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sabato 6 ottobre 2007

Verbale n. 1

Ci scusiamo per il ritardo con cui iniziamo a diffondere, con la sintesi del primo verbale, quanto emerso durante le riunioni che questo comitato ha tenuto sul problema della presenza di nitrati oltre i limiti di legge nell'acqua proveniente dal pozzo n.1 di Ramisella e distribuita a mezzo rete idrica nelle zone di Trasmazzaro e Tonnarella.

Sintesi del Verbale n. 1 Con convocazione urgente del 13.04.2007, motivata dalla notizia diffusa a mezzo stampa, relativa alla quantità di nitrati presenti nelle acque del pozzo n.1 di Ramisella, che serve le zone di Tonnarella e Trasmazzaro, si apre alle ore 16.00 del 14.04 2007 la seduta N1 dell’anno 2007. Si argomenta sui valori dei nitrati registrati nelle zone interessate. Attraverso notizie diffuse da fonti varie risulta che detti nitrati sono presenti nell’acqua potabile distribuita in rete nella misura di 100, 110 mg/l contro il valore limite di 50 mg/l previsto dalla legge. Con indici tratti da documentazione attinta via internet si commenta la gravità della situazione e si constata la leggerezza con la quale l’Amministrazione sta trattando il problema. Ad aggravare le responsabilità di chi governa e ha governato la città, viene ricordato che: a Il problema attuale è l’effetto finale di una nota questione: le acque del fiume sono inquinate per dilavamento delle acque superficiali, c’è uno studio dell’università di Palermo su un’azienda serricola di Marsala; b) dieci anni fa è stata effettuata una rilevazione aerea per accertare le cause dell’inquinamento delle falde acquifere; c) le serre creano l’inquinamento, con i vivai impiantati dopo la distruzione delle sciare; d) l’ARPA è stata allertata per l’inquinamento del pantano Leone; e) da Trapani i controlli dell’acqua distribuita a mezzo acquedotto comunale vengono effettuati ogni mese. L’analisi viene sospesa dietro invito a circoscrivere il tema, perché se si allarga, si allargano anche le responsabilità e si rischia che non si venga a capo di nulla. In questo momento è necessario sapere cosa esce dal rubinetto, e chiedere che le autorità facciano chiarezza. Si pensa che il danno potrà essere estinto nel lungo periodo, si parla di decenni, e ci si chiede se intanto la popolazione dovrà morire di sete, dal momento che abbassare il tasso di inquinamento miscelando le acque inquinate con le acque degli altri pozzi non appare la soluzione adeguata. Pertanto si critica l’Amministrazione che sta praticando questa via. Si registra la mancanza di informazioni, mentre sarebbe opportuno che la città fosse tappezzata di manifesti. Viene, quindi, proposta la mobilitazione della cittadinanza a mezzo stampa, con l’acquisto di tre pagine su “L’Arco”, giornale a tiratura locale, ma, per non creare falsi allarmi, si conviene sull’opportunità di farlo, dopo che il Comitato avrà assunto tutti i dati utili, consultando esperti. Solo allora una delegazione chiederà di essere ricevuta dal sindaco per inchiodarlo alle responsabilità. Per legge il sindaco è il garante della salute pubblica, bisogna presentargli una denuncia, deve dimostrare di essersi impegnato per la soluzione del problema e solo allora il Comitato potrà mettersi a disposizione, non sostituirsi al sindaco. L’iter da percorrere è quello che ha percorso il Comitato al tempo della battaglia contro l’istallazione della distilleria Bertolino, quindi sarà necessario produrre mappe del territorio con la collaborazione del geologo, chiedere l’accesso alla documentazione del caso presso gli uffici comunali attraverso una richiesta da inoltrare al sindaco. A questo punto viene proposta la costituzione di un comitato scientifico, anche se viene osservato che i tecnici possono essere di parte e, quindi, poco attendibili. A chiusura ci si chiede come l’Amministrazione possa rimanere inattiva sul pericolo di avvelenamento della popolazione. Chi ha figli deve avvertire maggiormente la gravità della situazione! I presenti si interrogano sulle azioni che spettano a un comitato, si conviene che le analisi e i progetti per la soluzione spettano ai tecnici, il comitato può solo denunciare, allarmare, stampare manifesti perché la popolazione si chieda che cosa ha fatto l’Amministrazione da febbraio ad aprile, cioè da quando è esploso il problema a oggi. Si deve arrivare ad un impatto. Si osserva che le dichiarazioni dell’assessora Righetti, riportate in un articolo uscito sul Giornale di Sicilia di venerdì 13.04, più che allarmare tendono a minimizzare, a tranquillizzare. A questo punto si procede alla raccolta di fondi con la sottoscrizione di una quota di 10 euro per la stampa di un manifesto. La somma di 180.00 euro pari alle quote dei 18 presenti, viene consegnata al tesoriere. Si stabilisce di cominciare ad elaborare il testo del manifesto. Di getto si suggerisce: VELENO DAI RUBINETTI DI CASA - CANCEROGENI DAI RUBINETTI DI CASA - BEVIAMO VELENO - VELENO AL CONTATORE - RISCHIO PER I NOSTRI FIGLI. Stabilito che un gruppo ristretto, giovedì 19 definirà il testo per il manifesto e fissato a sabato 21 ore 16.00 il prossimo incontro, la seduta è tolta alle ore 17,30 Il Comitato

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