa-popolare-sullacqua-calendarizzata&catid=163:notizie-flash

leggeIl Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua apprende dell'avvenuta calendarizzazione in Commissione Ambiente della Camera per il prossimo 7 di luglio della proposta di legge di iniziativa popolare promossa dal Forum nel 2007. Si tratta del primo, significativo, passo avanti nella direzione della ripubblicizzazione dei servizi idrici dopo la straordinaria vittoria referendaria.

Un passo avanti atteso dai 26 milioni di cittadini che hanno detto sì ad una gestione pubblica e partecipata dell'acqua. È necessario e imprescindibile l'immediato coinvolgimento del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, promotore della legge, nella discussione. Già nell'Assemblea Nazionale del 2-3 luglio era stata condivisa la volontà di mettere in campo tutte le iniziative necessarie all'approvazione della legge in Parlamento. A questo proposito il Forum ha chiesto un incontro urgente all'On. Angelo Alessandri, Presidente della Commissione Ambiente alla Camera.

leggi qui

Il progresso autentico

Nuovo attacco ai risultati del referendum

MANOVRA: GREENPEACE, PROPOSTA GOVERNO SU RINNOVABILI E' DEMENZIALE

(ASCA) - Roma, 4 lug - ''Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Se passasse il taglio del 30 per cento degli incentivi e delle agevolazioni in bolletta per le energie rinnovabili, ci troveremmo dinanzi all'ennesimo insensato attacco, il secondo in pochi mesi, a un comparto produttivo vitale e strategico per il futuro del Paese''. Lo afferma Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia sottolineando che ''la proposta del Governo e' demenziale'', per questo Greenpeace chiede il ''ritiro immediato del provvedimento''.

''I tagli alle energie da fonti rinnovabili, che hanno trovato spazio nella nuova manovra economica del Governo, - aggiunge Greenpeace - rappresentano una smentita clamorosa agli impegni assunti dall'esecutivo all'indomani del referendum dello scorso 12 e 13 giugno''.

Greenpeace inoltre contesta ''radicalmente le proposte del Governo'' e chiede ''per quale motivo si intervenga su un capitolo della bolletta che non riguarda in alcun modo i conti dello Stato''.

Mentre ''appare evidente che la confusione regna assoluta persino tra i Ministri competenti, che ancora sembrano non essere certi di cosa contenga la manovra'' Greenpeace lancia ''l'allarme per un ennesimo ingiustificato attacco alle energie pulite''.

L'associazione ambientalista, infine, invita a ''seguire il modello che viene dalla Germania, dove il Parlamento ha da poco varato un piano straordinario di investimenti sull'energia da fonti rinnovabili come elemento strategico per il futuro energetico e l'economia del Paese''.

com-dab/mau/bra

al link:

http://www.asca.it/news-MANOVRA__GREENPEACE__PROPOSTA_GOVERNO_SU_Inserisci linkRINNOVABILI_E__DEMENZIALE-1031654-ORA-.html



