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sabato 26 febbraio 2011

Arrivano scarpe biodegradabili



Arrivano scarpe biodegradabili, contengono semi che germogliano


ROMA - Per chi si affeziona troppo alle proprie scarpe da tennis e soffre all'idea di separarsene, sono in arrivo quelle che si possono piantare in giardino, e da cui cresce una vera e propria pianta. A realizzare le 'sneakers' completamente biodegradabili e' la Oat, un'azienda olandese, che entro poche settimane le mettera' in vendita sul suo sito.

La ricerca sulle scarpe piu' 'verdi' del mondo e' durata due anni, e per la loro realizzazione si utilizzano canapa, sughero, cotone 'bio', plastiche biodegradabili e sbiancanti non clorurati, e sono realizzate completamente in Europa per minimizzare le emissioni dovute ai trasporti.

La scarpa, che ha vinto anche un premio per il prodotto piu' ecocompatibile all'Amsterdam Fashion Week, una volta nel terreno si degrada completamente, e i semi contenuti nella linguetta superiore sono in grado di germogliare e dar vita a una vera pianta.

''Il nostro futuro sta nella riconciliazione tra industria e natura - spiega un comunicato sul sito dell'azienda - dobbiamo capire che quello che costruiamo e' una parte di un ciclo vitale che deve essere chiuso''. (ANSA).



Trovato al link

http://www.ansa.it/web/notizie/canali/energiaeambiente/consumoerisparmio/2011/02/24/visualizza_new.html_1583818811.html

I cittadini di tutto il mondo si battono per l'acqua pubblica

Acqua: Berlino dà l'esempio
di Andrea Bertaglio
Il referendum popolare di domenica scorsa si è chiuso con una vittoria che ha sfiorato l’unanimità: il 98,2 per cento dei cittadini vuole che la Berliner Wasserbetriebe sia gestita esclusivamente dal Comune
Anche a Berlino l’acqua torna pubblica. A deciderlo una consultazione popolare che ha chiesto ai cittadini della capitale tedesca, domenica 13 febbraio, di dire “sì” o “no” alla proposta di togliere la gestione dell’acqua ai privati.
Se in Italia si deve ancora votare sulla questione della privatizzazione dei servizi idrici, e se in una città come Parigi è già stato deciso da parecchio tempo di renderli nuovamente pubblici, oggi anche Berlino ha deciso che non si possono più associare speculazioni e profitti ad un bene di primaria importanza come l’acqua. I berlinesi hanno infatti votato “sì” al referendum per l’annullamento della privatizzazione parziale della società di gestione dei servizi idrici. Una vittoria a dir poco schiacciante: su oltre 678.000 elettori, il 98,2%, ha votato a favore di un’inversione di marcia, rivendicando anche una maggiore trasparenza dei contratti.
«Un bene essenziale come l’acqua non può essere fonte di profitto, vogliamo che torni in mano pubblica», ha dichiarato il portavoce del Comitato promotore, Thomas Rodek. E così sarà. Quello del referendum berlinese è stato un trionfo dei sì: ne servivano almeno 616.571, e ne sono arrivati 665.713. Andreas Fuchs, il cassiere del comitato referendario, commenta: «Ci speravo, ma non me l’aspettavo più, vista la scarsa affluenza in mattinata». Ed aggiunge: «È la prova che si può fare molto anche con pochi mezzi». Pochi mezzi davvero, dato che il comitato disponeva di soli 12 mila euro per organizzare tutto: soldi ottenuti interamente da donazioni (mentre gli organizzatori del fallito referendum sulla religione a scuola di due anni fa avevano raccolto centinaia di migliaia di euro).
La richiesta riguardava la pubblicazione integrale del contratto con cui nel 1999 la capitale tedesca, cercando di fare cassa, decise di vendere alle società Rwe e Veolia il 49,9% dell’azienda dei servizi idrici comunali, la Berliner Wasserbetriebe. Un contratto di cui solo nel novembre del 2010 i promotori del referendum hanno ottenuto la pubblicazione da parte del municipio berlinese: 700 pagine che illustrano il processo di privatizzazione parziale. Un dossier che mostra come la città abbia garantito alti margini di guadagno alle due imprese interessate, Rwe e Veolia. Che, nell’arco di dieci anni, hanno incassato più utili dell’intera città di Berlino: 1,3 miliardi contro 696 milioni. Ora l’obiettivo del comitato referendario resta quello di riportare completamente la Berliner Wasserbetriebe in mani pubbliche. Evitando possibilmente di replicare quanto successo nella vicina Potsdam, dove, nonostante la società di gestione dei servizi idrici sia stata rimunicipalizzata dieci anni fa, i prezzi hanno continuato a salire. E a far pagare oggi un metro cubo d’acqua più che a Berlino (5,82 euro).
In una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno gli italiani si potranno esprimere sul quesito riguardante l’abrogazione del decreto Ronchi, col quale nel 2009 è stato sancito che il servizio idrico non potrà più essere gestito da società pubbliche, ma solamente affidato a società che sono o totalmente private, o possedute da privati per almeno il 40%. Il secondo quesito riguarda invece la cancellazione del “Codice dell’ambiente”, una norma che prevede una quota di profitto sulla tariffa per il servizio idrico, la cosiddetta “remunerazione del capitale investito”.
Secondo i detrattori italiani dei referendum sull’acqua “privatizzare non può che migliorare la qualità dei servizi”. Per i sostenitori del referendum di Berlino, invece, in seguito alla privatizzazione parziale dei servizi idrici comunali i prezzi dell’acqua sono aumentati del 35%, collocandosi fra i più alti di qualsiasi altra città tedesca. A Berlino un metro cubo d’acqua costa 5,12 euro, a Colonia 3,26. Teniamolo ben presente, quando questa primavera ci recheremo a votare. Ce lo ricorda anche Dorothea Härlin, del comitato referendario berlinese, che sottolinea l’importanza internazionale del successo registrato nelle urne il 13 febbraio, ricordando che «non soltanto i berlinesi, ma i cittadini di tutto il mondo si battono per l’acqua».

