Comitato Cittadino di Mazara
lunedì 2 dicembre 2013
Una legge sugli alberi monumentali
Gli alberi sono essenziali per la nostra salute ed hanno anche un valore storico e culturale. La loro conservazione è fortemente collegata alla difesa del territorio. L’Italia ha finalmente una legge che tutela gli alberi monumentali: la Legge 10/2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”.
Ecco un estratto dell’articolo di Carolina Tagliafierro, Economista del Paesaggio.
Pubblicata in G.U. 01.02.2013, la legge arriva a colmare un vuoto legislativo a livello nazionale che metteva a rischio la stessa sopravvivenza dei “grandi patriarchi verdi”. La mancanza di una legge nazionale, infatti, aveva creato un’area di autonomia legiferativa da parte delle regioni e l’esistenza di leggi e regolamenti diversi, che di fatto rischiavano di indebolire tutto l’apparato di tutela.
L’art. 7 della nuova legge riporta le “disposizioni per la tutela e la salvaguardia degli alberi monumentali, dei filari e delle alberate di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale”. A tal fine si definiscono i criteri per identificare un albero monumentale, rendendoli univoci ed omogenei su tutto il territorio nazionale. Si definisce, quindi, albero monumentale:
a) l’albero ad alto fusto isolato o facente parte di formazioni boschive naturali o artificiali ovunque ubicate ovvero l’albero secolare tipico, che possono essere considerati come rari esempi di maestosità e longevità, per età o dimensioni, o di particolare pregio naturalistico, per rarità botanica e peculiarità della specie, ovvero che recano un preciso riferimento ad eventi o memorie rilevanti dal punto di vista storico, culturale, documentario o delle tradizioni locali;
b) i filari e le alberate di particolare pregio paesaggistico, monumentale, storico e culturale, ivi compresi quelli inseriti nei centri urbani;
c) gli alberi ad alto fusto inseriti in particolari complessi architettonici di importanza storica e culturale, quali ad esempio ville, monasteri, chiese, orti botanici e residenze storiche private.
Entro sei mesi dall’entrata in vigore, i comuni devono identificare principi e criteri per il censimento degli alberi monumentali nel proprio territorio e fornire questa informazione alla rispettiva Regione, la quale, a sua volta, entro i successivi sei mesi (quindi più o meno entro febbraio del prossimo anno), redige l’elenco regionale e lo trasmette al Corpo Forestale dello Stato (CFS). E’ il CFS che ha il compito di gestire l’elenco nazionale, che deve essere reso pubblico e disponibile a tutti sui siti internet delle competenti istituzioni. Per le Regioni afflitte da “persistente inerzia” il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali attiva i poteri sostitutivi.
Questa legge costituisce, quindi, un’importante novità. Per la prima volta in Italia, la tutela degli alberi monumentali e’ legge dello Stato e gode di un quadro normativo omogeneo per tutte le regioni.
Agli alberi monumentali e’ riconosciuto non solo un valore ambientale ma anche culturale: essi diventano simbolo di importanti eventi storici, culturali, tradizioni o semplicemente identificano l’identità di un luogo e della gente che vi vive.
Se tutto va bene, tra un anno dovremo avere un database degli alberi monumentali italiani, ai quali potra’ essere applicata una tutela specifica.
La conoscenza dell’attuale presenza sul territorio di alberi monumentali, infatti, e’ prerequisito importante per l’attivazione delle misure di tutela e conservazione previste dalla nuova legge, quali la limitazione di attività nell’intorno che possano essere di danno, la identificazione di misure di gestione ordinaria e straordinaria ed il sanzionamento con una multa da 5.000 a 100.000 euro in caso di abbattimento o danneggiamento, che costituisce comunque reato.
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Leggi l’articolo completo (file pdf, 110 kb) >
dal link
http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2013/02/finalmente-anche-in-italia-una-legge-sulla-tutela-degli-alberi-monumentali/
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Difesa dei beni comuni
martedì 25 giugno 2013
L'Europa per l'acqua pubblica. Dichiarazione ufficiale del Commissario Europeo Barnier
dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
COMUNICATO STAMPA
L'Europa fa marcia indietro sulla privatizzazione dell'acqua
Il Commissario Europeo Barnier dà ragione ai cittadini
Il Commissario Europeo Michel Barnier si dichiara contrario alla privatizzazione del servizio idrico e firma una dichiarazione che va incontro all'Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) Right2Water.