lunedì 4 luglio 2011

Solidarietà alle madri di Valle di Susa

Solidarietà alle madri di Valle di Susa

Presidio NO TAV di Chiomonte, giugno 2011

Abbiamo letto questa lettera al presidio di Chiomonte, in Val di Susa, dove siamo stati qualche giorno la settimana prima dell’attacco della polizia. Ci ha commosso. Era appesa nel tendone dove si mangiava. Tocca usare il passato, perchè ora il presidio non c’è più. E’ stato spazzato via con la forza.
Noi, alla Maddalena, abbiamo conosciuto una comunità che resiste pacificamente, che difende la propria terra, la propria salute, i propri diritti. Giovani e anziani insieme, gente che prima non si conosceva, e che questa lotta ha avvicinato.
Gente coraggiosa e tenace, accogliente e semplice. Gente che sa quello che vuole. Gente che non crede solo nel denaro, nello sviluppo, nella tecnologia. Gente che sa ancora apprezzare il silenzio, la natura, la lentezza.
Gente che vuol provare – nonostante tutto – a lasciare ai propri figli un mondo migliore!
——————–
Caro Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napoletano e signora Clio, Gentili donne del Parlamento italiano e del Parlamento europeo, Religiose e Missionarie, Donne del Volontariato
Nell’autunno del 2005 al Presidio No Tav di Borgone, in Valle di Susa, nel pieno di una pacifica eppure determinata battaglia di democrazia e di civiltà, nata un decennio prima per impedire lo sperpero delle risorse pubbliche e la distruzione di quelle ambientali, ricevemmo una lettera che così cominciava:
“Noi, madri di Plaza de Majo, vicine e solidali alle madri di Valle di Susa…”
Vorremmo oggi poter riproporre quelle parole alte e forti, fatte di condivisione e piene di coraggio, ma la lettera di quelle Madri è stata bruciata, più di un anno fa in un incendio doloso sul quale ancora oggi attendiamo di conoscere risposte e colpevoli (i mandanti e le ragioni ci sono purtroppo assai ben chiari). Quella lettera è diventata cenere, insieme a moltissime altre preziose testimonianze e a un pezzo fondamentale della nostra storia, ma il suo significato e il suo valore restano per noi immutati, scritti nel cuore e perciò non suscettibili di oltraggi esterni.
E’ per questa ragione che oggi siamo noi, madri di Valle di Susa, a riprendere quelle parole, forti di quel coraggio e rivendicandone la stessa dignità.
Noi, madri di Valle di Susa, che da anni studiamo geologia, indaghiamo i segreti degli appalti, svisceriamo le leggi dell’economia, e approfondiamo temi apparentemente lontani dalla nostra vita, come i flussi di transito, l’inquinamento acustico, la radioattività della pechblenda, che da anni abbiamo imparato a trovare il tempo non solo per i figli, la scuola dei figli, i lavori di casa, quelli fuori casa, ma anche per la presenza nei Comitati e nei Presidi No Tav, che abbiamo marciato con il nostro futuro fra le braccia, in marce interminabili, sotto il sole di giugno e nel gelo di dicembre, che nell’attesa di uno sgombero, abbiamo vegliato attorno ad un fuoco, nelle antiche notti di Venaus e in quelle nuove di Chiomonte, preoccupate non già dei nostri nasi rotti, ma delle manganellate che sarebbero potute cadute sulle teste dei nostri figli, che abbiamo cucinato quintali di pasta e montagne di polenta per sfamare gli affamati di giustizia, e che non abbiamo saputo rifiutare una tazza di caffè bollente a chi, protetto da uno scudo e in assetto antisommossa, ci è sempre sembrato più una vittima inconsapevole, che un nemico da combattere,
noi, che chiamiamo Madre la Terra e che ne esigiamo il rispetto dovuto alle madri, che facendo tesoro del passato non vogliamo ripetere gli errori di chi ha pensato di poter impunemente sacrificare la salute in nome del guadagno, l’onestà in nome del profitto, la bellezza in nome del denaro, e che difendendo la nostra Valle da un’opera insostenibile dal punto di vista ambientale, umano, sociale ed economico, stiamo in realtà difendendo l’intera nostra Patria e proponendo un modello di sviluppo più degno per l’intera comunità umana
noi, Madri di Valle di Susa rigettiamo le accuse che quotidianamente ci vengono mosse: accuse di violenza e di mancanza di rispetto nei confronti dello Stato e delle sue Istituzioni, che – vogliamo ricordarlo – è una Repubblica democratica la cui base è rappresentata dalla quella Costituzione nata dalla Resistenza alla quale le nostre stesse madri presero parte attiva, combattendo la loro guerra fra le mura domestiche, dentro alle fabbriche e sulle montagne, come staffette e come partigiane, e rivendichiamo il diritto di proseguire in modo pacifico e determinato la nostra lotta, convinte che la nostra tenace perseveranza possa essere un giorno premiata con il riconoscimento delle ragioni di un intero territorio che ha, come unica pretesa, l’ambizione di avere una vita a bassa velocità, ma ad alta qualità.

Da: lavallecheresiste.blogspot.com

Le Madri di Valle di Susa, la loro voce

La lettera di risposta a un messaggio di adesione



Carissimi,

grazie della preziosa adesione!

perché anche grazie al vostro messaggio, che ho appena letto, questa sera non mi va di abbattermi, anche se ho appena spento la televisione.

Come stiamo? Ammaccati. Piangenti (causa lacrimogeni, come se piovesse). E tanto incazzati (si può dire?)