L'articolo ci viene segnalato oggi da un "portatore di acqua", nostro attento lettore, e rimanda al post http://comitatocittadinomazara.blogspot.com/2011/02/berlino-dice-nein-allacqua-privatizzata.html

martedì 22 febbraio 2011

Vivere senza soldi


Heidemarie Schwermer e’ una donna tedesca che ha deciso di vivere senza soldi. Vive in modo dignitoso, non e’ una barbona e ottiene tutto quello di cui ha bisogno attraverso scambi e baratti.

continua al link http://www.ecoblog.it/post/4313/vivere-senza-soldi

domenica 20 febbraio 2011

"Rabdomantiko" nel nuovo album degli Yo Yo una canzone dedicata alla tematica dell’acqua bene comune

I fiumi sono guardiani
che dai monti fino al mare
cercano una storia furiosa
ben oltre la riva

fanno tremare di paura
ch non rispetta la natura
e chi pensa solo ad arricchirsi
senza domandare prima il permesso e poi
scusa




Gli Yo Yo Mundi hanno voluto dedicare questa canzone all’acqua bene comune, alla difesa dell’acqua pubblica e alla prossima campagna referendaria.

http://www.yoyomundi.it/

martedì 15 febbraio 2011

Diritto all'acqua potabile. Chi la dura la vince


Nell'ultimo consiglio comunale (come riportato dal Giornale di Sicilia alla pagina della cronaca di Mazara del Vallo di sabato 12 febbraio ) è stato discusso il gravissimo problema, da anni irrisolto, che attanaglia la nostra città.

Di cosa si tratta? L'acqua in distribuzione nella rete idrica del comune di Mazara del Vallo - così come risulta sia dalle analisi che nel tempo il nostro comitato ha effettuato, che dallo studio della Sogesid presentato a Trapani nell'ormai lontano 3 ottobre 2008 e successivamente dai dati forniti dall'ARPA al comune di Mazara del Vallo - è inquinata dalla presenza di nitrati in concentrazione superiore ai limiti di legge.

Per sensibilizzare la città e gli organi preposti a garantire la salute del cittadino questo comitato ha, con varie azioni e in particolare note, scritti, dibattiti televisivi, denunce,ripetuti interventi in consigli comunali aperti, cercato di sensibilizzare le autorità preposte al controllo del territorio e alla salute del cittadino perché si attivassero a ricercare le cause che hanno determinato il fenomeno e a individuarne i responsabili (con tutte le conseguenze di legge) così da risolvere il grave problema.