L'ICE per l'acqua pubblica è stata sottoscritta da un milione e mezzo di cittadini in tutta Europa, anche in Italia grazie al lavoro del Forum italiano dei movimenti per l'acqua e della FpCgil.
Con una dichiarazione ufficiale diffusa il 21 giugno scorso, Barnier esclude l'acqua dalla direttiva sulle concessioni e rassicura i cittadini dell'Unione Europea: “Capisco bene la preoccupazione che deriva da una privatizzazione dell'acqua contro la vostra volontà, anche io reagirei allo stesso modo”.
Per l'ennesima volta viene smentita la litania dei fautori delle privatizzazioni, quel “ce lo chiede l'Europa” continuamente ripetuto per giustificare la cessione ai privati del servizio idrico e già sconfitto dal voto popolare nel referendum del 2011.
In Italia è intanto iniziato lo sprint finale per raggiungere l'obiettivo di firme per l'Iniziativa dei Cittadini Europei citata da Barnier, affiancando così anche il nostro paese agli undici che l'hanno già fatto, per raggiungere un risultato storico.
È possibile firmare online su www.acquapubblica.eu
Roma, 25 giugno 2013
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Acqua Pubblica
lunedì 22 aprile 2013
giovedì 18 aprile 2013
Per Rodotà Presidente
Ci piace chi ha istituito una Commissione dal nome "LA COSTITUENTE DEI BENI COMUNI".
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Difesa dei beni comuni
lunedì 15 aprile 2013
A Rossano Ercolini il Nobel alternativo per l'ambiente
Oggi, fra qualche ora, presso la San Francisco Opera Housea la consegna del premio a questo straordinario maestro elementare di Capannori
mercoledì 26 dicembre 2012
Scegliamo il Buon Vivere
Riportiamo un articolo da condividere
Verso il voto - L'agenda Monti o la nostra agenda del buon vivere
Venerdì 21 Dicembre 2012 14:53 G. De Marzo su Il Manifesto
[G. De Marzo su Il Manifesto del 20 dicembre 2012] Negli ultimi giorni siamo travolti da notizie, facce, percentuali e slogan che rischiano di riportare il dibattito politico del nostro paese nel medioevo più che nel novecento. Ovunque ci viene ricordato che la politica economica si deve fondare sulle compatibilità, sul pareggio in bilancio e sul fiscal compact, anche quando questi riducono la democrazia, i diritti e la partecipazione ad aspetti marginali. Ci viene ossessivamente ripetuto che nulla cambierà a prescindere dall'esito delle prossime elezioni.
In molti si chiedono stando così le cose che senso abbia votare, così come parlare di sovranità, considerando il condizionamento subito dalla politica italiana. La stessa proposta politica che ha determinato la crisi in Europa e nel mondo ha conquistato l'appoggio anche di chi avrebbe dovuto rappresentare una alternativa. I dati del Censis offrono invece la fotografia di un paese in cui un terzo della popolazione non ce la fa più, mentre i rapporti OCSE indicano un costante aumento del debito e delle diseguaglianze. A questo si aggiungono le ultime analisi delle agenzie delle Nazioni Unite per lo sviluppo e l'ambiente e della BM, che denunciano la catastrofe ecologica, il fallimento del modello economico liberista fondato sulla crescita economica e l'immediata necessità di modificare attività produttive e consumi se vogliamo evitare la catastrofe per il genere umano. In Italia le due grandi crisi del nostro tempo, quella sociale e quella ecologica, sono purtroppo ignorate dall'attuale agenda politica. Chiunque a partire dalla propria situazione materiale provi invece a declinare un ragionamento che tenga insieme le questioni legate alla giustizia sociale ed ambientale viene sistematicamente ignorato o censurato. Come le decine di migliaia di tarantini che lo scorso 15 dicembre hanno attraversato una città martoriata, denunciando un modello di sviluppo ed una politica economica dannosa e criminale per tutti. Cancellati dai media e dalla politica pur di non guardare in faccia il conflitto e la gravità della situazione causata da ricette sbagliate e da un modello di civiltà ormai in crisi ovunque.