Alla manifestazione di oggi eravamo oltre 60-70 mila persone pacifiche. Forse di più. Mamme, nonne, bambini. Ho fatto metà del percorso accanto ad un piccolino di tre mesi, ignaro e sorridente. Eppure i media nazionali questa sera ci hanno dipinti come violenti. Ci sono tanti ragazzi feriti e tutti i giornalisti parlano di agenti contusi (risibili codici verdi)! Stiamo difendendo gli interessi di tutti e ci descrivono come pericolosi, ridicoli e ottusi egoisti. Fanno vedere immagini di cantieri pescate chissà dove e dicono che il cantiere TAv in Valle di Susa si è aperto. Balle. E gli eroi sarebbero i polizziotti che lo difendono (che difendono il nulla o gli interessi non raccontabili di pochi) sparando lacrimogeni vietati e pure scaduti su gente normale, su anziani che fanno fatica a scappare nei boschi...

Credetemi, dire che sono indignata mi sembra fin banale.

La verità è che sono furibonda

che sono più di vent'anni che lotto pacificamente

che ho cresciuto i miei figli insegnando loro a cercare la verità, a difendere la dignità, a rispettare la vita in tutte le sue forme, ad amare la propria terra

la verità è che adesso sono stanca morta

ho ancora gli scarponi ai piedi

ho sentito tutti i tiggì che la tivu mi ha passato

schiumo di rabbia

vorrei farmi una doccia e andare a dormire dicendo che tanto non cambierà mai nulla

e invece mi sono appesa ad internet

e andrò avanti finché non mi schianterò di sonno sulla tastiera

ma bisogna raccontare la nostra storia a chi l'ha sentita solo mistificata

è (credo) un dovere morale. E al diavolo la fatica!

Vi chiedo con amicizia di fare la stessa cosa.

Fate girare il messaggio.

Cercate nella rete (benedetta essa sia!) le immagini di questa nostra giornata esaltante e terrbile. E diventate con noi voce, insieme a noi.

Perché ce la faremo solo così.

Unendo le fatiche, le indignazioni, gli sconforti, ma anche i sogni, le passioni e gli ideali di tutti noi, gente per bene

un abbraccio grande e grazie

barbara

La Crisi terminale del capitalismo?

La Crisi terminale del capitalismo?

di Leonardo Boff Teologo, filosofo e scrittore

(traduzione di Antonio Lupo – Comitato Italia Amigos Sem Terra -MST )

Ho sostenuto che l'attuale crisi del capitalismo è più che congiunturale e strutturale. E' terminale. E' arrivata alla fine la genialità del capitalismo di riuscire sempre ad adattarsi a qualsiasi circostanza. So che pochi condividono questa tesi.

Due considerazioni mi portano a questa interpretazione.

La prima è la seguente: la crisi è terminale perché tutti noi, ma soprattutto il capitalismo, siamo vicini ai limiti della Terra.

Occupiamo, depredando, tutto il pianeta, distruggendo il suo sottile equilibrio e esaurendo in misura eccessiva i suoi beni e servizi al punto che esso non riesce, da solo, a ricostituire quello che gli è stato sequestrato.

Già a metà del secolo XIX Karl Marx scriveva profeticamente che la tendenza del capitale andava nella direzione di distruggere le due fonti della sua ricchezza e riproduzione: la natura e il lavoro.

E' quello che sta avvenendo.

La natura, effettivamente, si trova in una situazione di grave stress, come mai in passato, perlomeno nell'ultimo secolo, non tenendo conto delle 15 grandi decimazioni che ha conosciuto nella sua storia di più di quattro miliardi di anni.

Gli eventi estremi verificatisi in tutte le regioni e i cambiamenti climatici che tendono a un crescente riscaldamento globale parlano a favore della tesi di Marx.

Come si riprodurrà il capitalismo senza la natura? E andato a scontrarsi con un limite insuperabile.

Crea precariato o prescinde dal lavoro stesso. C'è grande sviluppo senza lavoro. L'apparato produttivo informatizzato e robotizzato produce di più e meglio, con quasi nessun lavoro. La conseguenza diretta è la disoccupazione strutturale.

A milioni non entrano più nel mondo del lavoro, neppure come esercito di riserva. Il lavoro, prima dipendente dal capitale, ora prescinde dallo stesso.

In Spagna la disoccupazione raggiunge il 20% in generale e il 40% tra i giovani. In Portogallo il 12% nel paese e quella giovanile è al 30%.

Ciò significa una grave crisi sociale, che sta distruggendo in questo momento la Grecia.

Si sacrifica tutta una società in nome di una economia, fatta non per dare soluzioni ai bisogni degli uomini, ma per pagar i debiti con le banche e il sistema finanziario.