A questo pericolo, incontestabilmente accertato, se ne è aggiunto un altro ancora più grave, per il quale l'ARPA, fin dal 17.06.2009, con una lettera di diffida ha invitato il sindaco di Mazara del Vallo, il sindaco di Campobello di Mazara e l'amministratore unico dell'ATO TP2 perché provvedessero a scongiurarlo.

Si tratta della presenza di percolato nella falda acquifera sottostante la discarica consortile di contrada Misiddi/Campana.

Ancora una volta questo comitato, in sostituzione delle autorità che avrebbero dovuto farlo, in data 29 aprile 2010 ha reso pubblici i dati analitici che, su richiesta, gli sono stati forniti dalla Belice Ambiente. E lo ha fatto sia attraverso il suo blog che con le dichiarazioni rese in una intervista televisiva rilasciata alla emittente locale tele8.

Pare che nessuna azione in tal senso sia stata posta in essere, visto che nessuna delle autorità che avrebbero dovuto realizzare opere di bonifica ha alcunché comunicato.

Oggi un consigliere, dimenticando tutte le informazioni che sono state fornite, denuncia il problema come se fosse nuovo.

Anche se questo comportamento negligente ci spaventa, avendo speranza che nel futuro si possa risolvere l'annoso problema, plaudiamo, auspicando che l'azione, che il consiglio ha intrapreso con la discussione cui si fa riferimento, possa contribuire a una vera, necessaria e urgente soluzione del problema che deve essere affrontato nella sua globalità.

lunedì 14 febbraio 2011

Berlino dice “nein” all’acqua privatizzata



"Nella capitale bollette aumentate del 35% in dieci anni
Passa il referendum che chiede il ritorno al controllo pubblico “

Di buon auspicio per noi italiani che nella prossima primavera per l'acqua pubblica andremo al referendum.


La notizia al link http://www.ciaccimagazine.org/?p=4882

mercoledì 9 febbraio 2011

SanremOff 2011: Pepi Morgia presenta il 'Festival dell'Acqua'

“(...) nell’ambito di SanremOff, l’ormai famoso contenitore degli eventi collaterali al Festival della Canzone Italiana, si svolgerà il ‘Festival dell’Acqua’, per contrastare la privatizzazione di un bene primario come l'acqua.(...)

leggi tutto il resto al link http://www.sanremoff.it/2011/02/09/leggi-notizia/argomenti/eventi-4/articolo/sanremoff-2011-pepi-morgia-presenta-il-festival-dellacqua-1.html

Autofinanziamento: punti sulla vittoria dei sì all'acqua pubblica e ottieni il rimborso

"Un'Africa con tanta voglia di vivere" da Dakar Padre Alex Zanotelli

Dakar 7 febbraio 2011

Un’Africa con tanta voglia di vivere

La prima giornata operativa del Forum ha dovuto faticare per partire. Ci sono stati grossi inghippi con l’Università Cheikh Anta Diop - il luogo di Dakar dove si svolge il Forum sociale mondiale - che hanno portato a dei ritardi sia nel programmare gli incontri, come nei dibattiti.
Solo verso mezzogiorno abbiamo avuto tra le mani il programma ufficiale della giornata, con elencati quasi 250 appuntamenti. Fisicamente impossibile poter partecipare a tutti. Ognuno del gruppo comboniano ha cercato di trovare l’incontro che lo stimolava di più.
E, nonostante che molti eventi programmati non siano stati fatti, quelli ai quali ho partecipato si sono rivelati di una passione straordinaria. Mi ha molto colpito il dibattito delle donne, provenienti da molti paesi africani, sul 50esimo anniversario delle indipendenze africane, lette al femminile. Difficile dire se siano stati più caldi i colori dei loro vestiti o le parole appassionate dei loro interventi.
La stessa passione che ho visto nella tenda strapiena che ha dibattuto il tema: “La rivoluzione tunisina, lezione e prospettive politica in Africa e in Medio Oriente”. Commovente ascoltare il calore con cui i tunisini raccontavano la loro esperienza. E altrettanto sorprendente la risposta degli africani subsahariani agli stimoli ricevuti dall’esperienza ascoltata. Soprattutto su quell’insistere, da parte dei tunisini, che la loro è una rivoluzione contro il neo-colonialismo, con il proposito di radicalizzarla fino a non pagare più il debito con i paesi e con i potentati economico-finanziari occidentali. Molti degli intervenuti si sono chiesti se non è giunta l’ora anche dell’Africa nera di seguire quell’esempio.

