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mercoledì 15 dicembre 2010

Rifiuti zero, zero discariche, zero inceneritori

La faccenda di Napoli dovrebbe insegnarci qualcosa, il futuro dei rifiuti non è la discarica, non è l'inceneritore, perché non puoi stare sempre a fare buchi per un'ulteriore discarica e, per quanto riguarda gli inceneritori, anche chi è a favore di questi mostri mangiarifiuti deve convenire che passano quattro, cinque anni dall'inizio della costruzione al malaugurato uso.

Intanto, qui, a Mazara del Vallo, ai cittadini non è dato sapere se ci sono progetti in corso per questo futuro e quali. Non il prossimo buco da riempire, ma un modo moderno di smaltire i rifiuti, vedi Berlino, città pulitissima, dove i rifiuti sono trattati in un modo così moderno che più moderno non si può.

Ci si dovrebbe preparare, nella prospettiva dei cinque anni, guardando a studi che hanno una garanzia di durata del sistema, tenendo, però, anche un occhio al passato.

Se oggi, infatti, siamo ben lieti che una legge obblighi il fornitore di un nuovo elettrodomestico a ritirare il vecchio, ricordiamo che qualche tempo fa questo avveniva per le meno ingombranti bottiglie di birra, il cui vuoto era a rendere, se no, te lo addebitavano, così come tuttoggi avviene per le bombole di gas: alla consegna della nuova tu devi restituire la vecchia.

Il futuro si deve aggredire proprio così: obbligando al riuso, al riciclo e anche e soprattutto alla riduzione degli imballaggi.

In Italia, in un anno, si producono 100 miliardi di confezioni in tetrapak, per non parlare della plastica, che, se abbandonata, viaggia per mare e per terra divenendo veleno per foche, tartarughe e vacche. Per queste ultime fa testo la notizia secondo la quale, in India, nella pancia di una vacca sono stati rinvenuti 130 chili di plastica.

Un freno e successivamente una vera riconversione dei sistemi produttivi e del comportamento dei consumatori lo potrebbe dare la grande distribuzione, selezionando i prodotti in base al minore impatto ambientale e al corretto ciclo produttivo. Se un supermercato facesse questa scelta, non perderebbe certo i clienti, infatti è sempre più alto il numero dei consumatori disposti a pagare anche di più pur di tutelare l'ambiente e con esso se stessi.

Il suo esempio sarebbe seguito da tutti gli altri supermercati. Ricordiamo che le grandi marce cominciano da un primo passo. Mao Tse-Tung insegna.

Ma i veri protagonisti del cambiamento sono i consumatori più avvertiti, che, con la loro capacità di organizzarsi, devono cominciare con coraggio a dire alla gente perché è necessario cambiare stile nei consumi, spiegare la gravità del problema di cui essi stessi stanno prendendo coscienza e che stanno cercando di affrontare documentandosi.

Le soluzioni ci sono ed è facile reperirle, difficile è comunicarle, più difficile ancora farle mettere in pratica. Che i consumatori, allora, siano gli apostoli del cambiamento!

(dalla discussione del 2 dicembre 2010)

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