Marx ha ragione : lo sfruttamento del lavoro non è più fonte di ricchezza.

E' la macchina.

La seconda ragione è collegata alla crisi umanitaria che il capitalismo sta generando. Prima era limitata ai paesi periferici, ora è globale e ha toccato i paesi centrali.

Non si può risolvere la questione economica distruggendo la società.

Le vittime, collegate tra di loro con nuovi sistemi di comunicazione, resistono, si ribellano e minacciano l'ordine vigente.

Sempre più persone, specialmente giovani, non stanno accettando la logica perversa dell'economia politica capitalista: la dittatura delle finanze che, tramite il mercato, sottomette gli Stati ai suoi interessi e le rendite dei capitali speculativi, che circolano di Borsa in Borsa , portando guadagni, senza produrre assolutamente nulla, solo ai suoi detentori..

Ma è stato proprio il sistema del capitale che ha prodotto il veleno che lo può uccidere: esigendo dai lavoratori una formazione tecnica sempre più qualificata per restare al livello di una crescita accelerata e di maggior competitività, involontariamente ha creato persone che pensano.

Queste, lentamente, vanno scoprendo la perversità del sistema che espelle le persone in nome di una accumulazione meramente materiale, che si mostra senza cuore nel pretendere sempre maggior efficienza fino a portare i lavoratori a livelli di stress profondo, alla disperazione e, non raramente, al suicidio, come avviene in vari paesi, compreso in Brasile.

Nelle strade di vari paesi europei e arabi, gli "indignati” che riempiono le piazze di Spagna e Grecia sono manifestazione di rivolta contro il sistema politico vigente, sottomesso al mercato e alla logica del capitale

I giovani spagnoli gridano: "non è crisi, è ladrocinio”.

I ladroni sono sdraiati comodamente in Wall Street, nel FMI e nella Banca Centrale Europea, sono i sommi sacerdoti del capitale globalizzato e sfruttatore.

Coll'aggravarsi della crisi, nel mondo aumenteranno le moltitudini che non sopportano più le conseguenze del supersfruttamento delle proprie vite e della vita della Terra e si ribellano contro questo sistema economico che fa quello che ben capisce e che ora è in agonia, non per vecchiaia, ma per la forza del veleno e delle contraddizioni che ha creato, castigando la Madre Terra e penalizzando la vita dei suoi figli e figlie.

Leonardo Boff è autore di Proteggere la Terra-prendersi cura della vita: come evitare la fine del mondo, Record 2010



sabato 2 luglio 2011

Il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua in Assemblea nazionale - Roma , 2 e 3 luglio 2011

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COMUNICATO STAMPA

Sabato e domenica Assemblea Nazionale del Forum Italiano dei Movimenti per l'acqua

Sabato 2 e domenica 3 luglio è prevista a Roma, presso il Teatro Vittoria, l'Assemblea Nazionale del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua. Dopo la straordinaria vittoria dei referendum del 12 e 13 giugno si incontrano tutte le persone e le realtà che si sono impegnate in questa campagna, per tracciare insieme il futuro della mobilitazioni e festeggiare tutti insieme.

Qui il programma
http://www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/index.php?option=com_content&view=article&id=1053:assemblea-nazionale-2-e-3-luglio&catid=137


Roma, 1 luglio 2011



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Luca Faenzi
Ufficio Stampa Comitato Referendario 2 Sì per l'Acqua Bene Comune

mercoledì 29 giugno 2011

UN GIARDINO: DAL DISASTRO ALLA RISORSA…

I centri storici possono rivivere al tocco di mani sapienti.
Interessante iniziativa a Favara

FAVARA VERSION 2.0 | UN GIARDINO: DAL DISASTRO ALLA RISORSA…

Noi piantiamo gli alberi e gli alberi piantano noi perché apparteniamo l’uno all’altro e dobbiamo esistere insieme. [J. Beuys]

Il giorno 25 giugno 2011, in occasione dell’evento Happy Birthday FARM, è stato inaugurato a Favara un piccolo giardino che è frutto di una coraggiosa scommessa: impiantare nel centro storico, in uno dei tanti vuoti urbani generati dai crolli, un nuovo spazio verde. Il giardino è stato progettato dagli studenti durante il workshop conclusivo del corso di Laboratorio di sintesi finale in progettazione architettonica e urbana tenuto dal Prof. Arch. Giuseppe Guerrera presso la sede di Agrigento della Facoltà di Architettura di Palermo, al corso hanno collaborato l’architetto Calogero Giglia e l’architetto Alfonso Sacco. La realizzazione del giardino è stata curata dagli studenti con l’aiuto di alcuni artigiani e il contributo della comunità locale.