Non dimentichiamo che questa giornata del Forum era dedicata proprio all’Africa. Ho potuto notare quanta emozioni suscitasse in un’assemblea la memoria di due mitiche figure della storia recente africana come quella di Thomas Sankara, presidente martire del Burkina Faso e di Patrice Lumumba, presidente martire del Congo. Molto ricordate sono state anche alcune personalità mitiche del Senegal, il presidente Leopold Senghor, Alioune Diop, fondatore della rivista Presence Africaine, e il grande pensatore Cheikh Anta Diop, che ho intervistato personalmente a Dakar nel 1980. “Ricordati padre Alex”, mi disse sulla porta, congedandomi, “che se l’Africa non ricupererà il proprio passato, non potrà mai avere un futuro”. Un monito, questo, così importante per l’Africa che vive questo momento così difficile.
Ed è su questo che è tornata anche l’ex presidente del Brasile Lula, ospitato dal Forum e dal presidente senegalese A. Wade. Lula ha chiesto scusa per il debito storico del suo paese nei confronti dell’Africa nera, debito non ha ancora pagato: la tratta degli schiavi. “Il mondo ha l’obbligo morale” ha continuato l’ex presidente, “di impegnarsi nei confronti di questo continente, affinché possa riscattarsi”.

Interessante anche la panoramica aperta dall’economista egiziano Samir Amin sull’Africa (“Non è povera, è stata impoverita”) nel contesto della globalizzazione. Ho tuttavia trovato il suo racconto ancora molto ideologico e mancante della passione che ho invece riscoperto nella voglia, espressa nei dibattiti, degli africani di costruire un futuro altro per questo continente.

Non sono stati, però, soltanto politici, professori, sociologi e pensatori a caratterizzare l’inizio di questo evento. Ma anche i teologi hanno voluto contribuire al Forum stesso con ben quattro appuntamenti: uno sull’Africa in fermento e su come guarirla; un altro sulle sfide della teologia afro-americana di liberazione; un terzo sui cristiani e musulmani in Africa, in un cammino di dialogo e liberazione; e infine, uno sui migranti.
Nel panel sull’Africa in fermento, ho molto apprezzato le parole della teologa kenyana Mary Getui, che è ritornata con forza sul concetto africano della “Madre terra, che è viva, che piange, che sorride. La Madre terra è la sola casa che abbiamo e lei stessa ha bisogno delle nostre cure e attenzioni”. Ha inoltre insistito sul fatto che la Madre terra “è il più importante bene comune che l’umanità ha”.
Sono stato favorevolmente impressionato dal contributo dei teologici di tutte le confessioni al Forum, ma soprattutto dalla presenza consistente di molti religiosi, padri, suore. Lo stesso cardinale di Dakar, Adrien Sarr, ha voluto celebrare domenica scorsa una messa d’inaugurazione del Forum, ma nel quartiere popolare della capitale, sottolineando il fatto che i cristiani sono convocati a modificare un sistema profondamente ingiusto sia a livello globale che nazionale.
Alex Zanotelli

lunedì 7 febbraio 2011

L'acqua scorre bassa

Non come l'aria, che non ha bisogno di un piano per giungere lontano, l'acqua aderisce alla superficie su cui scorre, cammina bassa, scivola lungo percorsi sotterranei, riaffiora e si fa spazio. Sull'ostacolo è forte e prepotente, inonda e travolge, trasforma al suo passaggio, purifica e fertilizza.

Come l'acqua le ragioni dei sì ai quesiti referendari scorreranno a passa parola, a contatto ravvicinato. Aderendo alla base, passeranno da cittadino a cittadino e sarà tardi quando gli apparati del potere con i loro altoparlanti grideranno al popolo altre ragioni.

L'inganno sarà ormai svelato: nulla è garantito, nulla è per il bene del cittadino.

Rotti gli argini, strariperà l'indignazione e le urne saranno inondate di sì all'acqua pubblica.