Le forze politiche in campo sembrano più preoccupate a “rassicurare” i mercati, le agenzie di rating, le grandi banche. Ma è rimasto qualcuno che voglia almeno ragionare, non dico rassicurare, noi italiani ed italiane? Negli ultimi 20 anni nel nostro paese non vi è stata solo la stagione del berlusconismo. Sono nate nuove soggettività della politica che in ogni territorio si sono impegnate a difendere democrazia e beni comuni, promuovendo pratiche ed alternative credibili che oggi potrebbero essere utili a tutta la comunità nazionale. Sono stati e sono i movimenti, i comitati, le associazioni, a rappresentare non solo un argine alla crisi della democrazia ma una vera alternativa alla crisi delle forme della politica. L'autogoverno, la democrazia partecipata e comunitaria, l'educazione popolare, l'autoformazione, sono alcune delle pratiche diffuse nel nostro paese grazie all'impegno giornaliero di milioni di italiani che costruiscono non solo resistenze ma nuovi metodi e categorie con cui relazionarci e guardare il mondo. Le politiche che le nuove soggettività propongono si fondano sulla necessità pratica di mettere insieme la giustizia e la sostenibilità ambientale e sociale. Per farlo abbiamo bisogno di una politica industriale ed energetica che garantisca la riconversione ecologica delle attività produttive e della filiera energetica, rispondendo contemporaneamente alle esigenze di creare lavoro, difendere i beni comuni e garantire la partecipazione democratica. Niente megaprogetti dunque ma un grande piano di riassetto del paese e di riconversione industriale. Niente privatizzazioni ma ripubblicizzazione dei servizi basici e rafforzamento delle economie locali e comunitarie. Niente cacciabombardieri ma risorse per il sociale, le scuole e gli ospedali. Niente tasse sui ceti più deboli ma reddito di cittadinanza per chi non trova lavoro e patrimoniale sulle grandi ricchezze. Niente incentivi ad imprese inquinanti ma sostegno all'innovazione ed alla ricerca. Sono alcune delle proposte delle nuove soggettività che costruiscono già l'agenda politica di chi vuole davvero cambiare. Sicuramente non rassicurano la BCE, ne le caste delle vecchie forme della politica, ma incontrerebbero il consenso della maggior parte del paese.
Ignorare quello che i movimenti facevano e dicevano venti anni fa poteva avere un senso per chi fa fatica ad accettare la realtà. Continuare ad ignorare oggi quello che fanno e propongono le nuove soggettività politiche non è solo delittuoso, vista l'irreversibilità della crisi con queste ricette sbagliate, ma ci appare incomprensibile su un piano pratico e scientifico. Il metodo e le proposte delle nuove soggettività sono il cuore pulsante dell'alternativa e rappresentano l'unica risposta in campo per uscire dall'oscurità della lunga notte liberista. Se vogliamo raggiungere il buon vivere e tornare a guardare con speranza e fiducia al futuro, la politica deve ripartire da qui per ribaltare la crisi imposta dal governo del mal vivere.
Giuseppe De Marzo
associazione A Sud
www.asud.net
trovato al link http://asud.net/it/news/6-italia/2098-verso-il-voto-lagenda-monti-o-la-nostra-agenda-del-buon-vivere.html
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Giustizia Sociale e Ambientale
mercoledì 19 dicembre 2012
In Sicilia l'acqua torna ad essere pubblica!!! Approvato i ddl che lo prevede
Sicilia: gestione acqua torna a essere pubblica, approvato ddl
Palermo, 19 dic.- (Adnkronos) - La gestione dell'acqua in Sicilia tornera' pubblica. Lo prevede il disegno di legge approvato ieri sera dalla Giunta siciliana presieduta da Rosario Crocetta. Il ddl, proposto dall'assessore all'Energia e Rifiuti Nicolo' Marino, permette in materia di servizio idrico integrato di provvedere entro il 30 giugno 2013 di "definire il riassetto complessivo del sistema idrico in ragione dell'esito referendario del 2011 che ha disposto il fondamentale principio che l'acqua e' patrimonio pubblico e che la gestione della stessa non puo' non tenere conto di questo assunto fondamentale, per la collettivita' amministrata".
(19 dicembre 2012 ore 12.48)
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Acqua Pubblica
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