altro al link
http://www.urukmag.it/urukmag/?p=1747

martedì 28 giugno 2011

Attacco frontale ai risultati dei referendum

Pubblichiamo l'agenzia stampa in cui si annuncia che il Terzo Polo ha inserito la legge del PD sul servizio idrico con un emendamento alla Legge Comunitaria ( al seguente link, emendamento 41. 0155, l'ultimo in fondo alla pagina).


ACQUA: TERZO POLO, DDL BERSANI COME EMENDAMENTO A COMUNITARIA
(AGI) - Roma, 27 giu. - Il Terzo Polo ha ripresentato oggi - in forma di emendamento alla Legge Comunitaria in discussione questa settimana alla Camera - il ddl Bersani sui servizi
idrici, depositato dal PD nel novembre 2010. L'emendamento porta le firme di Della Vedova, Lanzillotta, Galletti, Lo Monte e La Malfa.Lo si legge in una nota che spiega: "Come aveva sottolineato lo stesso Pierluigi Bersani, stante l'abrogazione per via referendaria delle norme sui servizi idrici, la proposta del PD puo' essere un'utile base di discussione per
una disciplina del settore che tenga conto della normativa comunitaria, delle esigenze del settore e dei risultati del referendum. La proposta prevede l'istituzione di un'autorita'
indipendente che regoli il servizio idrico, fissi i criteri per la remunerazione in tariffa degli investimenti e sanzioni eventuali irregolarita' da parte dei gestori"
"L'affidamento del servizio da parte delle assemblee di ambito territoriale ottimale avviene - si legge nella relazione introduttiva del ddl Bersani - secondo criteri di efficacia, efficienza ed economicita' a soggetti privati, pubblici o misti, prevedendo obblighi stringenti in capo ai soggetti affidatari e precise disposizioni per la revoca dell'affidamento". Infine, la proposta istituisce un Fondo nazionale per il riequilibrio territoriale delle dotazioni e delle infrastrutture idriche e per la preservazione della risorsa acqua, a garanzia dell'accesso universale a un servizio di massima qualita'.(AGI)


La discussione è prevista per oggi alla Camera (a partire dalle ore 15.00).

Qui di seguito il comunicato stampa inviato dal Comitato Referendario 2 Sì per l'Acqua Bene Comune in risposta a questa iniziativa .





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COMUNICATO STAMPA

Su l'acqua i cittadini italiani hanno già deciso. Il Terzo polo vuole andare in tutt’altra direzione. E il PD da che parte sta?
Con il referendum dello scorso 12 e 13 giugno i cittadini italiani hanno preso una posizione chiara sulla gestione del servizio idrico: deve essere pubblico e fuori dalle logiche di mercato e di profitto.

Ieri l'emendamento alla Legge Comunitaria presentato dal Terzo Polo anche con rappresentanti del Comitato per il No ai referendum, che riprende la proposta di legge del PD, va in un'altra direzione, costituendo una cortina fumogena dietro la quale far rientrare dalla finestra quello che era stato fatto uscire dalla porta. I movimenti dell'acqua, che hanno promosso i referendum, si oppongono a questa proposta che prevede ancora i privati come soggetti gestori e ripropone i profitti garantiti nelle tariffe .

Abbiamo già detto che c'è una legge d'iniziativa popolare sepolta nei cassetti del Parlamento dove ci sono le risposte alle volontà della cittadinanza. Continuare ad ignorarla e, perdipiù, sostenere una legge che ripropone l'attuale status quo cavalcando la vittoria referendaria è decisamente inaccettabile.
A partire proprio dal Partito Democartico al quale chiediamo di prendere una posizione chiara come ha dichiarato durante la campagna referendaria.

Sia rispettata la volontà popolare e non ci siano strumentalizzazioni, è ora che si avvii un serio percorso di ripubblicizzazione del Servizio Idrico Integrato.
Roma, 28 giugno 2011


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Luca Faenzi
Ufficio Stampa Comitato Referendario 2 Sì per l'Acqua Bene Comune