Lista dei perché l’acqua deve essere pubblica
da http://www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/
• L’acqua deve essere pubblica perché ognuno di noi è fatto al 70% di acqua
• L'acqua deve essere pubblica perché è il bene comune più prezioso al mondo
• L'acqua deve essere pubblica perché non ha colore
• L'acqua deve essere pubblica perché senza Lei si muore
• L’acqua deve essere pubblica perché è un diritto di tutti, altrimenti è un privilegio
• L’acqua deve essere pubblica perché se l’acqua è di tutti... tutti ne avranno cura
• L’acqua deve essere pubblica perché se l’acqua è di pochi... si faranno solo gli interessi di quei pochi
• L'acqua deve essere pubblica perché l'hanno già chiesto un milione e mezzo di cittadini italiani
• L’acqua deve essere pubblica perché in paesi democratici e civili, la privatizzazione dell'acqua è fuori legge e vietata
• L'acqua deve essere pubblica perché oggi in Italia ci sono 128 comuni con acqua fuorilegge, fuorilegge perché con
quantità di arsenico superiori al limite tollerabile, e quell'acqua guarda caso è privata.
• L'acqua deve essere pubblica perché non è una merce... e se uno è contrario a che l’acqua sia un bene pubblico e di tutti, è
perché ha interessi personali forti e poco limpidi
• L’acqua deve essere pubblica perché oggi, in Italia come nel Mondo, le società private aumentano le tariffe a piacimento e,
se non puoi pagare, ti chiudono il rubinetto... anche se sei un anziano, anche se sei povero, anche se ne hai bisogno
• L'acqua deve essere pubblica perché SI! Ecco, ACQUA BENE DI TUTTI !... non dovrebbe nemmeno essere in discussione!
• L’acqua deve essere pubblica perché le nuvole, la pioggia ed i ghiacciai non hanno mai avuto padroni ed è l’acqua che
connette tutti gli esseri umani e ogni parte del pianeta attraverso il suo ciclo.
• L’acqua deve essere pubblica perché tutti abbiamo il Diritto all’acqua e tutti abbiamo il dovere di proteggerla.
• L’acqua deve essere pubblica perché non è sostituibile e non può essere trattata come una merce.
• L’acqua deve essere pubblica perché un privato pensa al suo profitto, non all’interesse comune
• L’acqua deve essere pubblica perché il contrario di “pubblico” è il termine “segreto” e segreti sull’acqua non ce ne devono
essere
• L'acqua deve essere pubblica perché per le multinazionali esistono solo utenti non persone, solo contatori... e bollette
• L'acqua deve essere pubblica perché altrimenti tutte le prossime guerre si combatteranno per l'acqua
• L’acqua deve essere pubblica perché l'acqua è il sangue della terra
• L’acqua deve essere pubblica perché speculare sull’acqua è inaccettabile in una società civile
• L’acqua deve essere pubblica perché l'acqua è un Bene Comune... un Diritto... e non una merce!
• L'acqua deve essere pubblica perché è vita e la vita non può avere un prezzo
• L'Acqua deve essere pubblica perché acqua sei tu... e sono io
• L'Acqua deve essere pubblica perché si scrive Acqua... e si legge Democrazia

giovedì 3 febbraio 2011

L'Italia s'è desta! Con l'acqua scorre il cambiamento...e non se ne accorgono

La lettera aperta di Emilio Molinari, che il Manifesto ha pubblicato



Lettera aperta


L'acqua e il Referendum sono il....dopo.
Cresce l'indignazione nei confronti di Berlusconi, diventa mobilitazione di migliaia di persone.
In questo c'è il risveglio della partecipazione, anche se forse dovremmo chiederci: quanto tutto ciò incide nella cultura del popolo di destra?
Le manifestazioni si moltiplicano: donne, intellettuali come Saviano, Ginsborg, Eco, Zagrebelsky ecc..giornalisti, reti della società civile, il dibattito è acceso e ha ormai un solo contenuto: mandare a casa Berlusconi.....dopo si vedrà.
E' un grande risveglio che salutiamo con entusiasmo.
Permetteteci però una riflessione.
In queste mobilitazioni non c'è un solo riferimento al fatto che sul tavolo della politica c'è un contenuto preciso e stringente come la mercificazione di un bene comune come l'acqua e un appuntamento partecipativo altrettanto stringente come il referendum per l'acqua pubblica e, va ricordato, anche contro il nucleare.
Nessuno sembra ricordare che tra Aprile e Giugno 60 milioni di italiani saranno chiamati al voto.
Un milione e mezzo di firme raccolte, la mobilitazione di un popolo trasversale che ha inciso in tutti gli schieramenti politici, anzi è stato l'unico contenuto capace di incidere sia a destra che a sinistra.
Sconcerta un po' questa rimozione.
Perché l'opposizione, dal PD a Casini/Fini, mentre dibatte attorno ad accordi e schieramenti per liberare il paese dal rais e mentre Berlusconi lancia segnali all'opposizione, tutti mettono al centro del dibattito, dei programmi e delle alleanze, un unico e preciso contenuto: le liberalizzazioni.
Anzi, ognuno accusa l'altro di aver rallentato le liberalizzazioni.
Berlusconi sul Corriere della sera del 31 gennaio si rivolge al PD: ...dal momento che il segretario del PD è stato in passato sensibile al tema delle liberalizzazioni.....propongo a Bersani di agire insieme in Parlamento in forme da concordare....un piano bipartisan il cui fulcro è la riforma dell'art. 41 della Costituzione (che recita: l'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo di da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana) ....e misure drastiche di allocazione sul mercato del patrimonio pubblico.
Dal canto suo D'Alema, su l'ADN/KRONOS del 12 Gennaio, ha affermato: sarebbe opportuno riprendere il confronto sulla liberalizzazione dei mercati, per verificare cosa si possa fare.
Per Casini poi l'opinione è scontata: è quella di Caltagirone e per Fini parla il Ministro Ronchi.
Ebbene noi pensiamo che l'acqua sia l'elemento più emblematico delle liberalizzazioni.
E che liberalizzazioni e privatizzazioni siano state l'anima della politica degli ultimi 20 anni, il fondamento culturale che distrugge il senso di comunità, il segno della sua abdicazione al mercato. Sia stata l'humus dell'affermarsi “dell'ognuno si arrangi individualmente con tutti i mezzi”.
Inoltre la privatizzazione dei servizi idrici, è la metafora di una questione epocale: quella del diritto umano e della mercificazione dei beni comuni.
Si possono ignorare queste questioni e ignorare la volontà di 1,4 milioni di persone?
Senza contenuti e senza una mobilitazione dal basso, se ci sarà un “dopo” sarà segnato da quella cultura politica che non poco ha contribuito a distruggere il valore dello stare assieme e che non si è affermata solo con Berlusconi e le sue TV, ma si è affermata in tutta la politica dopo tangentopoli.
Una cultura che ha alimentato l'idea che politica e pubblico siano cose corrotte e incapaci, che solo il privato, i manager, gli imprenditori possono gestire il paese e governarlo come una azienda....una cultura che non poteva che produrre un Berlusconi.
Ecco perché pensiamo il dopo si vedrà non funziona.. l'acqua è già il “dopo” che non si può ignorare.
Emilio Molinari.

Luigi Ferraioli. Giorgio Nebbia. Francesco Indovina. Franco Calamida

mercoledì 2 febbraio 2011

“Non si sognino di scipparci i referendum sull'acqua"


COMUNICATO STAMPA


Campagna referendaria al via. Il governo non provi a scippare la democrazia



Questa mattina, alle 11.30 presso la sede della FNSI, a Roma, si è svolta la conferenza stampa del Comitato Referendario 2 Sì per l'Acqua Bene Comune.

Paolo Carsetti, esponente del Comitato Referendario, sollecitato dai giornalisti presenti ha parlato del Consiglio dei Ministri del prossimo venerdì, che ha annunciato di voler proporre riforma dei servizi pubblici locali: “Non si sognino di scipparci i referendum sull'acqua, – ha detto Carsetti – la volontà degli elettori è quella di andare a votare per la ripubblicizzazione. Non ci dimentichiamo che i referendum sono stati sottoscritti da un milione e mezzo di cittadine e cittadini”.

Durante la conferenza stampa sono state avanzate altre due richieste al Governo: quella di un immediato provvedimento di moratoria sulle norme che vogliono privatizzare l'acqua almeno fino al voto referendario e quella di accorpamento della scadenza referendaria con quella delle elezioni amministrative della prossima primavera. È stato presentato il logo della campagna referendaria, scelto grazie ad un concorso di idee tra gli attivisti e da un sondaggio on-line cui hanno partecipato oltre 10mila persone e realizzato da Michele Giugni, del Comitato pratese. Infine sono stati presentati i prossimi eventi organizzati dal comitato promotore, come il Festival dell'acqua di Sanremo programmato nella città ligure negli stessi giorni di quello del Festival della Canzone Italiana e come il fine settimana del 5 e 6 febbraio quando, in moltissime piazze italiane, verranno realizzate iniziative e banchetti per l'autofinanziamento partecipato che prevede, tra l'altro, la restituzione del contributo sottoscritto dai cittadini una volta che il Comitato Referendario avrà ricevuto il rimborso elettorale.

Margherita Ciervo, anche lei del Comitato Referendario, ha insistito sulla straordinaria portata politica di un referendum che “ha già stabilito due primati, da una parte è stato quello più sottoscritto nella storia della Repubblica, dall'altro è il primo non promosso dai partiti ma direttamente da realtà sociali, associative e cittadini”.

Stefano Rodotà, giurista e tra gli estensori dei quesiti referendari ha sottolineato come ci sia “necessità di riattivare un dibattito pubblico sui beni comuni, a partire dall'acqua, a cui i partiti non dovranno sottrarsi”.

Padre Alex Zanotelli ha tuonato contro la Legge Ronchi, definendola “una vera e propria bestemmia”, rivendicando come il movimento dell'acqua, in Italia, abbia già ottenuto straordinari risultati e di come adesso “dobbiamo vincere i referendum”.


Roma, 2 febbraio 2011



Luca Faenzi
Ufficio Stampa Comitato Referendario 2 Sì per l'Acqua Bene Comune

martedì 1 febbraio 2011

Mercoledì 2 febbraio il Comitato Referendario 2 Sì per l'Acqua Bene Comune incontrerà i giornalisti



INVITO CONFERENZA STAMPA


Acqua: la parola torna ai cittadini, al via la campagna referendaria


Mercoledì 2 febbraio – ore 11.30

presso la sede dell'FNSI, (Saletta primo piano) Corso Vittorio Emanuele II, 349


Dopo la sentenza della Corte Costituzionale è certo che le cittadine e i cittadini italiani saranno chiamati alle urne per decide sulla ripubblicizzazione dei servizi idrici. Prende dunque il via la campagna referendaria per l'acqua pubblica.

Mercoledì 2 febbraio, alle ore 11.30 il Comitato Referendario 2 Sì per l'Acqua Bene Comune incontrerà i giornalisti per spiegare le fasi e le iniziative che metterà in campo di qui al voto. Verrà presentato il logo della campagna referendaria, scelto attraverso un sondaggio on-line a cui hanno partecipato migliaia di cittadini. Sarà illustrato il calendario delle iniziative, tra cui il Festival dell'acqua di San Remo, programmato nella città ligure negli stessi giorni del Festival della Canzone Italiana, e la Manifestazione Nazionale del 26 marzo a Roma.
Verranno spiegate le modalità della campagna di autofinanziamento che prevede, tra l'altro, la restituzione di quanto sottoscritto dai cittadini una volta ricevuto il rimborso elettorale. Nel fine settimana del 5-6 febbraio sono previste due giornate di mobilitazione nazionale dedicate proprio all'autofinanziamento.
Saranno inoltre illustrate le richieste avanzate al Governo per un provvedimento di moratoria sulle norme che privatizzano i servizi idrici fino al voto referendario e per l'accorpamento della data del voto a quella delle elezioni amministrative della prossima primavera.

Coordina: Paolo Carsetti, Comitato Referendario 2 Sì per l'Acqua Bene Comune. Intervengono: Stefano Rodotà, giurista e tra gli estensori dei quesiti referendari; Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano; Margherita Ciervo, Comitato Referendario 2 Sì per l'Acqua Bene Comune.


Saranno presenti i rappresentanti del Coordinamento degli Enti Locali per l’acqua bene comune, comitati locali, associazioni, sindacati, ong e forze politiche che sostengono il referendum.


Roma, 1 febbraio 2011

Acqua pubblica: la Corte riapre al pubblico, in tutti i settori

da Il Manifesto, Domenica 30 Gennaio 2011
Acqua pubblica la corte riapre al pubblico, in tutti i settori
di Ugo Mattei
30 / 1 / 2011

Il deposito delle sentenze della Corte Costituzionale relative ai referendum sull'acqua non può che essere accolto con soddisfazione perché fa chiarezza su diversi punti. In effetti la bontà dell'impianto abrogativo che avevamo immaginato risulta confermata in termini non equivoci sia per quanto riguarda i referendum ammessi che quelli non ammessi. Dal primo punto di vista, particolarmente importante risulta la motivazione con cui la Corte ci consente di perseguire l'abrogazione dell'intero impianto del Decreto Ronchi. Se vincerà il «sì» non soltanto il servizio idrico integrato ma anche i trasporti pubblici locali, i servizi di raccolta e disposizione dei rifiuti e diversi altri servizi locali potranno essere organizzati con un'ampia varietà di strumenti pubblicistici o a vocazione pubblicistica. L'odioso obbligo di vendita a società per azioni motivate dal profitto potrà essere sconfitto; si apriranno spazi nuovi per una gestione finalmente democratica e partecipata di quanto appartiene a tutti. Tutto ciò in pienissima armonia con il diritto europeo. La motivazione depositata smaschera inequivocabilmente il misto di ignoranza ed arroganza delle posizioni proclamate a gran voce da Ronchi e Tremonti (imbarazzano entrambe, ma soprattutto che il primo, titolare allora del dicastero degli affari Comunitari, fosse così sprovveduto di nozioni base di diritto europeo) e di quelle con cui l'Italia dei valori si era sfilata dalla battaglia comune, sostenendo fino all'ultimo la stessa tesi del governo. La battaglia sull'acqua si arricchisce così di nuovi alleati e la nozione di beni comuni, che la Corte discute per la prima volta nella sua storia, si arricchisce subito di nuove importantissime attività collettive. Anche trasporti e rifiuti, che già sono oggetto di importanti battaglie civili contro la privatizzazione, vanno gestiti in logica ecologica, partecipata e di lungo periodo.
La Corte inoltre, ammettendo il terzo quesito (abrogazione della remunerazione del capitale) ne riconosce l'importanza sostanziale (ossia la sufficienza al suo scopo) e la non ambiguità. Togliere la remunerazione del capitale dalle bollette significa a tutti gli effetti escludere il profitto dalle motivazioni accettabili nella gestione del bene comune per antonomasia, ossia l'acqua. Ciò dovrebbe scoraggiare i gruppi di interesse privati a fare dell'acqua un business.
Interessanti sono pure le motivazioni dei referendum non ammessi. È proprio qui che si rinviene un passaggio cruciale. Avevamo infatti deciso di presentare il secondo quesito (non senza un'approfondita discussione fra noi estensori) per prudenza, temendo che l'abrogazione del 23 bis (primo quesito) potesse portare alla ed. riviviscenza dell'art. 150 del Codice dell'Ambiente, che lo stesso 23 bis aveva quasi del tutto abrogato ma che ne riproduce in gran parte la struttura relativa ai modelli di gestione. Oggi la Corte Costituzionale ci dice chiaramente che la riviviscenza non potrà mai verificarsi e che in sostanza sarà sufficiente vincere il primo referendum per ottenere gli effetti della vittoria anche del secondo. In una parola, la Corte Costituzionale ci ha fatto lo sconto e, secondo quanto ci dice autorevolmente, il secondo referendum non aggiunge nulla al nostro impianto. La nostra prudenza era stata forse eccessiva, ma in ogni caso che la Corte abbia espressamente escluso la riviviscenza ci in giudizio nel caso di successive diverse proposte interpretative. Ciò solo giustifica lo sforzo di aver compilato un modulo in più.
Severa è invece la Corte nei confronti del quesito dipietrista. Essa ne smaschera tutta l'ambiguità di fondo, dichiarandolo contraddittorio e incomprensibile. In effetti, nel tentativo (impossibile secondo noi e secondo la Corte) di scorporare l'acqua dagli altri servizi (stante il 23 bis che li tratta assieme), Di Pietro rischiava di farci abrogare perfino le norme che la rendono bene pubblico. E La Corte glielo dice chiaro e tondo. Purtroppo invece la Corte non ha accolto la nostra proposta di allineare gli effetti della legge Ronchi (il cui obbligo di vendita scatta come noto a fine 2011) con l'effettivo esperimento del referendum. Qui è mancato quel coraggio innovativo che sarebbe stato giustificato dalla necessità di dare tutela costituzionale effettiva ai beni comuni. La Corte avrebbe dovuto rinviare l'obbligo di vendita a referendum celebrato, ottenendo così, già in via interpretativa, quella moratoria che i Forum perseguono sul piano politico.